Green pass,Carfagna:no in bar e ristoranti
Il Green Pass “è l’opposto di una camicia di forza: nasce a tutela dei cittadini e delle imprese per liberare tutte quelle attività che la pandemia ha vietato o limitato, e per ripristinare l’esercizio dei diritti in sicurezza. Penso ai concerti di piazza, ai festival estivi, ai raduni, alle gare sportive. Tutte cose che si potrebbe tornare a fare senza rischi, incentivando tra l’altro i giovani a vaccinarsi”, “il dittatore è il virus, non chi lavora per contrastarlo. È il virus che ci ha chiuso in casa per oltre un anno, ci ha impedito la socialità, ha impoverito milioni di famiglie.
Dire no a misure di vigilanza e contenimento significa rischiare una quarta ondata. L’esperienza dell’estate scorsa dovrebbe averci insegnato qualcosa. Nessuno pub permettersi un altro stop and go”. Lo afferma la ministra del Sud, Mara Carfagna, in una intervista a Repubblica. In Francia serve il certificato verde anche per trasporti pubblici e ristoranti, in Italia dovremmo esportare lo stesso modello? “Io starei attenta a replicare schemi importati dall’estero.
Penso che da noi sia difficile utilizzarlo per trasporti pubblici, bar e ristoranti, dove fra l’altro le misure a tutela della salute pubblica sono sempre state rispettate. Mentre sarebbe opportuno per grandi eventi, viaggi aerei o discoteche, dove il pericolo di assembramento è alto”. Si va dunque verso una “via italiana” al Green Pass come propone Gelmini? “Mi pare che sia una soluzione ragionevole.
E anche praticabile. Inutile imporre qualcosa che poi è difficile far rispettare”. E prosegue: “Questo governo, per quanto goda di un ampio consenso popolare, non è una monarchia: si discute, ci si confronta, a volte si parte da posizione differenti, ma poi si riesce a trovare sempre un punto d’intesa. Come è accaduto sulla giustizia, un altro tema sensibile”. Lo stesso vale per la vaccinazione obbligatoria nelle scuole… “Io sono d’accordo con ogni misura utile a garantire le lezioni in presenza dalla materna all’università.
Penso che la scuola debba essere la priorità non del governo, ma del Paese. I dati Invalsi sono avvilenti, ci confermano un disastro dal punto educativo che non pub ripetersi. La Dad fa male ai nostri ragazzi e ipoteca il loro futuro: mai più davvero”. Non ha risposto, ministra: studenti e professori devono vaccinarsi anche se non vogliono? «Io credo che occorra garantire a ogni costo il ritorno a scuola, valutando l’obbligo vaccinale per gli insegnanti e adottando tutte le misure necessarie per potenziare il trasporto pubblico locale e rendere più efficiente l’organizzazione degli istituti.
Ripeto, la priorità è tenere aperte le scuole. Tutti i dati ci dicono che quelle regioni dove sono rimaste chiuse più a lungo, Campania e Puglia, si paga il prezzo più alto in termini di formazione”. © 9Colonne