Generazioni
Da sessant’anni, siamo stati interessati ai mutamenti migratori che si sono verificati nella Penisola. Abbiamo assistito al progressivo calo della prima Generazione di Migranti, siamo stati spettatori dell’evoluzione della seconda, della terza e della quarta. Quest’ultima nata all’estero; pur mantenendo la nostra cittadinanza. Quella che sarà la vera protagonista dell’italianità “altrove”. E’ composta di uomini e donne che hanno completato il loro ciclo formativo secondo le tradizioni del Paese ospite e sempre meno in linea con quelle italiane. In quest’ultimo ventennio, di fatto, i Connazionali all’estero stanno vivendo una fase di composito mutamento. Abbiamo rilevato, tra l’altro, che sta estinguendosi un certo modo di vivere l’italianità. La realtà che desta interesse è quella del Paese dove si vive e la percezione d’unità d’intenti è sempre più protesa verso quest’ultimo. Soprattutto è venuto meno lo spirito d’appartenenza propria delle antecedenti Generazioni. L’ultima preferisce essere spettatrice, anziché protagonista dei fatti che succedono in Italia. Parimenti, la stampa diretta agli italiani all’estero ha risentito di quest’innegabile realtà. Se, infatti, si osserva la situazione dell’informazione diretta alle Comunità nazionali oltre confine, lo “scollamento” è evidente. Del resto, quest’ultima Generazione ha accolto differenti percorsi d’informazione e nuove opinioni sui problemi di una “Patria” lontana; non solo geograficamente. Ci siamo persino chiesti se avesse ancora senso un’informazione di ritorno per la nostra Comunità nel mondo. Abbiamo ritenuto di sì. Anche se la realtà dei Paesi ospiti, e la logica volontà d’integrazione, non possono essere tralasciate. Esse possono coesistere, però, con i sentimenti di quell’italianità, di là dalle Generazioni, con i quali ci siamo confrontati in tanti anni d’impegno pubblicistico. Ora, col quotidiano “Progetto Radici, ” abbiamo sviluppato un valido mezzo di raffronto. Giorgio Brignola