Il Barocco in Puglia parla leccese ( 2° parte)
La straordinaria, coinvolgente ed intrigante bellezza, la estrosa originalità e la gioiosa composizione dei merletti e fregi architettonici del barocco leccese ben presto e in un men che non si dica si propagò in quasi tutti i comuni dell’area ionico salentina per estendersi nell’aria metropolitana di Bari, nella della provincia Barletta-Andria.
Trani ed in quella di Foggia, quest’ultima si pregio d’essere definita la capitale del barocco pugliese. Il nostro itinerario riprende il suo andare da Gallipoli, la città non è soltanto una frequentatissima meta estiva, al limite del quasi sempre esaurito, ma è meta di turisti che vi giungono attratti e desiderosi di conoscere l’enorme ricchezza dei suoi monumenti in stile barocco.
Uno degli esempi più noti è la bellissima Cattedrale di Sant’Agata, conosciuta anche come il Duomo di Gallipoli. Il suo interno somiglia a una pinacoteca, perchè conserva bene 106 tele del seicento e del settecento. Anche il Palazzo del Seminario realizzato nel 1756 presenta sulla facciata vari motivi che richiamano il barocco, al suo interno è possibile visitare il Museo Diocesano, fondato nel 2004, dove sono conservati vari quadri e dipinti che risalgono al seicento e al settecento barocco Oltre alla Cattedrale è possibile visitare, tra i tanti palazzi barocchi, il Palazzo Tafuri e quello di Munittola.
leggi anche https://www.corrierepl.it/2021/08/13/il-barocco-in-puglia-parla-leccese/
Gallipoli è divisa al suo interno in due città, ovvero quella vecchia e quella nuova. Nella città vecchia, viene salvaguardato il centro storico, con il suo fascino antico e le sue strette e piccole vie. Quello che rende unico e affascinate il centro storico è l’Isola di Sant’Andrea un bellissimo isolotto, che si estende per circa un km ed è collegato alla terraferma da un lunghissimo ponte ed è circondato da una cinta muraglia dalla quale è possibile ammirare lo splendore di tutta l’isola.
Il centro antico risulta collegato attraverso un ponte con la città nuova chiamata ”borgo”. Se si percorre la Riviera Cristoforo Colombo si può ammirare la Chiesa di San Francesco di Paola, la quale conserva bellissimi dipinti della seconda metà del Seicento e la Chiesa della Purità, con il suo interno ricco di dettagli di epoca barocca e tele del settecento.
L’età barocca nel Salento non è stata soltanto un’espressione artistica, una particolare corrente di pensiero, uno ispirato stato d’animo ma rappresentò anche un forte incentivo che diede impulso alla ristrutturazione ed alla ricostruzione innovativa di chiese, palazzi e monumenti che hanno retto nel tempo per il loro splendore. Dalla fine del Cinquecento la Chiesa Cattolica chiede, come ratificano le sessioni del Concilio di Trento conclusosi nel 1563, che l’arte tutta diventi veicolo del messaggio cattolico in grado di destare stupore e meraviglia, di esaltare la grandezza del creato.
È in questo periodo che si diffonde la cultura cosiddetta “barocca” (termine, secondo alcuni, derivato dalla definizione portoghese e spagnola di una perla di forma irregolare) la quale, anche da un punto di vista artistico, deve arrivare alla gente rassicurandola nel credo cattolico romano al quale aderire o convertirsi con fiducia e serena convinzione. Allo stesso tempo essa deve indicare dei punti fermi ed una via da percorrere in un momento in cui la situazione europea era scossa da tanti notevoli mutamenti, come la Guerra dei Trent’anni.
Col barocco, per la prima volta, la cultura acquista una connotazione di cultura di massa; ed è ancora una volta l’Italia a detenere, in ambito barocco, il primato delle arti e del bello. Alle importanti trasformazioni culturali ed artistiche di questa epoca partecipa attivamente anche il Sud Italia; ed è proprio la Puglia ad annoverare, in primo luogo, la città di Lecce come punto di riferimento artistico e culturale della stessa Regione. Non sono da meno, però, altri centri minori del Salento, tra cui Manduria.
L’antica Casalnuovo, infatti, vedrà, nel XVII secolo, il rilancio della cultura religiosa già con l’erezione, nel 1610, a Collegiata della Chiesa Madre in stile barocco Sorsero, inoltre, nuovi centri di religiosità, come il monastero delle Benedettine, destinato ad accogliere le figlie delle famiglie nobili, la cappella della Pietà e la chiesa di san Giuseppe. Entrambe presentano forti connotazioni in stile barocco.
Inoltre si provvide ad ampliare il convento di San Francesco e a completare la relativa chiesa; contemporaneamente sorse il convento degli Agostiniani, eretto grazie allo stretto legame esistente tra l’ordine e la famiglia Imperiali, proprietaria del feudo.
Nel 1638 fu ultimato il Convento dei Padri Serviti. Nella seconda metà del XVII secolo fu ultimata la chiesa dell’Immacolata e sorse il Convento degli Scolopi. Va rilevato, comunque, che da un punto di vista architettonico, pur essendo in epoca barocca, molti degli edifici sacri che all’interno si presentano ricchi di fregi e decorazioni barocche riflettono, nella facciata, uno stile tardo rinascimentale, come è possibile scorgere per lachiesa ed il convento di san Francesco, la chiesa ed il convento di s. Maria, la chiesa dell’Immacolata e la chiesa di san Rocco.
Se le predette città custodiscono alcune tra le più belle e pregiate opere del barocco dell’hinterland leccese e della Terra d’Otranto, dobbiamo anche sottolineare che questa forma d’arte architettonica riuscì ad affermarsi anche in molti degli altri centri del basso Salento fino a Santa Maria di Leuca.
Particolarmente interessanti sono le testimonianze che possiamo riscontrare nella chiesa parrocchiale di Lequile, la chiesa dell’Immacolata di Cutrofiano, la chiesa madre di Castrì e quella di Tricase; le chiese, i palazzi e i monumenti barocchi sono presenti in tutti i centri del Salento e sono talmente tanti da risultare impossibile da poterli elencare tutti.
Il Barocco di Martina Franca è tra i più romantici dell’intera Regione.Nota per la particolarità dello stile e l’architettura barocca ed il festival musicale della Valle d’Itria di cui è la capitale, Martina Franca sorge sulle propaggini meridionali della Murgia, ai confini delle province di Taranto, Brindisi e Bari e ad un tiro di schioppo dalla bellissima Locorotondo. Il termine Martina deriva dalla devozione che gli abitanti della zona avevano nei confronti di San Martino di Tour, mentre l’aggettivo Franca fu aggiunto da Filippo I° D’Angiò nel 1310 quando riconobbe alla città diversi privilegi, ossia franchigie e la demanialità perpetua.
Nel 1310 la città fu chiamata Franca Martina, poi nel corso dei secoli, perdendo la demanialità perpetua, scomparve l’aggettivo Franca. Solo dopo l’Unità d’Italia, nel 1871, la città fu ribattezzata Martina Franca. Si accede alla città dall’Arco di Santo Stefano, l’ingresso trionfale in stile Barocco con sopra la scultura di San Martino che anticipa la bellezza romantica in stile barocco e rococò della cittadina.
Una volta varcata la porta si apre il centro storico con scenari urbanistici di grande impatto scenografico che dominano il corso principale, via Vittorio Emanuele, volgarmente detto Ringo, dal latino medievale ruga e significa via, o meglio solco di confine fra i territori di Monopoli e di Taranto, che nel XIV costituirono l’area di sviluppo di Martina. Molto bello il Palazzo Ducale, sede del duca Petracone Caracciolo di Napoli, che ad oggi ospita il Municipio.
Notevoli, all’interno, le sale dell’Arcadia, del Mito e della Bibbia, che prendono il nome dai cicli di affreschi in esse ospitati, tutte opere del pittore francavillese Domenico Carella che le eseguì nel 1776. Nello stesso Palazzo Ducale è ospitato anche un museo, che accoglie, oltre alle preziose giade e porcellane cinesi e giapponesi, una magnifica raccolta di preziose opere d’arte delle più importanti manifatture occidentali, per un totale di circa settemila pezzi. Molto belle le pareti interamente affrescate nei toni del giallo e le porte antiche comunicanti fra di loro, che danno un senso di potenza ed infinito.
La Basilica di San Martino: fulgore del Barocco di Martina risale alla seconda metà del settecento, si caratterizza per la meravigliosa e maestosa facciata, sulla quale spicca centralmente l’immagine del Patrono che divide il mantello con un mendicante ad Amiens. Nell’interno degni di nota sono l’altare maggiore in marmi policromi del 1773 di scuola napoletana, l’ampio cappellone del Santissimo Sacramento, un presepe opera di Stefano da Putignano e varie tele di Domenico Antonio Carella, tra cui l’”ultima cena”.
Ospita le reliquie di Santa Comasia, che la tradizione vuole martire tra il II e il IV secolo. Nell’aprile del 1998 papa Giovanni Paolo II l’ha elevata alla dignità di basilica. A Melpignano l’ex Convento degli Agostiniani è il luogo del cuore per tutti coloro che in una magica notte d’estate risvegliano la “taranta”, in un tripudio di voci, balli e suoni. Il complesso conventuale infatti diventa, nel penultimo sabato di agosto, la suggestiva scenografia della “Notte della Taranta”, il più grande festival di musica popolare d’Europa, che accoglie centinaia di migliaia di persone provenienti da ogni angolo del mondo.
L’ex Convento nasce intorno al 1573, quando l’ordine degli Agostiniani riceve in affidamento la Chiesa del Carmine in risposta alle esigenze della Chiesa di Roma, intenta a confermare la supremazia del rito latino su quello greco-bizantino, diffuso nel Salento già da diversi secoli. Melpignano, in uno con altri così come 12 Paesi del suo hinterland, fa parte della Grecìa salentina, un’oasi ellenofona in cui ancora oggi si parla il griko, una lingua neo-greca. L’intero complesso è considerato uno degli esempi più belli del barocco leccese.
Il grande chiostro con la splendida balconata a nove archi e la vera del pozzo con l’aquila a due teste, simbolo della famiglia Castriota Scanderberg, fanno da sfondo ad importanti eventi culturali. Le incisioni latine, poste sulle architravi delle porte invitano chiunque varchi quella soglia a non sentirsi straniero: “Ostium meum viatori patuit” [Giobbe 31:31] recita un’iscrizione.
La Chiesa, dedicata alla Madonna del Carmine reca la firma del più illustre architetto seicentesco Giuseppe Zimbalo e del capo mastro Francesco Manuli.
La sua facciata è un trionfo di putti, animali, fiori e merletti, che posti sul fregio dei due ordini della facciata, incorniciano il nome del mecenate, Monsignor Raffaele Monosi. Il portale è caratterizzato da due coppie di colonne finemente decorate che sorreggono una trabeazione sormontata dalla statua della Madonna. L’interno, a navata unica, è ricco di altari barocchi.
L’ex Convento degli Agostiniani oggi è uno dei gioielli architettonici più belli e rappresentativi della piccola comunità salentina, in grado di coniugare storia, cultura, tradizione e folclore. Il Barocco in capitanata ha il suo più importante punto di riferimento nella Chiesa di Santa Maria della Misericordia che si trova nel cuore della città di Foggia. E’ sicuramente una delle chiese più interessanti nel panorama foggiano e della sua provincia. Risalente al 1650 e restaurata in seguito al terremoto del 1731, questa piccola ma interessantissima chiesa fu chiusa per una trentina di anni e solo di recente riaperta al culto ed al pubblico.
Da non perdere il meraviglioso altare in marmi policromi, ricchissimo di particolari e decori in pieno stile barocco. Sui lati sono posizionate 14 tele risalenti al XVII sec. Alzando lo sguardo appena si entra non si può non essere incantati dal particolarissimo soffitto ligneo in foglie d’ oro con motivo sepolcrale di teschi. Al di sotto della chiesa sono presenti alcuni camminamenti, chiamati ipogei, di cui Foggia è disseminata al di sotto del suolo stradale.
La facciata della chiesa semplice ma molto particolare, con festoni di foglie e teschi invita il visitatore ad entrare ed a scoprire uno degli esempi barocchi più interessanti di tutta la capitanata. Sempre a Foggia assolutamente da non perdere la Chiesa di San Domenico, a forma ellittica dominata dall’imponente cupola e caratterizzata da tutti gli elementi ricorrenti dell’architettura barocca. Edificata nel primo Settecento e in seguito ricostruita dopo il disastroso sisma del 1731, la bella Chiesa di San Domenico, oggi sede dell’Arcivescovado, testimonia la presenza dell’importante ordine monastico dei Padri Domenicani a Foggia.
La gradinata introduce all’elegante facciata, concava, a richiamo della struttura ellittica interna, che costituisce uno dei motivi ricorrenti di molte chiese foggiane costruite nel Settecento e una delle linee di ricerca spaziale dell’architettura barocca. Sempre a Foggia da non perdere la Chiesa di Sant’Agostino che risale al 1100; è ubicata in pieno centro storico al quale la chiesa dà il lustro del suo raffinato stile barocco.
La parte alta della facciata è decorata dalle statue in marmo di San Leonardo e San Nicola da Tolentino, poste ai lati di un finestrone. Ancora più in alto si staglia la statua di Sant’Agostino. La chiesa internamente è a navata unica. Oggi ospita uffici e aule della facoltà di Lettere e le sale del Museo del Territorio.
Da visitare anche la Chiesa del Conventino, sede del Palazzo Vescovile; costruita nel XVIII secolo, la chiesa apparteneva all’Ordine dei padri predicatori detti domenicani che abitavano l’attiguo convento, attualmente sede dell’Arcivescovato. La chiesa ricostruita dopo il 1731 in luogo di una più antica, è di stile barocco, con la caratteristica facciata introflessa. L’interno a pianta ellittica, con altari marmorei e decorazioni a stucco, conserva affreschi eseguiti alla fine dell’800 dal pittore conterraneo Antonio la Piccirella.
Tra i numerosi palazzi e chiese di stile Barocco che meritano d’essere visitati a Foggia segnaliamo tra gli altri il Palazzo della Rosa, ilPalazzo della Dogana, la Chiesa del Calvario e la Chiesa di Sangiovannicostruita nel 1626. La San Severo barocca in provincia di Foggia ci offre la possibilità di visitare un lotto di chiese barocche veramente spettacolari e di grande impatto architettonico, tra le quali: la Parrocchiale di Santa Croce, popolarmente nota col titolo di Croce Santa, un tempo grancia della Cattedrale.
Attestata nel XIII secolo col titolo di san Simone. L’esterno, settecentesco, si presenta modesto, eccezion fatta per il grazioso campanile con cupoletta rivestita di maioliche. All’interno, di sobrie linee barocche, spiccano la statua lignea di san Rocco, opera di Gregorio Palmieri (1770), e la settecentesca cona d’altare, marmorea, della Madonna della Sanità, proveniente dalla chiesa di sant’Agostino.
Nella moderna cripta, inoltre, si conserva una notevole Pietà lapidea del XV secolo, posta a coronamento del sepolcro del servo di Dio mons. Felice Canelli (1880–1977). La chiesa della Madonna delle Grazie fu edificata prima del XVI secolo, era grancia di San Severino.
Nel 1606 fu affidata ai padri cappuccini, che la tennero fino al 1866 e poi dal 1934. L’attuale struttura architettonica neobarocca, a croce latina con due navate laterali, risale ai lavori di ristrutturazione compiuti tra il 1852 e il 1881. La chiesa conserva alcune opere interessanti, come il dipinto settecentesco della Crocifissione, la statua della Madonna delle Grazie (1838) e quella di san Leonardo, di Gregorio Palmieri (1780).
La parrocchiale di Santa Maria della Libera e San Sebastiano, popolarmente nota come chiesa del Rosario, fu edificata per ringraziare il santo patrono san Sebastiano per aver liberato San Severo dalla peste nel XIV secolo. Divenne sede dei padri domenicani nel 1564, in seguito soppresso il convento domenicano nel 1652, il tempio fu poi servito dall’Arciconfraternita del Rosario, che dopo il 1730 lo ampliò e lo arricchì di arredi, quadri e statue barocchi. Nel 1851 l’Arciconfraternita si trasferì nella chiesa della Trinità, portando con sé gran parte delle statue lignee di sua pertinenza.
All’interno si conservano l’interessante altare maggiore settecentesco in marmi policromi, alcuni pregevoli dipinti di varia epoca e diverse statue lignee di notevole valore, tra cui l’entusiasmante Madonna della Libera di Giuseppe d’Onofrio. La chiesa di San Francesco dei Conventuali radicalmente ristrutturata ai primi del Novecento conserva la semplice facciata secentesca collegata al grande monastero dei francescani, oggi sede del Museo civico, M.A.T (museo alto Tavoliere) All’interno del tempio si ammirano cinque preziosi altari con tarsie del primo Settecento e pregevoli dipinti barocchi di Sei e Settecento, tra cui una Deposizione firmata di Alessio d’Elia. La Grancia di San Severino, è attualmente chiusa al culto.
Per il prossimo futuro se ne prevede l’impiego, previ interventi di restauro, come contenitore culturale annesso al complesso museale. La chiesa di Santa Lucia ha sobria facciata settecentesca e interno squisitamente barocco con pianta che simula una croce latina in una successione molto suggestiva di spazi fortemente ritmati, decorati con stucchi della scuola di Vaccaro.
Sul portale, all’interno, si trova un ricco organo positivo del primo Settecento. Interessanti le statue lignee tardobarocche dell’Addolorata e sant’Anna, entrambe di Giuseppe d’Onofrio, e di san Michele Arcangelo (1846). Nell’abside è il bel coro ligneo (sec. XVIII), con ricco stallo priorale, e quel che resta del pregevole altare maggiore in marmi policromi (1732), acquistato e trasferito dalla chiesa della Pietà nel 1772.È grancia della Cattedrale e sede della confraternita del SS. Sacramento, tra le più antiche della città.
All’ormai arci-famoso Barocco leccese si contrappone il Barocco tipico della città di Bari e della sua area metropolitana Un circuito di dieci chiese, dal Carmine a Santa Teresa dei Maschi, da San Francesco alla Scarpa a Santa Scolastica, e diversi palazzi storici e il Sedile sono fra i monumenti più belli che costellano il borgo antico: è questa la Bari barocca, quella che nulla ha da invidiare al più celebrato e conosciuto romanico, del quale le testimonianze più note sono la Cattedrale e la Basilica di San Nicola.
Va sottolineato che tanto la cattedrale (per la cripta) sia la basilica (per il soffitto ligneo), così come San Giacomo, Sant’ Anna, San Marco e San Martino sono chiese romaniche, ma custodi di importanti testimonianze barocche, sopravvissute a quelli che gli esperti definiscono «restauro di ripristino al romanico». In sostanza il barocco, stile artistico-architettonico nato fra Seicento e Settecento, è stato sottoposto a una sorta di rimozione fino a tempi recenti da parte di architetti e storici che l’hanno considerato un “non stile”.
L’ occasione per rivedere la prospettiva storica, riscoprendo dunque il barocco, non solo a Bari ma anche in altri sette centri della regione, compresi gli altri quattro capoluoghi, è venuta da un progetto del Soroptimist club di Bari nell’ambito di una propria iniziativa nazionale che aveva come titolo: “Conoscenza, tutela e valorizzazione del Barocco in Terra di Bari. Un itinerario storico-artistico e architettonico per Bari barocca”.
Il coordinamento progettuale è stato affidato alla storica dell’ arte Mimma Pasculli Ferrara, docente all’ Università di Bari e presidente del Centro ricerche di storia religiosa in Puglia per la quale: «Il fenomeno del Barocco in Puglia in gran parte rimosso in questi due ultimi secoli sia nella memoria collettiva sia nelle testimonianze storiografiche, quando non materialmente annullato dalle demolizioni o dagli sconsiderati restauri di ripristino al romanico, vede un primo rifiorire degli studi a partire dagli anni Cinquanta del Novecento.
Studi e ricerche storico-urbanistiche, arricchite spesso da planimetrie, ci hanno consentito di mettere a punto una schedatura completa delle presenze architettoniche relative al barocco».
A Bari fra le testimonianze più importanti c’ è appunto il circuito delle dieci chiese fondate fra il Sei-Settecento e «strepitosamente barocche», come le definisce la Pasculli Ferrara, rimarcando, con l’espressione coniata da Giulio Carlo Argan, che «il Barocco deve essere inteso prima di tutto come stile di vita». Nel borgo antico di Bari si organizzano sempre più frequentemente itinerari turistici che partono da piazza del Ferrarese e consentono di visitare ed ammirare i alcuni dei gioielli storico-architettonici che presentano interessanti e bellissime opere barocche Santa Chiara, le Chiese del Carmine, di San Domenico, di San Giuseppe, di San Michele e di Santa Teresa dei Maschi.
Ed ancora la chiese del Gesù, di San Gaetano, di Santa Scolastica, di San Francesco alla Scarpa, fino al campanile dell’ Annunziata. L’elenco delle chiese e dei monumenti barocchi non si esaurisce qui; in tutta la Puglia e quasi in tutte le città della Regione è possibile individuare una chiesa o un momento che presenti le caratteristiche di un’opera d’arte tipicamente barocca.
Tra le innumerevoli opere ne vogliamo evidenziare alcune che per la loro bellezza possono considerarsi patrimonio primario dello stile barocco e meritevole d’essere visitate per il loro valore storico e culturale. Ricordiamo tra le altre la Chiesa Madre di Casarano, quelle di Ceglie Messapica e di Francavilla Fontana, l’ Altare della Natività della Vergine della Chiesa di San Gaetano di Bitonto, la Chiesa della Madonna del ponte ad Avetrana La Chiesa del convento con i suoi altari e le cappelle di Maruggio (Taranto); l’ex Convento degli Agostiniani a Melpignano, la Chiesa Madre di Muro Leccese, la Chiesa di San Vito Martire (Oggi Museo delle civiltà preclassiche della murgia meridionale) di Ostuni, la Chiesa Madre di San Salvatore di Poggiardo, il Palazzo ducale di San Cesario di Lecce, la Chiesa di Maria SS. Assunta di Sternatia.
Un patrimonio unico affascinante, dallo splendore straordinariamente coinvolgente per il quale da tempo è stato giustamente chiesto all’UNESCO di volerlo inserire tra i Beni Patrimonio dell’Umanità°. I presupposti ci sono tutti manca l’ok definitivo che metterebbe le pubbliche amministrazioni e i privati proprietari nelle condizioni di attivare la progettazione di lavori di ristrutturazione, di consolidamento e di manutenzione ordinaria e straordinaria per poter accedere ai finanziamenti pubblici da parte dello Stato e dell’Unione Europea.
Un patrimonio assolutamente da conservare e da salare, ne vale sinceramente la pena.
Giacomo Marcario