La fine ingloriosa della Gazzetta
Il giorno in cui la Gazzetta del Mezzogiorno, che per noi tutti resta la “Gazzetta”, fece uno dei suoi “scivoloni” più eclatanti sull’esito del referendum sulla Brexit, mi sono permesso di suggerire l’uso della carta del giornale ad avvolgere il pescato del giorno, per cui i baresi restano sani cultori e amatori.
Oggi dico a tutti coloro che si ergono a salvatori della carta del pescato che comprare oggi la Gazzetta è come tentare di svuotare l’acqua con il secchio da una barca che sta affondando e che trascina equipaggio e ospiti a fondo perchè sta imbarcando acqua da ogni parte.
Questa immagine sta a rappresentare una fine annunciata.
La ingloriosa fine della Gazzetta del Mezzogiorno ha sollevato una serie di reazioni contrastanti che meritano chiarezza. Anche dalle nostre colonne in maniera molto improvvida si è chiesto di salvarla… per ragioni molto romantiche vestite di retorica economicista.
Purtroppo si tratta di una crisi che viene da lontano.
Quando è stata osannata la new economy con l’esaltazione della tecnologia fine a se stessa, senza un minimo di integrazione e salvaguardia della tipica economia delle piccole imprese a cui non veniva più lasciato alcuno spazio per far posto al nuovo trend della globalizzazione e delle multinazionali che spazzano via ogni radice di valore della nostra terra, dove erano i difensori della Gazzetta?
Non hanno parlato quando iper-fiscalità e burocrazia, mondialismo e turbofinanza hanno fatto fallire le imprese meridionali e adesso che tocca a loro? Chi causa il suo mal pianga se stesso.
La Gazzetta ha rappresentato la sedicente “intellighenzia” di sinistra ma anche in parte di destra. Ha di fatto sponsorizzato i nemici del popolo meridionale, coadiuvando la contrazione delle sue vendite. Tanto da cadere nelle mani di imprenditori chiacchierati.
Infatti la GDM è ancora controllata da una precisa categoria di giornalisti entusiasti dell’arrivo di “imprenditori” del nord che facendosi pagare gli impianti dai noi contribuenti hanno asservito ai loro interessi i nostri giovani per portare altrove i frutti di tali investimenti. Hanno determinato il deserto attorno a se.
Siamo così, anche grazie a questa testata così autolesionista, preda di un modello di economia che, al di la degli eroi locali dell’agroindustria e di poco artigianato e commercio superstite, è totalmente colonizzata da impianti inquinanti dei dinosauri del nord e dell’estero che lasciano qui sempre meno stipendi per le porzioni più disperate della nostra società. Dobbiamo ammettere che per pochi posti di lavoro male pagati il sud ha svenduto il proprio ambiente e la propria dignità, l’identità e il futuro del sud per la felicità dei neocolonizzatori.
Oggi è il momento di reagire! Raccontare quello che sta avvenendo non basta. Essere consapevoli delle cause nemmeno!
Dobbiamo porre l’alternativa al fallimento della Gazzetta.
Aiutare il sud Italia non è comprare la Gazzetta oggi!
Aiutare il Sud è dirsi le cose come stanno ed aprire al nuovo corso che rinnovi tutto di quello che è stato, dall’editore alla redazione.
La politica deve starne fuori da questo rinnovamento. Sono le piccole e le micro imprese che devono farsi avanti con la proposta di un sostegno concreto affinchè la redazione sia rinnovata con un forte impatto a sostegno dello sviluppo economico del territorio che rappresenta.
Il lettore deve sentirsi coinvolto in un progetto in cui lui è la parte vitale e attiva. Deve sentire la propria voce farsi eco tra quella narrata nei titoli della Gazzetta ed ispirare la propria azione quotidiana. La cronaca deve passare in secondo piano e le vicende romane devono apparire piccole al cospetto della grandezza narrata dal nostro giornale identitario.
Il fallimento della Gazzetta del Mezzogiorno può essere l’opportunità per rinascere con nuovi obiettivi e liberarsi degli scrivani dei padroni.
Finitela di dare visibilità a rappresentanti di categorie sociali che non rappresentano il valore del nostro territorio ricco di frutti e di creatività.
Dobbiamo rappresentare l’opera degli artigiani ed il frutto della terra coltivata dai nostri agricoltori, oltre che le piccole imprese industriali che riescono, nonostante la concorrenza impari delle multinazionali, a tenere testa anche a loro con la forza dell’ingegno!
La tecnologia noi la inventiamo con la tecnica e la sapienza dei saggi, non abbiamo bisogno di comprarla dai venditori di fumo che riempiono capannoni solo per ricevere finanziamenti e restano inutilizzati per decenni fino a determinare la loro stessa obsolescenza.
Quindi si chiude –speriamo presto- una redazione male ispirata e non certo la Storia di una testata che si riaprirà -forse non a breve- ma che ci auguriamo qualcuno voglia riprendere con personale totalmente rinnovato per dimenticare la vergognosa fase che ha portato a questo sconquasso.
L’aver tralasciato di informare la gente ed aver insistito nel voler formare ed influenzare una opinione pubblica che fosse prona a certuni interessi non poteva non portare a questi esiti.
E poi se l’azionista di maggioranza dovesse essere riconosciuto come effettivo fiancheggiatore di cosa nostra quale sarà la posizione dei salariati della GDM? Che non sapevano nulla? e cosa diremo a certi nordici nostri detrattori??
Francesco Cariello