La “Place des Montréalaises”: ma dove stanno le donne immigrate?

La “Place des Montréalaises”: ma dove stanno le donne immigrate?

di Margherita M. Morsella

MONTREAL  “Con un budget di 81 milioni di dollari ed uno spazio di 1500 metri quadri, La Place des Montréalaises renderà omaggio alle donne della nostra metropoli. Situata dietro la metro Champ-de-Mars, la futura piazza è concepita dagli architetti Lemay, ingegneri SNC Lavalin e dall’artista visuale Angela Silver”. Ne scrive l’avvocato Margherita M. Morsella sul “Corriere italiano” diretto a Montreal da Fabrizio Intravaia.


“I lavori cominceranno all’inizio del 2022 per trasformare lo spazio esistente in un grande prato sospeso ed accogliente con fiori, piante, giardini e gradini in forma di “anfiteatro urbano”. Incisi sui monumentali gradini, vi saranno i nomi di 21 donne che hanno segnato la storia della città di Montréal.


I primi 14 nomi sono quelli delle donne trucidate al Politecnico di Montréal il 6 dicembre 1989. Le altre 7 donne sono: Jeanne-Mance, fondatrice del primo ospedale di Montréal; Idola Saint-Jean, suffragista; Myra Cree, presentatrice e autrice autoctona; Agnes Vauthier, atleta di hockey; Jessie Maxwell Smith, insegnante attivista nera; Harriet Brooks, prima donna canadese fisica nucleare ed Isa Roth Steinberg, donna d’affari.


Tutte queste donne meritano di essere immortalate sui gradini della futura piazza però mi chiedo: perché non esiste nessun interesse a ricordare che anche le donne immigrate hanno contribuito allo sviluppo di questa città ed hanno segnato col loro lavoro la storia del dopoguerra di questa metropoli?


Mi riferisco evidentemente alle donne operaie d’origine Italiana, Greca, Portoghese, Latino-Americana e Haitiana, tra le altre, che hanno lavorato in fabbrica, oppure nei servizi e che hanno subito condizioni di lavoro difficili sovente accompagnate da discriminazione e razzismo.


Credo che anche queste donne meritino un riconoscimento ed un’incisione sui gradini del futuro “anfiteatro urbano” perché la piazza non dovrebbe solo riconoscere “l’elite” delle donne. Niente di complicato, anche solo una scritta semplice e generale tipo: “Les femmes venues d’ailleurs, nos soeurs, nos complices”, oppure “Femmes Immigrantes, nos soeurs et nos complices”.


Il suddetto progetto, messo in atto dall’amministrazione Plante, è lodevole. Ma voi, consiglieri d’origine italiana, greca, portoghese e così via, perché non avete chiesto di includere anche le donne immigrate? Perché voi, consiglieri d’origine altra, non avete visto che ci mancava qualcosa di importante per completare quella piazza?


INCLUSIONE, NON ESCLUSIONE


Nel passato, la storia è stata quasi sempre scritta dagli uomini per gli uomini. Tanto è stato omesso, tanto è stato ignorato, sottovalutato, oppure negato relativamente al contributo delle donne. In un’epoca dove si cancellano storia, eventi e persone, non cancelliamo le donne immigrate.

La futura piazza delle Montrealesi dovrebbe dunque anche includere le donne venute da altrove perché molte di loro hanno ritrovato la libertà, la dignità e la solidarietà in questa città di Montréal e ne fanno una grande parte integrante. Come gruppo hanno contribuito alla crescita della città con il loro lavoro sovente pagato a basso prezzo.


Chiediamo a voi, consiglieri nel governo municipale attuale, o al futuro candidato Coderre, di portare avanti questa richiesta perché non è troppo tardi. Oppure vi chiediamo di aiutarci a far sì che una statua possa essere eretta per onorare le nostre donne italiane ed immigrate che hanno lavorato nel settore tessile come ho già chiesto nel mio testo “Le Donne d’Acciaio”.


Senza rivendicare “l’esclusività”, sono fiera che le mie idee ed il mio progetto per commemorare le nostre donne ha scaturito interesse da parte delle maggiori organizzazioni della nostra comunità. Al contrario, ho sempre chiesto l’appoggio e l’implicazione di tutta la comunità nel realizzare questo importante progetto. Quello che non perdono è se mi si esclude ora dalle future riunioni nella nostra comunità con la Casa d’Italia, la Fondazione, la CIBPA, il Congresso e via di seguito per l’elaborazione ulteriore del piano a riguardo della statua che ho già presentato ad Alliance Donne”. 

Redazione

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