conti fatti
Non si scrive mai a sufficienza dello “status” dei Connazionali all’estero. Fatto che non trova riscontro con altre realtà migratorie mondiali. Intanto, si continua a lasciare il Bel Paese; sempre per necessità. Circa sei milioni . di Connazionali sono iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani residenti all’Estero). Il 48% di questa fitta umanità ha meno di cinquanta anni e gli italiani residenti nel Vecchio Continente sono in maggioranza.
Se ci soffermiamo all’Europa, quasi tutta “stellata”, ci rendiamo meglio conto di quanto “peso” politico potrebbero avere questi italiani che, invece, sono francamente demotivati nel partecipare alla vita pubblica della Penisola e non sempre a torto.
L’Italia ha tanti problemi. Lo riconosciamo. Non comprendiamo, però, gli scarsi requisiti favorevoli per chi, italiano a tutti gli effetti, vive sotto un’altra bandiera. L’UE, pur rappresentando, sulla carta, un grande mercato d’uomini e d’iniziative, non prevede una politica occupazionale realmente comunitaria.
Anche perché gli Stati hanno da sostenere le loro economie interne. Ci sono sempre troppi legami da sciogliere e aspetti contrastati da chiarire. Essere cittadini dell’Unione avrebbe un senso più completo se si evidenziassero mete comuni da raggiungere. Invece, secondo noi, esistono Stati “avanti” e Stati “indietro”.
Un reciproco rapporto di collaborazione non esiste; almeno in tutte le realtà economico/sociali. Non c’è, in definitiva, un’economia squisitamente europea; ma, semmai, l’insieme delle economie dei Paesi UE. Non è, ovviamente, una differenza trascurabile e l’Italia dovrebbe uniformarsi a una concretezza che ancora non le appartiene.
Giorgio Brignola