Che cosa è il tasso di cambio?
Il tasso di cambio è il valore di 1 unità di una valuta in termini di un’altra valuta.
Se ad esempio diciamo che il tasso di cambio euro/dollaro è oggi a 1,39, significa che 1 € = 1.39 $
Si noti che mentre solitamente i paesi con le valute forti utilizzano il metodo certo per incerto (1=x), le valute meno forti (ad es. i paesi emergenti verso il dollaro, oppure quando avevamo la lira) utilizzano il metodo contrario, incerto per certo, ossia quante unità di valuta locale ci vogliono per ottenere un dollaro (x=1).
Nel nostro sistema, quindi, in cui il cambio dell’euro è misurato col primo metodo, un aumento del tasso di cambio significa che la valuta si apprezza – con lo stesso euro compreremo una maggior quantità di dollari.
Naturalmente la convenienza del cambio va valutata anche in rapporto all’inflazione. Infatti se sale il cambio, ma nell’altro paese sono aumentati i prezzi, può essere che il potere d’acquisto all’estero della nostra valuta resti immutato o addirittura peggiori. Il tasso di cambio reale è quello che tiene conto anche dell’inflazione.
Come si determina il tasso di cambio?
Il tasso di cambio è determinato dall’incontro della domanda e dell’offerta di valuta nel mercato dei cambi, mercato chiamato Forex (Foreign Exchange Market).
La domanda e l’offerta di una valuta avviene in seguito al cambio da una valuta all’altra necessario per effettuare gli scambi internazionali.
Ad ogni esportazione corrisponde un cambio di valuta straniera con valuta nazionale che viene fatto per acquistare le nostre merci, e quindi in sostanza un acquisto di valuta nazionale e una vendita di valuta straniera.
Ad ogni importazione, viceversa, ci sarà una vendita di valuta nazionale per pagare le importazioni con la valuta straniera, che dovrà essere acquistata.
Da cosa dipende il tasso di cambio?
Quindi, in sostanza, se il saldo degli scambi con l’estero è attivo, la forte domanda della valuta nazionale ne spingerà in alto il prezzo. Viceversa, se il saldo è in deficit, la valuta nazionale tenderà a perdere valore perché più che altro sarà venduta per pagare le importazioni.
Il tasso di cambio dipende, in definitiva, dall’insieme degli scambi internazionali che sono registrati nella bilancia dei pagamenti di un paese, e in particolare:
dagli scambi commerciali: importazioni ed esportazioni di beni, compreso il turismo da un paese all’altro;
dagli investimenti finanziari (ad es.: acquisto di buoni del tesoro stranieri) – questo volume di scambio è legato in particolar modo al livello del tasso di interesse che, se alto, attira capitali alla ricerca di buoni rendimenti.
Anche le attività speculative sui cambi (operazioni di acquisto e vendita di valute col solo fine di guadagnare dalla variazione dei tassi di cambio nel tempo) influiscono sul valore.
Le banche centrali influenzano il tasso di cambio?
A seconda delle circostanze, le autorità monetarie possono preferire che il tasso di cambio segua liberamente le forze della domanda e dell’offerta, oppure possono preferire che esso non si allontani da un determinato valore.
A seconda della scelta effettuata, si possono avere due principali regimi di cambio:
– Il regime a cambi fissi, che si realizza quando due o più paesi concordano di mantenere il tasso di cambio tra le loro valute ad un determinato valore, o, più frequentemente, entro una certa fascia di oscillazione. In tal caso, le banche centrali dei paesi interessati all’accordo di cambio devono impegnarsi ad intervenire nel mercato valutario, attingendo alle loro scorte di valuta estera (riserve ufficiali):
- vendono sul mercato valutario la valuta nazionale e corrispondentemente acquistano valuta estera se vogliono deprimere il cambio che sta salendo troppo (deprezzamento) ;
- In senso contrario, acquisteranno sul mercato la propria valuta e corrispondentemente venderanno valuta estera per sostenerne il cambio (apprezzamento);
Le banche centrali possono anche intervenire attraverso il movimento dei tassi di interesse: alzare i tassi significa attirare capitali e sostenere il cambio, viceversa per deprezzare la valuta si fanno scendere i tassi.
Quando però le forze del mercato premono sul cambio in maniera persistente per squilibri commerciali duraturi o per attacchi speculativi, le autorità possono sempre decidere di svalutare o rivalutare la moneta, definendo una nuova parità e riaggiustando il cambio. Dopodicé dovranno cercare di attenersi alla nuova parità.
– Il regime a cambi fluttuanti, che si realizza quando uno o più paesi decidono di lasciare che i tassi di cambio della propria valuta con tutte le altre siano liberamente determinati dal mercato valutario.
In questo caso le valute fluttuano apprezzandosi o deprezzandosi sulla base dell’andamento della domanda e dell’offerta.
Anche in questo caso tuttavia, ma a loro discrezione, le banche centrali possono cercare di influire sul cambio, impiegando le proprie riserve ufficiali nella compravendita di valuta in controtendenza, ogni qualvolta le forze spontanee del mercato tendono a far allontanare troppo il tasso di cambio dal valore desiderato. Oppure anche con la manovra dei tassi. Tuttavia in questo caso si tratta di interventi discrezionali e non obbligatori.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dei due regimi di cambio?
Il lato positivo del regime a cambi fissi è che si suppone favorisca gli scambi internazionali grazie alla stabilità del cambio.
Tuttavia, il lato negativo è che in un regime a cambi fissi, per riequilibrare una bilancia dei pagamenti in deficit, non potendo far scendere il valore della moneta, occorre necessariamente passare attraverso una crisi economica interna al paese: bisognerà aumentare i tassi di interesse e in genere adottare politiche restrittive allo scopo, da un lato, di diminuire la domanda e le importazioni, e dall’altro di creare disoccupazione in modo da far scendere i salari e così ridurre il prezzo delle proprie merci e renderle più competitive all’esportazione.
Il regime di cambi fluttuanti, invece, ha a suo vantaggio il fatto che il riequilibrio della bilancia avviene automaticamente grazie alla fluttuazione del cambio sul mercato: in caso di deficit, il deprezzamento della valuta nei confronti delle altre valute renderà più competitive le esportazioni e più care le importazioni. Naturalmente, se il paese dipende parecchio dalle importazioni il fatto che esse diventino più costose può rappresentare un problema.
Infine, benché si dica che il cambio fluttuante riaggiustandosi continuamente può favorire i giochi speculativi di chi punta al rialzo o al ribasso, in realtà è proprio il cambio fisso che non potendosi riaggiustare con frequenza è più soggetto a pesanti attacchi speculativi. Infatti, se un cambio fisso viene mantenuto nonostante una tendenza contraria del mercato, gli speculatori cominciano a vendere la moneta del paese in deficit scommettendo sulla sua svalutazione futura, con ciò aggravando la situazione e costringendo la banca centrale a “bruciare” preziose riserve ufficiali in un tentativo di difesa del cambio che può rivelarsi inutile e fallimentare.
di Carmenthesister