I simboli della cultura barese sono S. Nicola e anche Bona Sforza!
di Nunzia Bernardini
La candidatura di Bari per ottenere il conferimento del titolo di Capitale italiana della Cultura 2022 è una ottima cosa. Anche affidare al culto di S. Nicola il ruolo di filo conduttore del programma culturale è una scelta strategica.
Ma…. .non possiamo trascurare che Bari “possiede” un ulteriore elemento culturale che rappresenta anche una alternativa laica: la figura di Bona Sforza.
Non è un caso se il mausoleo di Bona Sforza, a fine del 1500, fu inserito nell’abside centrale della Basilica: Bona, in età avanzata, è ritratta mentre prega in ginocchio e accanto al lei ci sono due vescovi S. Nicola, patrono di Bari, e S. Stanislao, patrono della Polonia.
Spesso vengono turisti, e molti polacchi, ad ammirarlo mentre a molti cittadini baresi “sfugge” il valore di questa importante presenza.
Eppure con l’arrivo della Duchessa Isabella d’Aragona e di sua figlia Bona, tutti i feudi compresi nel ducato di Bari (Modugno, Palo, Capurso, Carbonara Triggiano, Noia Rutigliano, Ostuni e Grottaglie) vivono un periodo di riforme strutturali e sociali, i cui effetti dal 1500 si riverberano fino ai giorni nostri: la storia di Bari è strettamente legata al governo di queste due donne intraprendenti e lungimiranti che, ciascuna per la sua parte, hanno lasciato un’impronta indelebile.
E l’argomento proprio in questi giorni di “vivace” dibattito sulla democrazia paritaria mi sembra un ottimo spunto di riflessione!
Le nozze con Re Sigismondo Jagellone introducono Bona nel regno di Polonia e del Granducato di Lituania, Bielorussia e Ucraina.
Imparentata con il Regno di Napoli, per parte di madre e con il Ducato di Milano per parte di padre, Gian Galeazzo Sforza, Duchessa di Bari e Regina di Polonia dal 1518: la sua presenza, a pensarci bene, richiama l’idea di una embrionale “Unione” Europea.
La storia del XVI secolo fa da cornice alla figura di questa grande donna italiana che si inserì nella vita polacca non solo con l’intento di fare la moglie e la madre, ma con il proposito di trasformare il Regno di Polonia, vecchio stato feudale, in uno stato moderno, migliorando le prerogative della Corona, ed anche le condizioni di vita di tutti.
Portando in sé lo spirito rinascimentale italiano, intervenne nella vita culturale polacca, inserendo nella sua corte artisti, musicisti, medici, burocrati, sarti, giardinieri chiamati dall’Italia e in gran parte dal Ducato barese.
“Aveva il senno per il quale anche oggi questa testolina femminile è famosa in Polonia…. era un’italiana, veniva dal paese dove nasce il senno, un gioiello pregiatissimo” sono le parole usate da Maria Bogucka storica polacca per descrivere la regina Bona Sforza.
Nel 1524 con la scomparsa della madre Isabella, Bona assunse il governo del Ducato di Bari e profuse tutto il suo ingegno, apportando cambiamenti positivi nella cultura, inviando ambasciatori per realizzare lavori pubblici, interventi nel tessuto edilizio dei territori del Ducato, nel restauro di chiese, nella costruzione di cisterne per dare acqua alla popolazione assetata, come il pozzo che si trova dietro la cattedrale di Bari la cui targa invitava i cittadini baresi a bere la buona acqua donata dalla Regina Bona.
Alla morte del marito rientrò in Italia per governare direttamente il suo Ducato ma il suo soggiorno a Bari durò poco più di un anno: la Sforza si spense nel Castello di Bari, forse avvelenata dall’uomo di fiducia, Gian Lorenzo Pappacoda.
Perché, dunque non rendere un doveroso omaggio a Bona Sforza, Duchessa di Bari con una attenzione rinnovata e contemporanea? Le idee non mancano, ci vogliono coraggio e creatività per fare marketing territoriale.