Ue-Cina: l’Europarlamento rifiuta di approvare l’accordo finché le sanzioni sono in vigore
I deputati del Parlamento europeo non prenderanno in considerazione alcun colloquio sulla ratifica dell’accordo UE-Cina finché non saranno revocate le recenti sanzioni cinesi contro i legislatori Ue.
In una risoluzione approvata giovedì con 599 voti favorevoli, 30 contrari e 58 astensioni, il Parlamento Ue condanna con la massima fermezza le sanzioni “immotivate e arbitrarie” recentemente imposte dalle autorità cinesi a diversi individui ed entità europee, tra cui cinque deputati, affermando che la mossa di Pechino rappresenta un attacco alle libertà fondamentali ed esortando le autorità cinesi a revocare queste misure restrittive.
Accordo UE-Cina al momento non valutabile
La sospensione di qualsiasi valutazione dell’accordo globale UE-Cina in materia di investimenti (Comprehensive Agreement on Investment – CAI), concordato in linea di principio tra l’UE e la Cina nel dicembre 2020, così come qualsiasi discussione sulla sua ratifica da parte del Parlamento europeo, è “giustificata in virtù delle sanzioni cinesi in vigore”.
I deputati europei chiedono che la Cina tolga le sanzioni prima di occuparsi dell’accordo, “senza pregiudicare l’esito del processo di ratifica”, e ricordano alla Commissione europea che terranno conto della situazione dei diritti umani in Cina, compresa Hong Kong, al momento di dell’approvazione del testo.
Tuttavia, gli altri accordi commerciali e di investimento con partner regionali, compreso Taiwan, non dovrebbero subire le ripercussioni della sospensione della ratifica dell’accordo globale UE-Cina.
Sanzioni UE contro Pechino e misure per riequilibrare le relazioni
Nonostante la reazione di Pechino, il Parlamento Ue accoglie con favore l’inserimento da parte dell’UE di quattro cittadini e di un’entità cinesi nell’ambito del regime globale di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani, a causa del loro ruolo nelle gravi violazioni dei diritti umani contro gli uiguri e le persone di altre minoranze etniche musulmane nella regione cinese dello Xinjiang.
Gli eurodeputati chiedono anche di riequilibrare le relazioni UE-Cina, sostenendo l’adozione di un pacchetto di misure autonome quali una normativa contro gli effetti distorsivi delle sovvenzioni estere sul mercato interno, un divieto di importazione per le merci prodotte mediante lavoro forzato e un regolamento UE più efficace e rigoroso sul controllo degli investimenti esteri.
Infine, l’UE deve poter rispondere adeguatamente alle minacce informatiche della Cina e agli attacchi ibridi.
Le sanzioni cinesi imposte a marzo a diverse entità e rappresentanti politici europei, tra cui cinque membri del Parlamento europeo e la sottocommissione per i diritti dell’uomo, sono state un atto di ritorsione in risposta alla decisione dell’UE di adottare misure restrittive contro quattro funzionari cinesi, per le violazioni dei diritti umani contro la minoranza musulmana uigura nella regione di Xinjiang.
I deputati in questione sono Reinhard Bütikofer (Verdi/ALE, Germania), Michael Gahler (PPE, Germania), Raphaël Glucksmann (S&D, Francia), Ilhan Kyuchyuk (Renew Europe, Bulgaria) e Miriam Lexmann (PPE, Slovacchia). (aise)