La Chiesa SS. Pietro e Paolo a Galatina
di Pasqualina Stani
Nel cuore dell’antico borgo barocco di Galatina, rivestito dal basolato originale, si erge l’imponente Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, tra le più importanti del paese, dedicata ai due protettori galatinesi.
Costruita in pietra leccese, la chiesa tardo-barocca incanta con la sua scenografica facciata, trionfo rococò di fregi, nicchie e statue lapidee. Le pareti interne sono ricoperte di affreschi, tra cui spicca quello della volta, del tardo Ottocento, raffigurante episodi della vita di San Pietro.
L’arredo sacro vanta splendidi altari in marmo policromo, come quello dell’antico Cappellone del Sacramento, della seconda metà del Seicento, dove è deposta la statua dell’Immacolata in marmo bianco. Pregevoli anche le tele della chiesa e della sacrestia, con la Lavanda dei Piedi, Gesù che cammina sulle acque e l’Apparizione di Cristo a San Pietro.
A poca distanza dalla chiesa, si trova l’antica Cappella di San Paolo, con il pozzo miracoloso, la cui acqua, secondo la leggenda, aveva il potere di guarire le donne pizzicate dalla tarantola. A Galatina nato dal desiderio di Cosimo De Giorgi sorge il Museo Civico Cavoti per preservare la collezione del suo grande amico Pietro Cavoti.
La raccolta di opere fu donata al Comune dall’avvocato Raffaele Torricelli di Avetrana che, con testamento pubblico del 1931, lasciò alla Biblioteca Comunale e al Museo tutti i libri, le illustrazioni della Chiesa di Santa Caterina e ancora stampe, documenti, incisioni, dipinti, firmate da Cavoti.
Un tempo allestito al piano terra di Palazzo Orsini, nel 1970 il museo fu trasferito in due ampi locali dell’ex Convento dei Domenicani dove, nel 1983, le collezioni storico-artistiche furono fortemente depauperate da due furti.
L’allestimento attuale, opera di Maria Prato tra il ’97 e ’99, dispone il patrimonio secondo un percorso storico artistico che illustra la storia di Galatina dall’antichità, attraverso rinvenimenti archeologici, al ‘900.Al margine del centro storico di Galatina, la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria è uno scrigno d’arte che custodisce magnifici affreschi e fonde più stili architettonici, dal romanico al gotico, dal normanno al bizantino.
Lo splendido prospetto romanico è arricchito da un portale finemente decorato e un rosone che sembra ricamato nella pietra. L’interno cela un cuore gotico interamente affrescato per volere della principessa Maria d’Enghien, che nel Quattrocento chiamò i migliori artisti di Napoli per realizzare pregevoli cicli pittorici paragonabili a quelli di Assisi.
Tesoro iconografico della Basilica sono gli angeli musici, vera e propria enciclopedia illustrata di strumenti musicali medievali, rappresentazione pittorica più antica in Europa di cialamelle, arpe, doppi flauti, liuti.
La Basilica comprende anche un elegante chiostro con affreschi settecenteschi, il museo dal soffitto arabescato, con una sala dedicata a reliquie ed ex voto. Edificata tra il 1369 e il 1391, la chiesa fu ampliata dal conte Raimondello Orsini del Balzo, mentre a sua moglie Maria d’Enghien si deve la splendida decorazione pittorica. Dal 1494 l’edificio fu dei monaci Olivetani e nel 1597 fu affidato ai padri Riformati, che eressero il nuovo convento. Risale a questo periodo la costruzione del quadriportico al piano terra, con le officine conventuali e il refettorio.
La Basilica è un incantevole connubio di stili architettonici, tra romanico e gotico, bizantino e normanno. Raro esempio di architettura gotica nel Salento, la Basilica ha una facciata romanica con tre portali scolpiti in pietra leccese. Al Quattrocento risalgono gli altari rinascimentali di San Benedetto e Santa Caterina. La pianta è a tre navate con due ambulacri. La navata centrale presenta volte a crociera, ambulacri e navate laterali sono coperte da volte a botte. A Maria d’Enghien si devono gli splendidi affreschi eseguiti dai migliori pittori napoletani di scuola giottesca. Lungo i 2.500 metri quadri della superficie si segnalano i cicli dell’Apocalisse, della Genesi e Cristologico. Si affaccia dalle volte un angelico coro di putti, intenti a suonare cialamelle, zampogne, liuti, nella più antica rappresentazione pittorica di strumenti musicali medievali in tutta Europa.