Le colonie libere italiane in Svizzera dopo un anno di covid:il contributo di Maurizio Spallaccini(Cli Neuchatel)
Nel numero di aprile della sua newsletter, la Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera (Fclis) ha voluto dare voce ai presidenti e soci delle Colonie Libere Italiane per dar loro la possibilità di raccontare come hanno vissuto questo anno di grande emergenza sanitaria mondiale.
“Forse ce la facciamo” è il contributo inviato da Maurizio Spallaccini,
Presidente CLI Neuchâtel, che qui riportiamo.
“La Colonia Libera Italiana di Neuchâtel, che ho l’onore di presiedere, ha cominciato il suo nuovo cammino nell’ottobre 2019, arrivando, dopo mesi di chiusura, a riaprire il suo circolo con l’ambizione di farlo diventare uno spazio sociale, un punto di incontro della comunità italiana e non solo. Un luogo di scambio di esperienze ed informazioni sulla vita in Svizzera.
Fedele alla sua storia, in collaborazione con il Cantone di Neuchâtel, la CLI si è presa l’onere di formare un giovane rifugiato proveniente da esperienze fallimentari in tema di integrazione. Inoltre, ha deciso di supportare le attività di Libera Terra, proponendo vini e prodotti provenienti dai territori confiscati alle mafie in Italia.
I primi mesi di attività sono trascorsi all’insegna del successo di questa iniziativa. I frequentatori del locale apprezzavano la scelta di ridurre il menu, caratterizzato da un’eccellente qualità a prezzi contenuti nonché l’atmosfera distesa e conviviale. La sostenibilità economica era possibile, contro ogni previsione, tenendo conto dei due contratti a tempo indeterminato, stipulati secondo il CCL e grazie all’apporto del lavoro volontario dell’associazione.
Poi, su questo progetto cade la scure del Covid-19: chiusura forzata il 16 marzo 2020. Uno shock per le finanze dell’associazione, appena riemersa dalle fatiche, non solo economiche, legate ai lavori per la riapertura. Comincia il processo burocratico di richiesta della riduzione dell’orario di lavoro, di annullamento dell’affitto per i mesi di chiusura, rivolta al proprietario dei locali e rimasta inascoltata (abbiamo pagato tutti i mesi fino ad oggi al 100% nonostante 6 mesi di chiusura) nonché di aiuti cantonali e federali. Due mesi di chiusura totale, seguiti dalla riapertura a fine maggio: il locale con capacità dimezzata, le misure di protezione… Inaspettata, arriva l’autorizzazione ad aprire una terrazza sulla strada da parte del comune di Neuchâtel: 5 tavoli che rappresentano una boccata d’ossigeno. L’estate scorre tranquilla, ma già a inizio settembre abbiamo avuto sentore di una nuova ondata in arrivo.
Nonostante tutto questo, la CLI è riuscita a realizzare la presentazione del libro di Paolo Barcella e Valerio Funeri, Una vita migrante.
Leonardo Zanier, sindacalista e poeta (1935-2017), in presenza del Prof. Barcella. Siamo riusciti, in extremis, anche a organizzare, in collaborazione con la Dante Alighieri di Neuchâtel e il Centro Culturale Italiano, la proiezione del film Ly-Ling et Monsieur Urgesi di Giancarlo Moos.
L’inesorabile aumento dei casi determina la nuova chiusura a inizio novembre. Le indennità per il lavoro ridotto sono lì, ma rappresentano solamente una minima parte degli aiuti che un’attività economica deve ricevere. Gli affitti continuano a pesare, come del resto gli oneri sociali e gli altri costi fissi.
La situazione diventa sempre più insostenibile. Insieme ad altre strutture della ristorazione, la CLI aderisce a un collettivo informale denominato “La Douleureuse” (nome francese per indicare il conto del ristorante), nato per aumentare la pressione verso il governo cantonale per lo sblocco degli aiuti. La posizione della Colonia Libera Italiana è sempre stata quella di pretendere la protezione della popolazione attraverso le misure sanitarie E la protezione economica delle attività toccate da queste misure attraverso aiuti a fondo perduto.
Arriviamo a novembre.
La mancanza di rapidità di intervento della Confederazione sta portando alla chiusura o addirittura al fallimento di tante realtà anche storiche, aprendo spiragli alle infiltrazioni della criminalità organizzata, sempre pronta a cogliere al balzo le occasioni che le si propongono. Il Cantone, da parte sua, non ha ancora chiaro come erogare i pochi aiuti concessi dai casi di rigore (dopo diversi mesi di pandemia).
Poi finalmente a dicembre un po’ di luce: si riapre (per qualche giorno solamente), ma soprattutto cominciano ad arrivare gli aiuti. Pochi, ma sono comunque un passo avanti. Forse ce la facciamo. L’entusiasmo si spegne a fine dicembre quando si chiude di nuovo. Aprile è quasi terminato. Siamo ancora lì. La terza ondata sta bussando alle nostre porte.
Chiudo ringraziando il Comitato, che ha avallato questa impresa “folle”, i ragazzi dello staff che hanno compreso le difficoltà della situazione collaborando al superamento dei momenti “difficili” e soprattutto la comunità di Neuchâtel che ha risposto “presente” in ogni momento in cui abbiamo ripreso l’attività”. (aise)