Belo Horizonte: costruire la modernità con l’Italia

Belo Horizonte: costruire la modernità con l’Italia

Belo Horizonte  Da architetti e ingegneri, a capomastri e “muratori”. L’influenza italiana sull’architettura (e non solo) di Belo Horizonte, tra il 1900 e il 1940, è indelebile. A questo è dedicata la mostra “Minas | Itália: Construção da Modernidade” (Minas | Italia: costruzione della modernità), organizzata dal Consolato d’Italia a Belo Horizonte e curata da Leonardo Castriota e Augusto Nunes.

Inaugurata nel dicembre scorso, a Belo Horizonte, la mostra resterà aperta fino al 31 gennaio prossimo e si potrà visitare seguendo i dettami dei protocolli di sicurezza adottati per contenere la pandemia Covid-19.

L’esposizione si compone di 20 fotografie di Daniel Moreira in grande formato che rappresentano dettagli architettonici di edifici che ritraggono l’influenza italiana sull’architettura della capitale mineraria.

L’influenza italiana sull’architettura della capitale del Minas Gerais è stata una costante negli ultimi 100 dei 300 anni complessivi del Minas Gerais. L’Italia, ma soprattutto gli italiani immigrati nello Stato brasiliano, hanno giocato un ruolo decisivo nella trasformazione della città. E l’idea della mostra è proprio quella di commemorare questo tricentenario dello Stato, che è uno di quelli che ha accolto il maggior numero di immigrati italiani tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. La mostra fotografica, infatti, mira a valorizzare la memoria storica dell’immigrazione italiana presente in diverse costruzioni architettoniche a Belo Horizonte, la capitale dello Stato.

L’Italia ha sempre avuto un ruolo importante nella scena di Belo Horizonte. L’intensa produzione di architetti italiani e italo-brasiliani ha segnato sicuramente la configurazione architettonica della capitale del Minas Gerais, in costruzioni ed edifici come la sede del Minas Tennis Club, il Palazzo Arcivescovile, Santa Casa da Misericórdia, la sede del Municipio, la Segreteria Pubblica sicurezza e il Teatro Francisco Nunes. Tutte queste costruzioni portano i segni della cultura italiana, dove il mantenimento di un vigoroso classicismo, con un’attenta rivisitazione degli elementi classici, si coniuga con una genuina attenzione al modernismo, che sta prendendo sempre più piede nell’Europa del Novecento.

In un momento in cui l’istantanea apprensione del mondo rende lo sguardo più spesso disattento, la mostra è un invito al visitatore a concentrarsi maggiormente sui dettagli architettonici presenti a Belo Horizonte, che, diffusi in tutta la città, riflettono il contributo del pensiero e l’azione dell’architettura italiana nella costruzione della città.

Ornamenti, elementi scultorei, pezzi di volumi, curve. Questi dettagli rappresentano un primo livello della mostra che i visitanti sono chiamati a scoprire (o a riscoprire) in modo intuitivo ma anche immediato, con un impatto visivo che profuma di italianità. La mostra poi si conclude con un secondo livello, in cui lo spettatore potrà collegare gli elementi presentati nelle fotografie di dettagli con gli edifici che li ospitano, in una apprensione dell’ordine della conoscenza architettonica.

La mostra è organizzata dal Consolato Italiano a Belo Horizonte in collaborazione con il Governo dello Stato, con il supporto del Centro Culturale Banco do Brasil di Belo Horizonte e prodotta dall’Istituto per gli studi sullo sviluppo sostenibile, anch’esso con sede nella capitale del Minas Gerais.

Per prendere parte a questa esperienza, oltre a dover seguire pedissequamente i dettami per contenere la diffusione del virus, si dovranno acquistare i biglietti tramite il sito web o l’app Eventim, in quanto non ci sarà un botteghino fisico.

Immigrazione italiana e nascita della capitale mineraria

Progettata per sostituire la vecchia città coloniale, Ouro Preto, Belo Horizonte si trasforma nell’ultimo secolo, imponendosi come segno di sviluppo urbano pianificato e incorporando le innovazioni introdotte e imposte dai tempi nuovi, in una modernità che rompe l’egemonia quasi assoluta del colonialismo Barocco portoghese e rococò.

La capitale del Minas Gerais nasce infatti come la realizzazione del sogno di un ordine comteo positivista alla fine del secolo XIX. In questo contesto, la nuova capitale prende forma con la sua scenografia urbana unica, disegnata dalla disposizione delle maglie sovrapposte, dalla sua toponomastica repubblicana, come protagonista innovativa di inizio secolo. Della profonda trasformazione avvenuta, oggi, sopravvive quasi solo la “permanenza del piano”, che viene improvvisamente rivelata dalla vista privilegiata di un angolo che testimonia la città che un tempo sorgeva su un altopiano polveroso sopra i detriti del campo del delta del fiume Re.

“Belo Horizonte – sottolineano i curatori – appare come una città moderna e, come tale, infedele a se stessa. Raccontare la storia della sua architettura non è altro che evocare la costruzione della città stessa, soffermandosi sulle modernità che, in successione, hanno delimitato il suo territorio. Nell’arco che va dall’eclettismo al postmoderno, riprende un fecondo dialogo con la tradizione, passando dal decò al modernismo nella produzione di diverse immagini di modernità che imprimono un segno significativo”.

Storia dell’immigrazione italiana in BH e Minas Gerais

L’immigrazione straniera nello Stato del Minas Gerais si inserisce nel contesto generale dell’immigrazione in Brasile, avvenuta tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo. Secondo le statistiche ufficiali – certamente i numeri reali erano molto più alti – 61.260 immigrati entrarono nel Minas Gerais solo tra il 1894 e il 1897, di cui 50mila italiani.

Nello Stato brasiliano, molti immigrati hanno contribuito a costruire intere comunità, sviluppando abilità artistiche, progettando le città in cui vivevano, costruendo industrie e introducendo mestieri e prodotti. Nella costruzione di Belo Horizonte spiccavano già alcuni ingegneri di origine italiana tra i tanti europei, come il Dr. Burlamaqui, Gustavo Farnese e Adolfo Radice. Gli appaltatori Afonso Massini e Carlos Antonini si sono distinti nella costruzione del ramo ferroviario che collegava le stazioni di Minas e General Carneiro, che ha facilitato l’arrivo a Belo Horizonte di persone provenienti da Rio de Janeiro. Nell’attività di esplorazione del calcare spiccava il discendente degli italiani J. Orlandini, proprietario della cava Acaba Mundo dal 1895. Un altro italiano emerso nell’arte e nell’architettura della nuova capitale fu Luis Olivieri. Laureato a Firenze, entrò a far parte della commissione edilizia come disegnatore e, nel 1897, creò il primo studio privato di artigianato in città. Tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30, un discendente di italiani, Luiz Signorelli, fu responsabile dell’introduzione dell’art déco nella capitale, insieme ad altri architetti. Signorelli fu invece il primo direttore della Facoltà di Architettura dell’allora Università del Minas Gerais. Ma ci sono tanti altri italiani, e/o discendenti, particolarmente attivi in quel periodo fulvido per il Brasile: Hermínio Gauzi (Edifício San Marco, in Avenida Augusto de Lima, 510); Raffaello Berti (Municipio, Cine Metrópole e Palazzo Arcivescovile) e, infine, Romeo di Paoli, che, oltre a progettare l’edificio dell’Hotel Imperial Palace, ha progettato il Centro Autisti e il Collegio Sant’Agostino.Il Consolato d’Italia a Belo Horizonte, istituito nell’agosto del 1902, a cinque anni dalla fondazione della città, ha dimostrato lo speciale rapporto che si è instaurato sin dall’inizio tra la neonata città e l’Italia, patria di innumerevoli pionieri giunti a donare contributo decisivo alla costruzione e allo sviluppo della nuova capitale del Minas Gerais. Un rapporto intenso, reciproco, che continua ancora oggi. (aise

Redazione

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