Covid e coprifuoco:demagoghi al lavoro
di Paolo Pagliaro
Da settimane si discute del cosiddetto coprifuoco, cioè dell’orario in cui scatta l’obbligo di chiedere il conto al ristorante o di rincasare, non è ben chiaro. Problema divisivo ma non decisivo in un paese che conta dai 300 ai 400 morti al giorno, con migliaia di operatori sanitari che da oltre un anno devono gestire una drammatica emergenza nei reparti di terapia intensiva e con la metà dei locali pubblici che non può porsi il problema dell’orario di chiusura del locale visto che non ha il permesso di aprirlo, non disponendo di tavoli all’aperto. Attualmente il coprifuoco scatta alle 22 e si chiede uno slittamento alle 23.
Non è difficile prevedere che quando sarà fissato alle 23, si raccoglieranno le firme per spostarlo alle 24. In ogni caso è bene ricordare che non si tratta di un provvedimento liberticida in vigore solo in Italia ma è una misura anti-contagio che in questo momento riguarda l’80% dei cittadini europei. In Francia il divieto di circolare scatta alle 19 e termina alle 3 del mattino. Slitterà alle 21 da metà maggio. In Germania scatta alle 21 e termina alle 5 nei Laender – e sono la maggioranza – in cui viene superata una certa soglia di contagi.
L’Austria chiude tutto alle 20. Gli spagnoli e gli ungheresi devono rincasare entro le 23. In Irlanda il divieto di circolazione scattava alle 20 ed è stato revocato quando la situazione epidemiologica è sensibilmente migliorata. Lo stesso è accaduto in Portogallo e c’è da attendersi che accadrà anche in Italia. La riduzione o l’abolizione del coprifuoco saranno una conseguenza della campagna vaccinale e dei sacrifici che stanno facendo milioni di cittadini, non una conquista di Salvini, Meloni o Renzi.(© 9Colonne)