“Oggi Ti presento: Loredana Franza”
di Annalisa Spinelli
Per la rubrica “Oggi ti presento”, sono lieta di farvi conoscere : Loredana Franza.
Io e Loredana ci siamo conosciute circa due anni fa in Ambasciata italiana qui a Stoccolma. Era il mese di aprile, probabilmente fine aprile. Il concerto era quello del ” Daniel Karlsson Trio“, una formazione jazz che presentava in quell’occasione la prima del loro brano “Colourful Grey” dedicato a Matera, capitale europea della cultura 2019. È inutile sottolineare che il concerto fu meraviglioso. Successivamente insieme ai musicisti, conobbi Loredana, la loro manager e compagna di Daniel. Ne fui subito colpita per la vitalità e l’estrema simpatia, oltre che per la minuzia con cui aveva preparato il tutto alla perfezione. Quel giorno ci scambiamo il contatto fb e come spesso mi accade, siamo rimaste in contatto virtualmente e ci siamo sentite abbastanza di frequente.
Loredana è una donna vulcanica, un vero fulcro di energia, positività e intelligenza creativa. Una donna fuori dal comune di sicuro. Un’intrepida e direi, a pieno titolo, una resiliente pura.E presto capirete il perchè.
Pugliese di origine, nel 2007 si trasferisce a Roma per lavoro e circa quattro anni fa lì conosce il suo attuale compagno, durante uno dei suoi concerti. Non ci pensa un attimo e dopo pochi mesi è già in Svezia e va a vivere in uno dei posti più belli che ci siano, l’arcipelago di Stoccolma. Il cambio di vita da Roma all’arcipelago è radicale, ma lei si adatta alla perfezione, anzi lo stretto contatto con la Natura la rinvigorisce. Non potrebbe pensare a un altro posto dove vivere, anche se a volte i piatti tipici della sua terra le mancano tantissimo. Scherziamo sul fatto che parlare anche l’inglese è un vantaggio perché tutti lo parlano in Svezia, ma è anche uno svantaggio perchè non ti permette di imparare velocemente lo svedese. Lei vive con i figli adolescenti del compagno e si sente imbarazzata a parlare svedese con loro e poi scoppiamo in una fragorosa risata quando dice che il compagno le dice spesso per incoraggiarla “non ti preoccupare se sbagli, noi svedesi siamo abituati ad ascoltare gli immigrati che parlano male lo svedese”. Ridiamo perchè ci riconosciamo entrambe in questa categoria, ma la prendiamo con filosofia, d’altronde non è la nostra madrelingua! Ma è bello condividere un’esperienza comune.
A Roma lavorava nell’ambito del turismo, qui in Svezia si reinventa e grazie anche ai contatti del suo compagno, inizia a lavorare nel mondo artistico-musicale.
Insieme con la sua Associazione, Semente, è la promotrice di tanti eventi tra cui Jazz i Parken, un festival itinerante all’aperto, che ha come scopo quello di avvicinare il jazz alle persone comuni e alle famiglie attraverso concerti gratuiti nei parchi. Questo evento è molto famoso in Svezia e ha contribuito ad attirare ogni anno ( adesso è sospeso a causa della pandemia) migliaia di persone verso il mondo del Jazz.
Ma il suo impegno va oltre. E io da donna, la stimo moltissimo per questo.
Loredana è anche la promotrice, con la sua Associazione, dello ” Stockholm Women’s International Jazz Festival“, la grande manifestazione di Stoccolma dedicata al Jazz al femminile, con un focus sulla tematica del Gender Balance. ” Questo non significa che gli uomini non suonino durante questa manifestazione, ci mancherebbe, ma solo che la Band deve essere, appunto, di una donna. Infatti le musiciste donne sono sottorappresentate” e quindi , con questa manifestazione si dà loro la possibilità di farsi conoscere al grande pubblico. Purtroppo la visione maschile e maschilista nel jazz sembra essere ancora abbastanza presente e mentre essere una cantante jazz non crea nessun problema, perché quello sembra essere il “ruolo naturale” di una donna nell’ambito del jazz, invece suonare uno strumento o addirittura essere la leader di una band, viene percepito ancora come un ruolo insolito, quasi una minaccia e la donna diventa, cosí, un “nemico da combattere”.
Uno degli obiettivi della manifestazione è anche quello di voler dare degli spunti di riflessione contro stereotipi forti e dare visibilità a “nuovi modelli” che servano da esempio positivo per le nuove generazioni ( di donne musiciste e band leader, si spera).
Loredana e io abbiamo la stessa passione per la difesa della tematica di gender e quello che mi piace di lei è che è una donna che aiuta e supporta altre donne. Merce rarissima, anche di questi tempi. Le donne sembrano essere le più critiche verso le altre donne e invece di supportarle, spesso puntano loro il dito contro. Può Sembrare un altro argomento, ma in realtà è tutto collegato se ci riflettete. Ma per fortuna esistono donne come Loredana.
La manifestazione si aprirà il 27 Maggio mattina con una conferenza in streaming su questo interessante tema a cui siete tutti invitati a partecipare e che io posterò sulla mia pagina fb. Tutto l’evento, non solo la conferenza ma anche i concerti, avrà luogo il 27 e 28 maggio e sarà trasmesso in streaming gratuitamente, per cui in qualunque parte del mondo vi troviate, potete seguirlo tranquillamente. Gli artisti suoneranno a Konserthuset (il tempio musicale della musica orchestrale qui a Stoccolma), dal vivo e “la sfida più grande sarà proprio quella di far arrivare tutti gli artisti a Stoccolma”, affinché possano condividere questa esperienza e poter salire tutti sullo stesso palco.
La nostra chiacchierata dura circa un’ora e mezza! È vero che scrivo spesso che il tempo fugge via veloce con i miei interlocutori, ma questa volta è corso letteralmente alla velocità della luce. Ringrazio di cuore Loredana per questa bella intervista e sono sicura che adesso che l’avete conosciuta anche voi, avete compreso perché l’ho definita resiliente ed intrepida!
L’intervista
Cosa ti porta qui in Svezia e da quanto tempo vivi qui e come ti trovi?
Sono arrivata in Svezia 4 anni fa, per il motivo più comune del mondo: ho incontrato uno svedese. Fino a Febbraio 2017 vivevo a Roma, quando, dopo un suo concerto (è un musicista jazz), ho incontrato il mio compagno e da quella sera non ci siamo più lasciati. Quattro mesi dopo (Giugno) ero già qui. Passare da una città affascinante ma caotica come Roma, alla quiete selvaggia di un’isola nell’arcipelago di Stoccolma è stato un cambiamento radicale, che ha decisamente aumentato la qualità della mia vita. La natura ha un potere rigenerante e in Svezia la natura, nella sua forma più selvaggia, è ovunque. Mi sono sentita a casa sin dal primo momento.
Sei una persona molto attiva nell’ambito culturale-musicale, vuoi parlarci di qualche tuo progetto passato
Ho sempre lavorato nell’organizzazione eventi quando vivevo in Italia, ma prevalentemente nel Turismo. Quando mi sono trasferita in Svezia ho avuto la fortuna di incontrare le persone giuste con le quali sviluppare progetti in ambito musicale. Sono membro del board dell’Associazione Semente (ww.semente.se) che organizza festival musicali. Uno dei nostri progetti più longevi e anche più amati da noi e il nostro pubblico, è Jazz i Parken. Un festival itinerante gratuito e all’aperto che per 5 anni ha spalancato le porte del Jazz alla gente comune. La pandemia ha bloccato purtroppo questa esperienza che invitava grandi e piccini a godersi una giornata al parco, ascoltando musicisti affermati della scena jazz svedese e offrendo workshop divertenti per i più piccoli, il tutto accompagnato da mercatini di artigianato locale. Speriamo di poter ripartire il prossimo anno.
Sei una delle fautrici del progetto Women’s international Jazz, come nasce questa idea tutto al femminile?
Questo festival è il fiore all’occhiello della nostra produzione di eventi. L’idea nasce tre anni fa durante un lavoro di collaborazione internazionale sulla creazione di un network che supportasse le musiciste jazz nel difficile riconoscimento degli stessi diritti dei loro colleghi maschi. Il problema del Gender Balance purtroppo riguarda tutti gli aspetti della nostra società e la musica non ne è esente. Il jazz inoltre è un genere musicale particolarmente “maschilista” e quindi abbiamo pensato di creare un posto dove le musiciste, compositrici e preferibilmente strumentiste potessero esprimersi con i loro progetti originali. Di solito queste artiste straordinarie sono poco presenti nei cartelloni dei maggiori festival internazionali e se ci sono sono sempre in numero esiguo. Questo festival non vuole essere un “ghetto” dove far suonare “solo donne”, al contrario, lasciamo la libertà all’artista titolare del progetto di suonare con la sua band originale e se questa è composta da soli uomini a noi va bene. Non facciamo discriminazioni, noi! L’importante è che la titolare sia donna, compositrice e valida musicista.In soli tre anni il festival ha raggiunto un’ottima reputazione nazionale (la radio nazionale P2 è nostro media partner e trasmette la registrazione dei concerti nella programmazione del loro Jazzradio), ma anche internazionale essendo stati inclusi come “case history” nel report annuale sul Gender Balance dello Europe Jazz Network, il network dell’Unione Europea che raggruppa i più importanti organizzatori, festival, jazz club e uffici nazionali di promozione ed export di Europa e non solo. Una bella soddisfazione!
Come è cambiata la tua vita lavorativa da quando vivi in Svezia?Quali differenze ci sono, se ci sono, con la realtà italiana?
È cambiata moltissimo. Prima di tutto perché qui vivo molto più facilmente una dimensione internazionale che in Italia non è facile vivere, a meno che non si lavori per delle multinazionali. Questa è una ricchezza senza prezzo, per chi fa un mestiere come il mio in cui la dimensione internazionale costituisce di fatto il 90% del bacino a cui attingere risorse artistiche, ma anche collaborazioni con altri professionisti del settore che stimolano e creano altre opportunità a catena. Inoltre la Svezia è un paese decisamente più abituato all’interculturalità per varie ragioni storiche e culturali che sarebbe troppo lungo spiegare in questa sede. Dal punto di vista delle opportunità lavorative, devo ammettere di essere stata particolarmente privilegiata, essendo entrata subito in contatto con il mondo musicale che di per sè è aperto e pronto all’accoglienza. Tralascerei le differenze di burocrazia tra la Svezia e l’Italia che credo siano ben note, facendo solo una considerazione su quanto si possa davvero migliorare in Italia per rendere la vita non solo degli imprenditori, ma dei cittadini in genere meno complicata. La “linearità del pensiero nordico” aiuta molto anche in questo.
Cosa ti manca dell’Italia?
Il cibo. Diciamocelo, noi italiani siamo davvero i peggiori in fatto di adattamento al cibo. Pur essendo una persona curiosa e aperta a nuove esperienze, anche culinarie, ci sono momenti in cui la nostalgia per “l’amata terra natìa” non si manifesta sotto forma di struggimento per le bellezze del mio amato mare salentino, o per la monumentalità di Roma città eterna , mia seconda casa, ma esplode in vere e proprie crisi di astinenza per un piatto di fave e cicorie! Per fortuna la mia famiglia ogni tanto mi manda il famoso “pacco da giù” a calmare il mio animo da espatriata in terra vichinga.
Infine una domanda che non posso non fare, la pandemia ha inciso profondamente sulla vita di tutti, ma sul mondo culturale-musicale-artistico molto profondamente, vuoi raccontarci di come essa ha impattato sulla vita degli artisti in generale, sulla tua in particolare? E come si è mossa la Svezia in quest’ambito, penso ai ” ristori” verso queste categorie?
La pandemia ha solo messo a nudo una carenza normativa che purtroppo accomuna tutti i paese Europei e non solo. Gli artisti non sono mai stati considerati da nessuna giurisdizione dei veri e propri lavoratori, come se suonare uno strumento, recitare, danzare, dipingere e scolpire, scrivere romanzi, non richiedesse sforzi o competenze degne di un salario e dei diritti acquisiti dei lavoratori. E purtroppo questa è una concezione ancora troppo presente, come dimostrano anche le recenti polemiche a cui abbiamo assistito qui in Svezia. Il fatto è che il mondo della cultura è un mondo complesso perché non si parla solo degli artisti, che come si diceva già di per se vengono considerati “lavoratori di serie B”, ma c’è tutta una macchina complessa che permette a ognuno di loro di esprimersi. Dietro un ottimo musicista, c’è un mondo che si occupa della registrazione dei suoi dischi, della promozione, della vendita, dell’organizzazione dei suoi concerti, della parte tecnica audio e video dei suoi concerti, dello spostamento durante i suoi tour, per fare solo un esempio legato alla musica. Ma così è anche per la danza, la letteratura, il teatro. C’è un mondo di professionalità che è stato letteralmente travolto da questo tsunami, facendone scomparire già una buona fetta . E’ un sapere perduto per sempre. I governi vari, e qui tra Italia e Svezia non c’è stata grossa differenza, non sono ancora riusciti a coprire e supportare sufficientemente queste categorie. La speranza è che più che nei sussidi o ristori immediati, che pure ovviamente servono per non morire letteralmente di fame, si investa in un futuro immediato nell’attuazione di politiche a supporto di questi lavoratori e di questo comparto, che prima del Covid generava miliardi di euro e percentuali di pil a due cifre in entrambi i paesi (Svezia e Italia). E’ arrivato il momento di riconoscere che con la cultura si mangia e come!
Un tuo progetto futuro?O anche più d’uno se vuoi parlarcene…
Professionalmente parlando ci sono alcune belle idee su cui stiamo lavorando, sempre in ambito di collaborazioni internazionali, su progetti anche interdisciplinari in cui far dialogare musica, danza e videoarte. Ovviamente anche la questione del Gender Balance nella musica è un tema che ci sta molto a cuore e sul quale vogliamo sviluppare percorsi paralleli a quelli dello Stockholm Women’s International Jazz Festival, a cominciare dall’edizione di quest’ anno, che eccezionalmente si terrà a fine Maggio (27 e 28) e durante la quale ospiteremo una Conferenza internazionale sul tema del Gender Balance nel Jazz e una sessione del Working Group sul Gender Balance attivo in seno allo Europe Jazz Network, che sarà nostro partner. Vorremmo davvero che Stoccolma e la Svezia diventino un punto di riferimento per la questione, essendo la Svezia già un punto di riferimento internazionale per le politiche paritarie. Dal punto di vista personale un sogno, più che un progetto veramente ce l’avrei, aprire una trattoria di specialità pugliesi sulla mia adorata isola di Runamrö. Un connubio da favola!
Annalisa Spinelli corrispondente Progetto Radici-Stoccolma Svezia
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