Tutto era gelato anche il rumore
di Daniela Piesco
Accade oggi di imbattersi nell’affermazione, poco rassicurante, di quel fenomeno che va sotto il nome di “guerra fredda”che, non si può, o non si deve, considerare concluso.
A tale scopo bisognerebbe anzitutto determinare in che cosa la guerra fredda sia consistita o consiste e quando ebbe inizio ed anche quali sarebbero state le sue cause: tutte questioni sulle quali regna la più ampia confusione tra coloro che le hanno prese in esame.
Facciamo qualche passo di lato .
La Guerra fredda comincia con la fine della seconda guerra mondiale ed è caratterizzata dall’opposizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, due grandi potenze con due diversi modelli di sviluppo: da un lato il capitalismo, dall’altro il comunismo. Pur definendosi “guerra” non assistiamo mai ad uno scontro diretto tra le due potenze: questo conflitto infatti non può essere risolto militarmente poiché l’avvento di strumenti di distruzione di massa come la bomba atomica (sperimentata con i bombardamenti su Hiroshima e Nagasaki) rende impraticabile l’opzione militare, pena la distruzione mondiale. Ciò,non impedisce, però lo scoppio di una serie di guerre regionali, all’interno delle quali le due potenze si schierano appoggiando l’uno o l’altro dei contendenti, in una continua battaglia volta all’affermazione della propria egemonia.
Prima tappa fondamentale fu la creazione di due blocchi contrapposti ,siamo negli anni 1945-1950:già dal 1946 la tensione tra le due potenze emerse in alcuni discorsi che segnarono la teorizzazione della guerra fredda .Nel febbraio di quell’anno , Stalin parló di un mondo diviso tra capitalismo e comunismo, due differenti schieramenti destinati a scontrarsi, mentre Winston Churchill, primo ministro britannico parló di una “cortina di ferro” che era scesa sull’Europa, dividendola dal Baltico all’Adriatico
In questo clima il più importante terreno di confronto tra le due grandi potenze diventó la Germania: pochi mesi dopo, infatti,
nacwue la Repubblica Federale Tedesca nel settore occidentale, seguita dalla Repubblica Democratica Tedesca in quello sovietico.
L’ultimo tassello nella definizione delle due sfere contrapposte fu costituito dalla creazione della NATO con la firma, il 4 aprile 1949, del Patto Atlantico.
La minaccia dell’espansionismo sovietico richiese infatti un’alleanza degli stati occidentali sul piano militare e con la firma di questo trattato venne definitivamente meno la politica isolazionista statunitense.
Nel 1950 inizió la Guerra di Corea, che vide l’intervento diretto USA su mandato ONU, mentre URSS e Cina agirono appoggiando non ufficilamente la Corea del Nord.
Nel 1953, dopo alterne vicende, si giunse alla firma di un armistizio che, di fatto, ripristinó la situazione iniziale.
La guerra di Corea dunque spinse Truman a prendere la strada del riarmo.
Nel frattempo si verificó un grande cambiamento al vertice delle due grandi potenze: nel 1953 con la morte di Stalin nel 1955 con la fine del mandato di Truman .I nuovi leader diedero il via ad un periodo di disgelo, caratterizzato da un atteggiamento più accomodante dell’URSS in politica estera e dalla firma del trattato che concesse l’indipendenza all’Austria, ponendo fine alla sua occupazione da parte delle potenze vincitrici.
Nel solco di questo processo rientró anche il famoso discorso di Krusciov del febbraio 1956 al XX Congresso del Partito Comunista Sovietico in cui egli difese la nuova politica di coesistenza pacifica con l’occidente e condannó apertamente i crimini di Stalin e il “culto della personalità” connesso alla sua figura.
La coesistenza apparentemente pacifica spostó il confronto tra le due potenze all’ambito economico e a quello della corsa agli armamenti. Quest’ultimo aspetto diventó centrale nella seconda metà degli anni ’50 dando vita ad una sempre maggiore ricerca ,soprattutto in ambito missilistico ,che portó al lancio nel 1957 del primo satellite sovietico, lo Sputnik, che anticipó di un anno il primo lancio statunitense.
Fu ,poi,l’intransigentismo del nuovo presidente americano Ronald Reagan, in carica dal 1981 al 1989 a far ritornare a crescere la tensione tra le due potenze
La politica di Reagan ,difatto,fu caratterizza dalla contrapposizione totale al comunismo, tanto da opporsi a qualunque regime comunista con ogni mezzo, come avvenne , ad esempio, in America Centrale, fino a sostenere in tutto il mondo le forze anticomuniste, tra cui gli oppositori dell’URSS in Afghanistan.
Nel 1985, con l’elezione di Michail Gorbaciov a nuovo Segretario Generale, la politica sovietica subī un cambio di rotta .
All’uopo mi preme ricordare che Il progetto di Gorbaciov era caratterizzato da due parole chiave: perestroika, riferito al complesso di riforme miranti ad una ristrutturazione economica, e glasnost, termine (“trasparenza”) che puntava a promuovere una maggiore partecipazione pubblica alla vita politica del paese.
Come non menzionare ,negli anni in cui tutto era gelato ,la fatidica data del 9 novembre del 1989,anno in cui avvenne la caduta del muro di Berlino che determinó la caduta dei regimi comunisti della regione.
Ritorniamo a tempi più recenti.A maggio scorso ad esempio quando si ritornó a parlare di guerra fredda.
Il coronavirus e la legge sulla sicurezza di Hong Kong,giocoforza la tensione fra Stati Uniti e Cina, portarono questi due paesi a un passo da una nuova Guerra Fredda.
Tale furono le parole del ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, che si espresse duramente contro Washington in conferenza stampa a margine dei lavori della sessione parlamentare.
Il ministro ,all’uopo chiarí che Hong Kong era una “questione interna della Cina”.In quella stessa occasione replicó alla richiesta ,avanzata da molti Paesi, di un’inchiesta sulle origini del coronavirus, precisando che l’indagine fosse svolta libera da interferenze politiche e basata su motivazioni scientifiche.(un chiaro riferimento agli attacchi che Donald Trump fece nei confronti di Pechino)
Wang Yi, spiegó che i due Paesi non avrebbero dovuto avere conflitti e cooperare in una logica win-win e di rispetto reciproco.
Cosa accade oggi a distanza di un anno?
È da sottolineare che il neo Presidente della casa bianca ha ripetutamente dichiarato di voler condurre una politica estera basata sui diritti umani. E da questa premessa dovrebbe quindi principalmente discendere la sua linea politica sulla Cina.
Ricordo che Biden ha invocato una politica estera basata sui diritti umani in campagna elettorale per raccogliere i consensi di alcuni settori della sinistra democratica. Il punto è che questo elemento rischia adesso di ritorcerglisi contro proprio nella sua linea sulla Cina.
A livello generale, uno degli aspetti più intelligenti dell’attuale strategia americana nei confronti del Dragone risiede nell’aver fatto sempre più leva sul Quadrilateral Security Dialogue: Washington sta in altre parole sempre più coinvolgendo Giappone, Australia e India in una prospettiva di contenimento della Cina nell’Indo-pacifico.
La difesa dei diritti umani è un elemento di fondamentale importanza.
E Biden fa indubbiamente bene a incalzare la Cina su questo terreno.
Ma, se non vuole essere ridotta a mero slogan, la difesa dei diritti umani non può non inserirsi in un’ottica di natura realista, per colpire l’avversario nei suoi interessi più profondi.
Solo in questo modo si possono realmente cambiare le cose.
Solo in questo modo è tra l’altro possibile arginare con efficacia l’influenza cinese in varie aree del globo (a partire dall’Europa).
Solo in questo modo si possono infine gettare le basi di un ordine internazionale fondato su meccanismi coerenti e prevedibili.
Non capire ciò significa rinchiudersi nel velleitarismo. E rischiare di spalancare le porte a una pericolosissima instabilità globale.
Sarà il caso di vedere se anche siffatta contrapposizione non sia in realtà una di quelle verità ,che nate dal desiderio, solo in esso può vivere .
Accade che tutto sia gelato.
Anche il rumore.
Daniela Piesco
Vice Direttore
Www.progetto-radici.it