Le giovani generazioni nella realtà di oggi

Le giovani generazioni nella realtà di oggi


di Rossella Cerniglia

Nel caos dell’attuale società, e con riferimento particolare alla situazione italiana, non ci si è forse ancora profondamente – e con vera pietas – interrogati sul disagio in cui versano le nuove e nuovissime generazioni.
Ora, nel porci il problema, ci sentiamo come colti di sprovvista e un poco disorientati. E questo perché i mutamenti in atto ci hanno a lungo attraversati – lentamente e insensibilmente – e noi ce ne siamo lasciati permeare senza consapevolezza, così come avviene per l’aria che passa per i nostri polmoni.
Ma il mutamento, per quanto inavvertito, c’è stato stato e c’è, ed è percepibile per chi ancora possieda un minimo senso critico che consenta di confrontare la realtà odierna con tempi di poco anteriori, scoprendo così, come anche ogni aspetto e ogni accadimento di oggi, sia un piccolo passo in avanti verso una direzione che sempre più ci sgomenta e inquieta.
In questi ultimi tempi poi, il processo sembra essersi accelerato. Così, per entrare concretamente nella questione, cito un fatto, uno dei tanti che se ne possono portare ad esempio, ed è questo: che se mi reco a casa dei miei figli, mi vado accorgendo con grande amarezza che non ritrovo più il calore e l’affettuosità di una volta.
E neanche i miei nipotini di una volta ritrovo, quelli cioè che sino a pochi mesi fa mi accoglievano festosi, e mi chiedevano a gran voce di andare a “fare l’avventura”, cioè un percorso per vie campestri sconosciute dove si può incontrare di tutto: bellezze svariate senza fine, cieli sconfinati, spiaggette solitarie invase dal sole, e fiori da raccogliere per la mamma…e talora persino cani abbaianti o ringhiosi che ti bloccano il cammino e per un po’ non ti lasciano passare.


Niente di tutto questo, ora: i gioiosi orizzonti sono scomparsi, non si avvertono più gli invitanti richiami della natura, il fascino che un tempo avevano le cose si è volatilizzato, sparito,
Adesso arrivo nella loro casa, e i nipotini nemmeno compaiono per salutare, sono ognuno per i fatti loro, rintanati in camera, sul loro lettino. Non ascoltano e non sentono, sempre col tablet in mano col quale fanno giochini divertenti e stupidi a un tempo. Intrattenimento mai istruttivo, anzi più spesso antipedagogico, e volto a creare la mediocrità degli uomini e delle donne di domani – interessati solo a piccoli piaceri effimeri, e avulsi da ogni impegno che coinvolga – anche nel loro piccolo – ideali e valori che sino a non molto tempo fa consideravamo la parte nobile della persona umana.
Non potete immaginare quanto mi rattristi tale constatazione! Poiché sono diventati sordi ad ogni altro richiamo, e non c’è più modo di coinvolgerli in altro: niente è ormai essenziale per loro se non il tablet. Qualche volta si spostano a guardare la tv che impartisce come un mantra le stesse coordinate mentali, e gli stessi schemi a cui – mi vien da pensare- che la loro mente si sia assuefatta come ad una droga. La droga/panacea universale dei nostri tempi!


Infatti, anche se li costringi a fare altro, a stare un poco in compagnia tutti quanti insieme, si stancano subitissimo e tornano ai giochini a distanza con gli amichetti di scuola, da farsi sempre col solito diabolico tablet…
Lo studio e i compiti da svolgere a casa – specie nel caso in cui, a intermittenza, si faccia didattica a distanza – sono poi divenuti un optional, non veramente necessari, anzi una variante assai noiosa rispetto al crogiolarsi nel nulla che è prevalentemente divenuta la giornata.
In ogni caso, l’intera vita scolastica è stata smantellata e distrutta dagli imperversanti divieti e disposizioni relative al covid – né possiamo tacere del danno derivante dall’uso continuato di una mascherina che non serve ad altro che a questo, a creare danno, e ad attestare il nostro assoggettamento al “regime terapeutico” impostoci. Il quale – forse non occorre nemmeno dirlo – mostra qui tutto il suo nonsense e tutta la sua ipocrisia, dichiarando di voler prevenire un male che così grave non è, se curato opportunamente e in tempo, e se non ci fossero di mezzo, per l’appunto, quei sistemi di “prevenzione” super noti, che sono i vaccini e le mascherine.


Per di più – altra cosa miserevole – è come i più piccoli sentano la “mascherina” – obbligatoria a scuola – come una sorta di gadget divenuto di moda, e disquisiscono su quale sia più bella, più colorata, e su quella che vorrebbero avere. A tal punto è arrivata la cultura imbonitrice di questo aberrante Mercato. Questi, i suoi frutti sulle nuovissime generazioni.
Ma non c’è da stupirsi, oramai. Tutta la cultura è stata impostata per ottenere scopi ben precisi e funzionali al regime dittatoriale che vige ormai sul mondo, anche se, quasi dovunque, a nostra insaputa: perché, come dicevo, lo abbiamo “respirato” ed è entrato in noi inavvertitamente come l’aria che entra nei nostri polmoni.
Le nuove generazioni, che questo input hanno ricevuto tanto precocemente, ne sono oramai le vittime, che fatalmente chiederanno di respirare la stessa “aria”. Poiché l’input continuato si è tramutato in imprinting.
Ma neppure i rapporti tra adulti sono gli stessi di qualche tempo fa. Gli stessi input sono arrivati anche a loro attraverso i sistemi che le nuove tecnologie hanno messo a disposizione.
Il mondo è stato preso, sconfitto e ridotto all’asservimento.


Sembrerebbe che ci stiano incanalando verso una vita e un destino di realtà virtuale, dove ognuno non è più attore, ma passivo spettatore di una realtà preconfezionata e calata dall’alto come un facsimile della vita che il Creatore ci ha consegnato, e ci consegna col nostro venire al mondo.
Un sistema insomma che, con illusione di onnipotenza e col tentativo di dar vita a una nuova umanità, scimmiotta quasi la Creazione originaria… ma qui aggiungiamo una piccola clausola: che il materiale di tale nuova creazione non viene dal nulla, come per quella originaria e divina, ma esiste già: siamo noi, è l’intero mondo che il vero Creatore ci ha consegnato come parte del nostro stesso essere. Tale opera è perciò solo il frutto di un arbitrario stravolgimento.
E per tornare a quel che si diceva prima, anche tra di noi, in seguito a tale stravolgimento, non c’è più autentico dialogo. Ognuno scantona e si apparta col suo cellulare, col suo whattsapp, col suo messenger di fb, con i programmi preferiti della sua tv, e con ogni altro sistema che ci nutre di realtà virtuale, mentre i veri contatti, quelli concreti e reali, divengono sempre più faticosi e difficili, esasperati e vuoti. Perché, in buona sostanza, quel che manca davvero sono i buoni sentimenti e prima di tutto l’amore per il prossimo.


A tal punto, infatti, si è acuita l’incapacità di rapporti autenticamente umani che le conversazioni – non essendoci più il lievito derivante dalla volontà di ascolto e dall’amorevole tentativo di comprendere l’altro – sono divenute compulsive e nervose, degenerando spesso in alterco, in lite, perché tra i conversanti si instaura lo stesso meccanismo che vi è tra contendenti.
Quel che veramente importa infatti è competere, anche verbalmente, essere il primo, il vincitore sulla parola dell’altro (ci sovvengono, al riguardo, i frequenti dibattiti e talk show che si svolgono in tv).
Perché l’altro, in realtà, non c’è più. Il nostro prossimo è sparito. C’è solo l’Io. Il presunto vincitore su tutti.


Rossella Cerniglia per Progetto Radici

Redazione@peogetto-radici.it

Redazione

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