Come negli anni ’90, il Panshir si prepara a resistere ai talebani
La valle, nel nord-est dell’Afghanistan, si riunisce attorno ad Ahmad Massoud, figlio dello storico comandante che tenne sotto scacco i sovietici prima e gli studenti coranici poi
- © Afp – Ahmad Massoud, il figlio del ‘Leone del Panshir’
AGI – Come venticinque anni fa, ai tempi del leggendario comandante Massoud, la valle del Panshir rimane l’ultimo bastione di resistenza contro i talebani. La provincia del Nord Est è l’unica a non essere ancora caduta in mano agli insorti. “Il territorio è sicuro, tutte le organizzazioni statali continuano a funzionare e i residenti sono pronti per qualsiasi tipo di attacco talebano”, ha assicurato alla Efe il capo del locale dipartimento di Economia, Abdul Rahman, “siamo pronti a resistere ai talebani per la seconda volta”.
La resistenza fra il 1996 e il 2001
La prima fu dal 1996 al 2001, quando il Panshir rimase l’unica regione dell’Afghanistan fuori dal controllo degli studenti coranici grazie alle doti di stratega di Ahmad Shah Massoud, che seppe sfruttare le caratteristiche orografiche della provincia per renderla una fortezza impenetrabile e preservarla dall’occupazione talebana, come anni prima era riuscito a preservarla dall’invasione sovietica.
L’epopea finì il 9 settembre 2001, due giorni prima dell’attentato alle Torri Gemelle, quando Massoud fu assassinato da due terroristi di origine araba, forse membri di Al Qaeda che, spacciatisi per giornalisti, fecero esplodere una bomba nascosta in una macchina fotografica. Il compito di portare avanti la lotta passa ora al giovane Ahmad Massoud, figlio del “Leone del Panshir”. Ahmad Wali Massoud, fratello minore del condottiero tagiko, è invece parte della squadra di negoziatori inviata a Doha per trattare con i talebani.
L’appello del figlio
“Ho ereditato da mio padre, l’eroe nazionale e comandante Massud, la sua lotta per la libertà degli afghani. Questa lotta è ora mia, per sempre”. È quanto afferma in un articolo per la Repubblica Ahmad Massud, figlio del leggendario comandante, che sottolinea come “la tirannia trionfa in Afghanistan” e “nel chiasso e nel furore, s’instaura la schiavitù”.
Ahmad Massud si rivolge poi “a voi, afghani di tutte le regioni e tribù, e vi invito a unirvi a noi. Mi rivolgo a voi, afghani al di là delle nostre frontiere che avete l’Afghanistan nel cuore per dirvi che avete dei compatrioti qui nel Panshir, dove mi trovo di nuovo, che non hanno perso la speranza. Mi rivolgo a tutti voi, in Francia, in Europa, in America, nel mondo arabo, o altrove, che ci avete aiutato tanto nella nostra lotta per la libertà, contro i sovietici in passato, contro i talebani venti anni fa: ci aiuterete ancora?”, si chiede il figlio del leggendario comandante.
E analizza: “Noi afghani siamo nella stessa situazione dell’Europa nel 1940. Siamo rimasti soli” per poi garantire: “Non ci arrenderemo mai”. E nel concludere, Massud lancia un appello: “Unitevi a noi, in spirito o con un sostegno diretto. Siate, amici della libertà, il più possibile numerosi al nostro fianco. Insieme scriveremo una nuova pagina nella storia dell’Afghanistan. Sarà un nuovo capitolo dell’eterna resistenza degli oppressi contro la tirannia”.
L’afflusso di esercito regolare ed ex governanti
Nel Panshir sono confluite anche molte truppe dell’esercito regolare arresesi ai talebani e alcuni rappresentanti delle vecchie autorità, tra cui il primo vicepresidente, Amrullah Saleh. “Mai, mai e in nessuna circostanza mi piegherò ai terroristi talebani”, era stato l’ultimo messaggio di Saleh prima di partire per la valle, “mai tradirò la mia anima e l’eredità del mio eroe Ahmad Shah Massoud, il comandante, la leggenda e la guida. Mai sarò sotto lo stesso tetto con i talebani. Mai”. Rahman ha confermato la presenza di forze sicurezze dell’ex governo afghano ma ha sottolineato che al momento la sicurezza della provincia è garantita “al 95%” dalle milizie locali.