Spazio
da Il tessuto dell’anima , di Rossella Cerniglia
Avvertì lo sconforto dentro di sé come lo sprofondarsi di qualcosa dentro luoghi interiori, inesplorati.
Qualcosa premeva, da fuori, dentro di lei. Collassò, s’infranse, si divise in piccole parti e andò in frantumi. Davanti ai suoi occhi cominciò a sgretolarsi e a crollare.
Ma non sapeva che fosse: cosa, dentro o fuori, spaccasse la realtà in frammenti poi i frammenti in frammenti e avanzasse dirompendo da quell’unica sostanza che era (che era stata?) lei.
Erano come tante piccole cellette d’alveare che avanzavano da lei a lei nell’esplosione, e ne era trasportata.
Lo spazio era dentro e fuori: lei era nello spazio e lo spazio era in lei. I frammenti di quella nuova realtà la spingevano verso il nulla, creando nuovo spazio.
La sostanza di questo era nei frammenti di materia che, dirompendo da lei, allargavano lo spazio. Crescevano indefinitamente, si moltiplicavano da se stessi e lei avanzava, trasportata da questi, nello spazio.
Prima tanto fitte, le particelle di materia si erano distaccate tra loro, avevano preso ad allontanarsi. Lo spazio cresceva sempre più; le particelle di materia, che le erano parse traboccanti, infinite, ora divenivano rade, sempre più lontane, vagavano come corpuscoli in un immenso buio.
Rimaneva attaccata a una di esse come un naufrago a un relitto mentre il moto iniziale andava rallentando, e già temeva di poter cadere poiché quella spinta era divenuta blanda e più non bastava a sostenerla. Perciò si aggrappò al frammento quanto più saldamente le fu possibile.
Intorno ruotavano, lontanissimi, frammenti di materia, corpuscoli agglomerati, così remoti tra loro che il movimento non era più percettibile.
Ora lo spazio era diviso: stava di fronte a lei come cosa non sua. Lei era perduta in esso. In esso non riconosceva più niente di suo: le era cresciuto intorno, si era dilatato a dismisura, in maniera inversamente proporzionale al suo essere tutto interiore. Non aveva più alcuno spazio; e intorno a lei l’altro era infinito.
Il frammento la trasportò e la cullò nell’immenso cuore della tenebra: fu la sua nutrice, il suo asilo, il grembo da cui nascere.
Provò la sensazione d’essere un nulla caduto dentro un nulla.
Nota dell’autrice :
“Si tratta di un immaginario Big-Bang, minuscolo, individuale, che richiama quello dell’Origine, dello sdoppiamento dell’Unità in Dualità e di Spirito e Materia- che ricorda in qualche modo la filosofia hegeliana”.