Giornata Mondiale contro la Tratta di persone/ OIM: fenomeno inaccettabile
Si celebra oggi la Giornata Mondiale contro la Tratta di persone, uno dei reati tra i più gravi a livello mondiale, nonché una delle forme di schiavitù moderna più diffusa del ventunesimo secolo.
“La tratta di esseri umani è uno dei crimini transnazionali più seri al mondo e una delle sfide che riguardano i diritti umani più complesse del nostro tempo”, afferma Laurence Hart, direttore dell’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
L’OIM è una delle organizzazioni principali a livello mondiale contro la tratta, e lavora con i suoi partners dal 1994 in tutto il mondo per prevenire e combattere il traffico di esseri umani. Da allora, l’OIM ha assistito decine di migliaia di persone trafficate. “Da anni”, spiega Hart, “lavoriamo per identificare e assistere le vittime di tratta e siamo riusciti a mettere in protezione centinaia di persone, ma vista la dimensione del fenomeno crediamo che occorra che tutti i soggetti coinvolti sul tema moltiplichino i loro sforzi per garantire che i migranti vulnerabili che si trovano in Italia siano protetti dallo sfruttamento.
Inoltre, rafforzare il contrasto alla tratta vuol dire anche combattere reti di trafficanti e organizzazioni criminali spesso collegate a una molteplicità di traffici illeciti”.
Le forme di tratta che sono state identificate in questi anni dall’OIM in Italia sono molteplici e di diverso tipo. Già da molto tempo è stato innanzitutto registrato il grave fenomeno delle migliaia di ragazze nigeriane vittime di tratta trafficate via mare in Italia, soprattutto a scopo di sfruttamento sessuale.
Recentemente è stato però anche possibile far emergere casi di tratta legati ad altre realtà del territorio. Tra questi, riporta l’OIM, casi di tratta a scopo di accattonaggio che vedono come vittime giovani uomini nigeriani sbarcati alcuni anni fa quando erano minori o neomaggiorenni e casi di tratta a scopo di matrimonio forzato/servitù domestica che vedono tra le vittime giovani donne ivoriane e guineane arrivate via mare.
Un fenomeno drammaticamente diffuso è anche quello dello sfruttamento lavorativo, che coinvolge moltissimi migranti vittime di reti di trafficanti che utilizzano le famiglie nel Paese di origine come strumento di ricatto affinché i lavoratori non si ribellino ai soprusi cui sono sottoposti.
Questo fenomeno riguarda moltissimi settori economici del paese ed è particolarmente evidente in quello agricolo, ed è diffuso sia nel sud Italia sia in altre regioni del centro e del nord della penisola.
A livello mondiale, secondo i dati riportati dal Global Report on Trafficking in Persons 2020 dell’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), per quanto riguarda le donne lo sfruttamento è soprattutto sessuale (nel 77% dei casi) e lavorativo (nel 14% dei casi) mentre quando le vittime sono uomini lo sfruttamento è soprattutto lavorativo (nel 67 % dei casi) e sessuale (nel 17% dei casi).
“Lo sfruttamento dei migranti è fenomeno inaccettabile”, sottolinea Hart, “e non dobbiamo permettere che sia un tema che possa essere in qualche modo ‘normalizzato” nell’ambito del dibattito pubblico. Per combatterlo bisogna indignarsi, non mollare mai la presa, impegnarsi a fondo: come Organizzazione cerchiamo di dare il nostro contributo a questo sforzo e collaboriamo con moltissimi attori, fra cui l’Ispettorato Nazionale del lavoro, le Forze dell’ordine e le realtà della società civile per cercare di identificare e proteggere le vittime e per promuovere l’attenzione sul fenomeno”.
“La stesura del Nuovo Piano Nazionale anti-tratta attualmente in corso ad opera del Dipartimento per le Pari Opportunità in collaborazione con tutti gli attori che si occupano del contrasto alla tratta – conclude – rappresenta una preziosa occasione per cercare di rispondere in modo ancora più incisivo ai bisogni delle vittime e alle forme di reclutamento e sfruttamento adottate dai trafficanti, anche alla luce della pandemia di COVID 19 e delle sue conseguenze anche su questo fenomeno criminoso”.