Dividiamo l’Italia?

Dividiamo l’Italia?

L’autonomia amministrativa che alcune regioni del nord rivendicano ha sollevato un polverone enorme che non si sa dove porterà. Sarà molto divertente sentire la opinione di lombardi o veneti quando, ad autonomia ottenuta dovranno vedersela non solo con l’attuale burocrazia, guardia di finanza… ma manche con quelle regionali che certamente saranno più efficienti di quelle romane…

La cosa più impressionante del dibattito non è l’assordante assenza del sud e delle sue ragioni nell’attuale dibattito ma l’assenza di considerazione e di rispetto per i cittadini del nord e per il loro futuro. Assistiamo ad una disputa tutta interna ad una parte politica e territoriale di governo che verte sul chi deve mettere le mani sui soldi del gettito: la burocrazia romana o quella regionale?!? e quindi si pensa che il futuro delle popolazioni interessate dipenda dalla bontà della gestione di quei flussi che se avviene nel capoluogo di regione sarebbe, per ciò stesso, meglio e addirittura risolutivo dei loro problemi.!!! il loro carico fiscale e burocratico non viene in nessuna maniera evocato. Il che significa che secondo loro l’economia e lo sviluppo sono interamente dipendenti dal signorotto locale. Questo è semplicemente profondo disprezzo del ruolo del cittadino e del suo merito, della sua abnegazione, della sua parsimonia; disprezzo che, a ben guardare, è il problema della economia italiana ed europea e la vera, intima ragione delle instabilità e contestazioni che fioriscono in ogni parte d’Europa.

Queste concezione così ristretta e bigotta dell’economia si ritrova pari pari nei commentatori meridionali che avversano l’autonomia delle regioni settentrionali per le stesse ragioni, naturalmente viste da sud, ma che denotano anch’ esse la stessa idea di uno sviluppo che deve venire e non può non venire -sempre secondo costoro- che dalla spesa pubblica. Asserire queste cose in un momento in cui il bilancio pubblico versa in condizioni disperate ed insistere in una idea che è ampiamente fallita nel passati decenni denota inequivocabilmente la insufficienza della cultura politica italiana e condanna l’economia nazionale alla stagnazione per ancora decenni cioè fino a quando non si imporrà una nuova idea di economia e un nuovo sistema di proposte maggiormente incentrate sulla persona, sul suo impegno e sul suo merito. Cioè sulle Pmi e sulle famiglie e sul diffuso impegno di milioni di soggetti e non esclusivamente sulla efficienza delle tecnostrutture nazionali, regionali o europee.

Ormai da decenni il sud è stato rimosso dall’agenda politica. Le due parti politiche che si sono contese gli elettori erano sono state entrambe guidate e composte da esponenti della società ed economia del nord e quindi per l’intero periodo degli anni ’90 e seguenti -pur tra alterne vicende- il sud è sostanzialmente sparito dal lessico politico. Ne è conseguito un progressivo crollo degli investimenti pubblici e privati al sud come attestato da infinite statistiche.

Il meridionalismo tradizionale è stato ispirato da una concezione rivendicativa -e quindi di sinistra- della questione: rivendicazione di soldi giustificati nei modi più vari… ma sempre e solo soldi da addebitare al bilancio pubblico. Questo meridionalismo questuante affonda le sue radici in tempi lontanissimi ma mai ha risolto nulla e ha offerto ai settentrionali la possibilità di considerare il sud sostanzialmente ed ineluttabilmente assistito.

Quindi per i nordici spendere soldi al sud è inutile. Nessuno dice che parte significativa del gettito ottenuto dal sud è stato per decenni speso al nord, né che sistematicamente per decenni i risparmi del sud sono stati investiti dalle banche nazionali al nord, né che il credito al sud è stato sempre più caro e più raro che al nord … nessuno riconosce il diritto di riportare al sud almeno parte degli utili ottenuti con quegli investimenti effettuati al nord.

Ma il necessario sviluppo da promuovere al sud in cosa si deve concretizzare?? Si vuole forse che le meravigliose terre meridionali si industrializzino per assomigliare a Bergamo o Brescia? Ma siamo certi che questo modello di sviluppo sia adatto a questo luogo e a questo tempo? O forse è una scommessa già persa visto che la mondializzazione ha consegnato la manifattura di ogni settore merceologico a popoli esotici? E se la manifattura industriale non è il futuro del sud quale dovrebbe essere il percorso da scegliere? Forse l’agricoltura e il turismo? Ma questo non sta accadendo da sempre NONOSTANTE le politiche nazionali? Non sarà il caso di lasciare liberi (da pastoie burocratiche e fiscali) i meridionali di fare a modo loro e in pochi anni vedremo ritornare gli emigranti e affluire settentrionali in cerca di un mondo migliore del loro in cui vivere?

Pure gli analisti del sud e del nord si impegnano nel calcolare le conseguenze per i potentati odierni delle proposte esistenti… il Ministro dei trasporti non vuole perdere il suo ruolo, ancor peggio è da dire di quello della sanità,.. senza accorgersi che buona parte del Pil del sud viene calcolato come fosse del nord (ad esempio il prodotto delle grandi imprese operative nel sud) e che la totalità dell’energia (da quella verde di cui il sud è esportatore) e del petrolio del sud viene sottratto ai meridionali e al Pil del sud. Ancor peggio è da dire delle materie prime agricole che vengono vendute a prezzi ridicoli per beneficiare la GDO e gli acquirenti nordici con buste paga da fame. La unitarietà d’Italia ha creato una rete di intrecci perversi tutti di fatto favorevoli al nord; ci ritroviamo con un nord interamente dipendente dal sud mentre questo viene pagato in modo simile ad una elemosina; le proteste per il latte, l’olio, la carne, lo testimoniano mentre altre categorie sono ormai prive di voce.

Una situazione molto complessa e che non fa presagire nulla di buono; che fanno i politici romani e milanesi, veneziani e bolognesi? lottano come scippatori nella spartizione del bottino senza alcuna considerazione della dignità dei contribuenti… mentre i commentatori meridionali avversano le errate proposte del nord e della Lega ma non propongono nulla e non fanno che chiedere la conservazione dell’attuale situazione quasi che non possa esistere un mondo migliore. La loro assomiglia ad una opposizione politico-elettorale tesa a dividere la maggioranza tra deputati meridionali e Lega.

Una cosa è certa: fino a quando non vi sarà una visione ed un progetto adatti al sud non si avrà una politica per il sud e l’attuale classe di notabili meridionali non è certo in grado di dare le necessarie risposte.

Canio Trione

Antonio Peragine

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.