Gli ebrei nati in Libia
Di Raphael LUZON
Nel 1911, a seguito della guerra italo-turca, l’Italia conquistò le regioni della Cirenaica, Tripolitania e Fezan.
Conseguentemente, chi viveva in queste regioni, divenne possessore della cittadinanza italo-libica (in forza del D.L. 931 del 1.6.19, R.D.L. n. 2401 del 31.10.1919, L. n. 1013 del 26.06.1927; R.D.L. n. 2012 del 3.12.1934).
Nel periodo delle leggi razziali, con il R.D.L. n. 70 del 1939, che aggregava le quattro province libiche al territorio del Regno d’Italia, si concedeva ai libici musulmani una cittadinanza italiana speciale, che veniva concessa anche ai libici ebrei solo con la fine della guerra e il controllo della Libia da parte dell’amministrazione militare britannica mediante il D. lgs. n. 25 del 1944 esteso alla Libia con proclama n. 123 delle Forze Britanniche di Occupazione. Così veniva riconosciuta la cittadinanza italiana a tutti coloro che erano nati in territorio libico, fino a quando questo era una colonia italiana.
Nel 1947, con il Trattato di Pace tra Italia ed Alleati, l’Italia rinunciava ad ogni diritto e titolo sui propri possedimenti in Africa (art. 23) e stabiliva che i cittadini italiani che si trovavano in quei territori avrebbero acquisito pieni diritti civili dello Stato al quale il territorio sarebbe stato ceduto e avrebbero perso la loro cittadinanza italiana al momento in cui sarebbero diventati cittadini dello stato subentrante (art. 19), aggiungendo che sarebbe stato il Governo dello Stato al quale il territorio sarebbe stato trasferito a disporre la facoltà di optare per la conservazione della cittadinanza italiana piuttosto che quella dello Stato a cui il territorio sarebbe stato trasferito. In base a tale trattato i cittadini italo-libici non perdevano automaticamente il loro status civitatis bensì conservavano lo status di cittadini italiani nel momento dell’ingiustificato rifiuto da parte delle Autorità libiche di riconoscere la loro cittadinanza libica.
Con l’indipendenza del Regno Unito di Libia nel 1951 e la legge libica del 25 aprile del 1954, fu riconosciuta la cittadinanza libica a tutti coloro che risultavano presenti nel Paese a quella data da almeno dieci anni, purché di religione non ebraica.
Poiché, come illustrato, i cittadini in possesso della piccola cittadinanza italiana non avrebbero perso tale titolo se non con l’acquisto della cittadinanza libica, gli ebrei ne rimasero possessori.
In linea con il costante orientamento giurisprudenziale, con la circolare K.5.4. del 4.3.1987, si è ritenuto che gli italo-libici ebrei, che in quanto tali non avevano acquisito la cittadinanza libica, avessero conservato la cittadinanza italiana, divenuta optimo iure senza le limitazioni poste da quella italo-libica, a partire dal primo gennaio 1948, data di entrata in vigore della Costituzione, per effetto del principio di eguaglianza sancito dall’art. 3. Tale circolare non parla, pertanto, di acquisizione o di concessione della cittadinanza italiana a tali soggetti, ma di riconoscimento, intendendo così togliere ogni dubbio sul fatto che fossero già cittadini italiani, dovendosi solo riconoscere tale status.
In tal modo, con il riconoscimento della cittadinanza italiana agli ebrei libici in possesso della piccola cittadinanza italiana, viene riconosciuta anche la cittadinanza italiana dei discendenti, per trasmissione iure sanguinis.
Raphael LUZON
*Raphael Luzon è nato a Bengasi nel 1954. Si è laureato a Roma in Scienze politiche. È stato corrispondente per vari giornali israeliani in Italia e producer per la Rai in Israele. Per alcuni anni è stato direttore di un ospedale geriatrico israeliano. Nel 2000 ha coordinato “Jubillenium”, programma promosso in collaborazione con il Vaticano per l’organizzazione di eventi all’estero legati al Giubileo. Ha vissuto a Bengasi, Roma e Tel Aviv. Oggi vive a Londra.
Collaboratore onorario Progetto-radici
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