In crisi il nostro futuro
di avv. Luigi Benigno
Segr. Gen. Associazione Centro Tutele Consumatori e Imprese
La situazione di crisi che sta attraversando il nostro Paese è grave poiché mai si era verificata prima una situazione di emergenza sanitaria globale con inevitabili cadute e ripercussioni sull’economia mondiale. La situazione attuale è del tutto analoga ad uno stato di GUERRA; il nemico è invisibile ma potenzialmente in grado di distruggere vite umane e di pregiudicare irrimediabilmente il futuro del popolo.
Il Governo sembra smarrito e cerca di fronteggiare l’emergenza sanitaria affidandosi ad esperti e dimostrando tutta la sua impreparazione nell’affrontare la pandemia, manifestando tutta la fallacia del piano di emergenza sanitaria.
L’art. 32 della costituzione sancisce che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività….”.
Lo Stato sta tutelando la salute dei cittadini, del personale sanitario, dei lavoratori? Il ritardo con cui il Ministero della Salute e il Governo hanno preso atto della epidemia e della sua incisività ha forse causato la morte di tanti cittadini e del personale sanitario, rimasti esposti all’aggressione di un nemico invisibile ma di cui era nota la sua presenza in Italia.
Quindi non si è trattato di un’aggressione improvvisa, bensì annunciata dai fatti in Cina e dall’Oms e sottovalutata anche da esperti virologi italiani a cui ancora gli si dà la parola nei talk show.
Il nostro Paese è stato inadempiente rispetto alle raccomandazioni dell’Oms impartite già lo scorso settembre, con cui la massima autorità sanitaria dell’ONU ammoniva tutti gli stati ad adottare misure di prevenzione per la possibile diffusione di un virus letale, stimando persino il decesso di circa 80 milioni di individui in tutto il mondo.
L’Italia ha ignorato le raccomandazioni del massimo organo mondiale in materia sanitaria e l’ha ignorato persino quando la minaccia è diventata concreta.
Il secondo capoverso dell’art. 1 della Costituzione recita “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
La sovranità consiste anche nel demandare agli organi istituzionali la tutela dei diritti fondamentali, in primis la tutela della salute pubblica come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività (Art. 32).
Non è il momento di attribuire responsabilità, pure ipotizzabili, ma è necessario che gli organi istituzionali prendano atto del grave ritardo nell’adozione delle misure necessarie a fronteggiare un’epidemia annunciata che, forse, avrebbero potuto salvare vite umane.
È necessario colmare il vuoto legislativo in merito alla mancata previsione di poteri speciali e straordinari da attribuire ad un Governo Istituzionale o del Presidente della Repubblica, poiché il livello di burocrazia raggiunto dal nostro Paese rischia di vanificare qualsiasi iniziativa e qualsiasi misura di tutela della salute e dell’economia del nostro Paese.
A tale crisi sanitaria si allaccia a doppio filo una crisi economica di proporzioni incommensurabili e che probabilmente provocherà maggiori vittime del virus.
Le misure economiche annunciate dal Governo denotano la sottovalutazione delle dimensioni di una crisi che già si percepisce in tutta la sua potenza; inoltre il sistema di erogazione dei contributi risente della burocrazia che ormai permea le azioni anche in emergenza.
Il Governo, che pur ha prodotto decine di D.p.c.m. e d.l., non ha adottato alcuna procedura snella per attribuire tali necessari contributi, seppur insufficienti a garantire il mantenimento de sistema Paese.
Il Governo sta cercando di gestire, con affanno, un’emergenza con gli strumenti ordinari. Per questa via non sarà garantita la tenuta democratica del Paese; siamo in una fase emergenziale e non solo devono essere adottate misure emergenziali e straordinarie ma anche le regole burocratiche devono necessariamente essere derogate.
In merito all’intervento richiesto all’UE, il Governo dimostra ancora una volta di avere una vision limitata e offuscata; attendere 15 giorni per le decisioni dell’UE potrebbe essere letale per il nostro Paese. Si potrebbero verificare rivolte sociali, furti e rapine, che andrebbero ad aggiungersi ai pericoli della pandemia, a cui potrebbe seguire un lungo periodo di carestia.
Il Ministro dell’Economia è chiamato ad escogitare nell’immediatezza interventi alternativi agli eurobond per evitare un disastro economico. L’Italia non ha alternative. Bisogna ricorrere all’indebitamento massiccio senza preoccuparsi del debito pubblico e chiedendo all’UE di acquistare attraverso il MES una quantità di obbligazioni pari al contributo ad esso fornito dall’Italia. Sarebbe opportuno incentivare la collocazione delle obbligazioni nazionali presso gli investitori istituzionali nonché presso investitori privati nazionali.
In questo momento storico alcuni tra i Paesi in lotta per la leadership mondiale potrebbero fare incetta dei nostri titoli di stato, ma ciò non sarebbe un bene per l’Italia.
Gli aiuti ricevuti da alcuni Paesi potrebbero non essere disinteressati. Occorre, quindi, fare molta attenzione e non gioire, come ha fatto qualche componente del Governo, per gli aiuti, seppure importanti, di rappresentanza ricevuti da alcuni Paesi.
Non c’è tempo. È una situazione difficile anche per politici di razza che, al momento, non rivestono ruoli istituzionali.
Un atto di grande responsabilità, nelle more, potrebbe essere lasciare il campo a chi ha già dimostrato di aver affrontato con successo una crisi economica importante e che probabilmente gode di maggior prestigio e autorevolezza presso l’UE.
Ulteriori temporeggiamenti potranno, in futuro, dare adito ad azioni di responsabilità non solo politica ai danni di chi, pur sforzandosi, non sembra attrezzato per traghettare l’Italia fuori da questa doppia e correlata emergenza, sanitaria ed economica.