Ndrine alla sbarra ma a fari spenti
di Paolo Pagliaro
C’è il pentito che svela il nome dell’autore di un delitto commesso in pieno giorno a due passi dal Municipio di Vibo Valentia, c’è il racconto di come le ndrine si spartiscono gli appalti autostradali, ci sono anche le arringhe dei difensori, le testimoniane reticenti e quelle che invece confermano le tesi dell’accusa. Ma per la prima volta nella storia della giustizia italiana, di tutto questo non c’è traccia in televisione.
Dal 12 gennaio si sta svolgendo in sostanziale clandestinità il maxi processo di Lamezia Terme contro la ‘ndrangheta, noto come Rinascita Scott. Coinvolge 325 imputati, con400 capi di imputazione e circa2000 testimoni tra accusa e difesa. La clandestinità nasce dal fatto che il Tribunale di Vibo Valentia ha vietato la diffusione dei filmati delle udienze prima che venga pronunciata la sentenza.
Poiché la sentenza, secondo le previsioni più ottimistiche, verrà emessa nel 2023. si dovrà attendere fino ad allora per avere una normale copertura televisiva del processo.
Le emittenti calabresi fanno del loro meglio per tenere informato il pubblico, replicando nei loro studi il contradditorio che si svolge in aula.
Questa sera, ad esempio, su Lac-Tv il difensore dell’ex parlamentare Giancarlo Pittelli, uno dei principali imputati, se la dovrà vedere tra gli altri con Pino Aprile e Antonio Nicaso, studioso di ‘ndrangheta e storico collaboratore del pm Gratteri. Ma il processo vero, quello che conta, è invece oscurato.
Sulle limitazioni del diritto di cronaca disposte dal Tribunale di Vibo dovrà ora pronunciarsi la ministra della Giustizia, chiamata in causa da un’interrogazione parlamentare presentata dal senatore De Bonis.