L’Albania sui giornali, narrazione della crisi Incontro con Doriana Metollari
Di Daniela Piesco
Vice Direttore www.progetto-radici.it
L’Italia non è più l’America per gli albanesi soprattutto perché si guarda ad altri Paesi, ma si continua a partire.Difatti malgrado le stime della crescita economica sfiorino il quattro per cento, il 56% degli albanesi cerca ancora di emigrare. L’Italia non attrae più come una volta ma in Albania il salario minimo resta ancora di 300 euro e un pensionato deve campare con cento.Diverso il discorso se a pagare è l’Inps: le città più sviluppate, come Valona o Tirana, possono diventare il buen retiro per i pensionati italiani, argomento di cui mi riservo di parlare nel prossimo appuntamento.
Se l’emigrazione ha cambiato volto rispetto al passato, al contrario la presenza italiana nel Paese delle Aquile viene sopravvalutata e amplificata: i 19mila connazionali trasferiti stabilmente in Albania nella realtà hanno provato a delocalizzare e a sfruttare le debolezze del dirimpettaio :nella pesca , nel settore minerario o in quello della difesa dell’ambiente le imprese italiane spesso tendono a disapplicare il contratto collettivo di lavoro, confidando sul fatto che il diritto del lavoro in Albania non tutela i lavoratori come in Italia.
A crescere è invece la mobilità bidirezionale tra le due sponde dell’Adriatico: gli italiani in Albania aumentano anche senza permesso di soggiorno esattamente come una parte del flusso migratorio dall’Albania all’Italia, che segue le esigenze familiari e quelle del lavoro stagionale
Visto da Tirana,dunque, il rosa a tutti i costi con cui da un po’ di tempo a questa parte i giornalisti italiani la dipingono, non rende l’Albania un paese migliore o più interessante, né rende giustizia agli albanesi, ai loro progressi, ai loro problemi, alle loro qualità.
Sicuramente in Italia una narrazione diversa ha finalmente rimpiazzato lo stereotipo negativo dell’era leghista: possiamo rallegrarci di questo cambio di segno, ma l’asimmetria che caratterizza la reciproca conoscenza italo-albanese è lungi dall’essere bilanciata.
Ne parliamo con Doriana Metollari, nella rubrica, dedicata all’argomento ‘Un ponte con l’Albania’ che giunge così ,al suo quinto appuntamento.
Doriana Metollari, giornalista professionista, è l’editore di HermesNews Multimedia. Attualmente gestisce il sito di notizie online www.hermesnews.org. Laureata in giurisprudenza, ha vissuto in Italia dove ha lavorato nel campo dei media e dell’editing online.
Ma facciamo qualche passo indietro.
Arriva in Italia con un progetto europeo nel 2005,dove termina anche gli studi universitari in giurisprudenza iniziati in Albania.In patria lavorava come giornalista presso le tv locali e nazionali .Dall’Italia viaggia ed esplora ,da corrispondente ,gli altri paesi europei, via schengen.
Scrive un piccolo manuale sul giornalismo online G-Online.
Nell’ 2006 fonda la Hermesnews.org, poi ,in Albania, diventata Hermesnews.al.:giornale che diventa un riferimento fondamentale per gli albanesi che seguivano la situazione italiana.
Nel 2008 apre una casa editrice, Hermesnews Multimedia, che seguirà la sua sorte in patria quando,pochi anni dopo ,Doriana, decide di farvi rientro, con il marito .
Attualmente dirige un giornale online hermesnews.al e un’azienda di marketing e communicazione kariloncommunication.com.che offre servizi di comunicazione per le aziende in Albania.
E’ inoltre opinionista’ di attualità’ e politica per diversi giornali, e Tv, in Albania e in Macedonia.
L’intervista.
1)A un quarto di secolo dalla caduta del muro, la “riscoperta” dell’Albania pare essere l’ultima moda del giornalismo italiano. Sebbene i giovani albanesi siano sempre meno italofoni e sempre più avvezzi a sentir parlare di sé, le rinnovate attenzioni dei nostri media non potevano passare inosservate oltre Adriatico: per quelle generazioni cresciute nel mito televisivo italiano, una simile novità assume fatalmente il sapore della rivincita?
Direi che gli albanesi sono molto proiettati verso l’estero, più di quello che si pensava prima. L’Italia era un modello per loro, un modello che si doveva raggiungere, infatti è stata uno dei primi paesi che si è voluto raggiungere per avere una vita migliore. Ed e’ stato cosi per tanti anni. Adesso devo dire che questo modello si è un pō annebbiato.
2)Sullo sfondo di una sempre più datata penetrazione linguistica e imprenditoriale Agon Channel da un lato e l’Università Nostra Signora del Buon Consiglio dall’altro (la quale rilascia lauree riconosciute in Italia: ecco spiegata l’invasione” dei nostri studenti) hanno recentemente rinverdito lo scambio italo-albanese, contribuendo ad attrarre oltre Adriatico. Qual’è la sua opinione in merito?
Si e’ vero, qui vengono molto studenti italiani a studiare per conseguire una laurea. Credo che per loro sia un ‘ottima occasione che, noto, hanno saputo prendere al volo. Sono talmente tanti che per strada sento parlare l’italiano! Però c’è da sottolineare che vengono per poco tempo e tornano , sempre,al loro paese. Come ho detto è un’opportunità. L’invasione degli italiani in Albania e’ legata, più ai pensionati italiani che vengono a vivere in Albania. Con la pensione italiana qui si vive benissimo, se uno non vuole fare cose straordinarie. Poi ci sono anche i casi dell’imprenditoria ma non hanno un ruolo ponderante, paragonato ad altri paesi, escludendo i call-center. E l’esempio ,fatto da lei ,di Agon channel ,è molto significativo.
3)È verosimile che nei prossimi anni i mari, i monti e i sentieri dell’Albania saranno sempre più frequentati dal turismo italiano?
L’Italia è molto vicina, quindi sarebbe opportuno per gli italiani approfittare della bella riviera,dei monti e di tutti gli altri scenari e paesaggi dell’Albania. Ma vi è dippiu’ :i costi in generale sono molto più bassi, gli abitanti, nella maggioranza, capiscono l’italiano,inoltre gli italiani sono visti con simpatia, quindi perché non scegliere Albania? Ma devo aggiungere che anche altri turisti di altri Paesi europei e non ,vengono qui per la stessa cosa :turismo.
4)Nei difficili anni Novanta la presenza dell’Italia in Albania era assai più importante di oggi, ma un dibattito limitato al fenomeno migratorio e le limitrofe guerre balcaniche fecero sì che del paese in quanto tale si scrivesse poco. Viceversa, se oggi digitiamo “italiani Albania” su Google, dagli abissi del web affiorano decine di articoli, tutti recenti e molto simili tra loro: “Italiani d’Albania in fuga dalla crisi”, “La rivincita dell’Albania”, “I migranti ora siamo noi”. L’ultimo pezzo ascrivibile a questo nuovo genere letterario è stato firmato da Roberto Saviano per «L’Espresso». Si intitola per l’appunto “Albanesi alla riscossa”
Che idea si è fatta Doriana ?
Questa è una rappresentazione che nasce in Italia a causa della grave crisi economica che sta vivendo.Non è una rappresentazione nata in Albania,sia chiaro. La descrizione che si fa dell’Albania è molto superficiale, infatti moltissimi italiani che vengono qui poi si trovano spiazzati. Tanto è vero che anche se non si viene più come prima in Italia ,sono pochi i giovani albanesi che aspirano a vivere in Albania.La maggior parte guarda all’ Inghilterra,alla Germania ,agli USA per studiare e vivere.
5) Ma allora cos’ha fatto l’Italia mentre un bambino della nave Vlora diventava Kledi Kadiu?Il finale è a piacere: alcuni si accontentano di concludere che l’Italia è stata ferma; è davvero così?
Anche mio marito avrebbe sostenuto questo ,ma io penso che l’Italia non sia stata ferma. Il mondo va avanti e bisogna approfittare delle opportunità, bisogna attraversare momenti difficili a testa alta e non è una cosa facile. Direi che l’Italia ha attraversato un momento molto difficile con l’epidemia. Seguo l’Italia dai giornali ma anche dai parenti che ho lì. Anche se non vivo piu lá, non posso sostenere questo. Forse i nostri due paesi dovrebbero collaborare di più, non nel senso di solidarietà affettiva o almeno non solo quella.Ma nel senso di una solidarietà imprenditoriale :l’Albania potrebbe imparare in know how e l ‘Italia potrebbe portare le proprie fabbriche qui a produrre. Con gli italiani ci sentiamo a nostro agio, come rapporto umano.Sicuramente complice è la cucina e il modo di godersi la vita. Non ho ancora perso le mie abitudini italiane.
6)Dopo la visita del Papa, si è parlato tanto dell’Albania come terra della pace e del dialogo interreligioso.
l’Albania è una terra molto pacifica. Non ci sono scontri, dibattiti feroci tra le nostre religioni. Sappiamo rispettare le idee e le credenze degli altri, cattolici, musulmani, ortodossi o ebrei. La supremazia religiosa non è un concetto che ci appartiene. La dittatura ci voluto togliere Dio e ora siamo cosi contenti di averlo con noi, che non ci poniamo la domanda se lo incontriamo in una chiesa o in una moschea.
7)In Europa stampa e politica hanno esultato all’unisono per la vittoria di Edi Rama. Si è scritto che l’insediamento del suo governo ha segnato una svolta storica, un punto di non ritorno nella politica albanese. Per quale motivo?
Il premier Rama era molto piu filo europeo, ma una volta al potere non basta solo desiderare o volere .Il regime ha lasciato molto cose in aria e bisogna avere tempo. Non dico che l’Albania non si sia avvicinata all’EU, sostengo invece che l’ UE dovrebbe essere più presente come supporto tecnico, politico e morale. Poi ovviamente serve una classe nuova di dirigenti,di leader, mentori, non solo politica, ma anche dell’opinione pubblica. Qualcuno deve preparare anche l’opinione pubblica ad avere le proprie idee. Idee nuove, nuove ispirazioni e nuovi modelli. La vecchia mentalità va cancellata, ma se prima non si trovano i fiori, la primavera non arriva. A noi serve questo, serve la primavera.
8)La demolizione del teatro di Tirana: diritti in polvere?
E’ stata la stessa cosa che successe in Italia con la TAV (i treni ad alta velocità) Il dibattito duro’ mesi e mesi, ci furono scontri, proteste, ma la procedura andò avanti e il teatro si demolì durante la notte. Non ho ancora capito il perché di questo gesto, perché durante la notte.
10)Una battuta finale ..
L’ottimismo manca in questi tempi non solo per l’Albania, ma sono convinta che il sole tornerà a risplendere in una nuova conoscenza per tutti .Basta non perdere l’entusiasmo per la vita e per il futuro.
Daniela Piesco Vice Direttore
www.progetto-radici.it