Finlandia :il paese più felice del mondo
Di Sabrina Galasso
La scorsa settimana é stato pubblicato il World Happiness Report 2021, redatto dalla United Nations Sustaianble Development Solutione Network.
Anche quest´anno la Finlandia si é aggiudicata la prima posizione ed é il terzo anno consecutivo che questo paese viene considerato il Paese piú felice al mondo.
L´edizione 2021, che si basa sui dati forniti dal Gallup World Poll, assume un significato particolare data la situazione straordinaria dovuta alla pandemia, ormai presente da un anno. Il rapporto di quest´anno ha affrontato una sfida unica, cioé ha osservato gli effetti che ci sono stati rispetto al benessere sia della persona in quanto singolo che a livello di comunitá. La novitá, rispetto alle precedenti edizioni, risiede nell´aver incluso nell´indice di felicitá il livello di soddisfazione circa la gestione della pandemia da parte dei governi e gli effetti registrati sulla qualitá di vita.
La foto che ci rimanda la top 10 é una presenza molto forte dei Paesi Nordici.
Siamo sinceri, se pensiamo ad una immagine di felicitá non ci risulta facile collegarla alla Finlandia, solitamente il calore che si cela dietro un sorriso o un abbraccio non é immediatamente rapportabile al popolo della terra del freddo.
Ma non si parla di allegria o giocositá, il perno intorno al quale si muovono i paesi nordici e che é l´elemento rilevato dal Rapporto come caratteristica fondante é la fiducia. Fiducia della popolazione nei confronti della propria comunitá e che contribuisce al benessere delle persone.
Cosa quindi dobbiamo ricercare? Personalmente mi fermerei a pensare alla fiducia come il collante della vita e delle relazioni, come un modo di rapportarsi nei confronti della vita che ci porta a concentrarci sul presente e che ci muove verso un futuro piú felice, piú libero.
Nei finlandesi ho osservato una forte spinta ad affidarsi ai propri governanti certi che le regole ci sono per il bene comune, che trascende il singolo. In questi termini mi é stato descritto da diverse persone con le quali sono entrata in contatto in questi anni, e non solo. Mi ha colpito molto quanto affermato da una italiana da qualche anno residente ad Helsinki, la quale mi ha detto di sentirsi sicura, che sente di poter vivere senza timore, ha fiducia nelle risorse che le sono state messe a disposizione. Un messaggio potente che cambia il modo con cui si affronta la vita, fiduciosi del sistema che ci accoglie.
Diversi sono gli articoli che ho letto (sulla Finlandia) che si pongono in contrasto con la posizione assegnata dal Rapporto, tirando in ballo gli elementi negativi che caratterizzano questo paese e stridono con l´immagine di isola felice. Non credo che il Rapporto abbia voluto cancellare gli errori comunque presenti nella societa e usando le parole di Minna Canth (in una lettera ad un alto prelato a seguito del rifiuto della pubblicazione di una sua opera) “…non é colpa mia se nella vita, accanto al bello vi é anche il suo opposto…”.
Ció che é stato portato alla luce non é il bene ad ogni costo, bensí la percezione che di questo si ha. Le risposte sono state date da singoli, sulla base di una lista predefinita, che hanno attinto alla propria esperienza, al proprio sapere, al proprio vissuto. Quello che é emerso é il punto di vista di un popolo, partendo dalla base, dalla vita. Che ci sia un rovescio della medaglia non é una novitá, che sia stato portato in evidenza ció che di buono i cittadini trovano all´interno della propria societá é essenziale per costruire un ponte verso un futuro migliore.
Si parla quindi di fiducia come rispetto verso il gruppo, verso la propria comunitá e la fiducia poggia su una sensazione di sicurezza. Mi é venuto in mente il libro “The speed of trust” di Stephen M.R. Covey dove la fiducia é vista come forma potente di motivazione e di ispirazione e della sua propagazione attraverso le cinque onde: fiducia in se stessi, fiducia nelle relazioni, fiducia aziendale, fiducia del mercato e fiducia sociale. E la velocitá é intesa come minor tempo necessario per compiere qualsiasi cosa in una dimensione di fiducia.
I principi che regolano la fiducia sociale sono di contributo e di cittadinanza, la fiducia diventa un bene prezioso perché genera valore. Seguendo questo filo, ritengo che un popolo che crede nel proprio paese e nella guida di questo é un popolo che si affida e che partecipa, é un popolo presente, attivo. L´accettazione delle regole e il rispetto di queste perché ritenute valide per il raggiungimento di un bene ultimo (di cui beneficeranno tutti) non é passivitá, per me diviene sinonimo di generositá, collaborazione; é fare la propria parte sapendo che gli altri faranno lo stesso.
Due giorni dopo essere arrivata ad Helsinki chiesi all´agente che si occupava del nostro trasferimento perché non ci fossero i tornelli all´entrata della metro, in grado di regolare l´accesso dei viaggiatori per una migliore circolazione e per un controllo del pagamento del biglietto. Mi rispose, sorpresa, che non capiva il senso della domanda, perché non si dovrebbe pagare il biglietto? Perché la gente dovrebbe accalcarsi alla scala mobile? Questo é stato per me un bagno di umiltá e un riconoscere che il pensiero é a volte guidato da una forte diffidenza verso gli altri e verso le istituzioni. Il biglietto si paga perché va pagato in quanto si é usufruito di un servizio, ci si mette in fila e si aspetta il proprio turno perché si rispetta l´altro. Ho riconosciuto che laddove la fiducia viene a mancare sperimentiamo un senso di disconnessione con la realtá, la diffidenza ci lascia in un angolo per niente comodo.
“Devi fidarti e credere nella gente, altrimenti la vita diventa impossibile” – Anton Chekhov.
Sabrina Galasso corrispondente Progetto Radici Helsinki, Finlandia
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