Chi sarà il prossimo Primo Ministro?
di Vittorio Giordano
“Restano ancora pochi giorni di campagna elettorale: lunedì 20 settembre, gli elettori canadesi che non hanno già votato in anticipo (da venerdì 10 a lunedì 13) si recheranno alle urne per decidere chi guiderà il Paese degli Aceri nei prossimi anni. In occasione dell’ultimo dibattito in inglese, i leader dell’opposizione hanno ancora una volta attaccato il Premier Justin Trudeau sulla pertinenza delle elezioni, alla luce della crisi in Afghanistan e della quarta ondata della pandemia”.
Così scrive Vittorio Giordano sul “Cittadino canadese”, settimanale di Montreal di cui è caporedattore.
“In particolare, il leader del Partito Conservatore Erin O’Toole è apparso più sciolto e spigliato, libero com’era di esprimersi nella madrelingua. Justin Trudeau ha ancora una volta difeso con forza e convinzione la sua scelta, riaffermando la necessità che i cittadini approvino proposte mai trattate durante la campagna elettorale del 2019.
Ma il terzo dibattito ha fatto discutere soprattutto per la domanda che la moderatrice Shachi Kurl, presidente dell’istituto di statistica Angus Reid, ha rivolto a Yves-François Blanchet, leader del Bloc québécois, sulla natura “discriminatoria” delle leggi quebecchesi numero 21 (sulla laicità dello Stato) e numero 96 (sulla protezione della lingua francese) approvate dall’Assemblea Nazionale su impulso del governo cachista. Apriti cielo! Blanchet ha respinto con forza l’accusa, affermando che le due leggi “sono state democraticamente approvate” e “riflettono i valori della nazione quebecchese“.
Successivamente, anche gli altri leader hanno fatto quadrato intorno al Québec, dichiarando all’unanimità che “il Québec non è razzista”. Ma la reazione più severa e stizzita è arrivata da Primo Ministro del Québec, François Legault, che si è ispirato ad una famosa dichiarazione di Robert Bourassa (suo predecessore) dopo il fallimento dell’accordo di Meech Lake, per inviare un messaggio esemplare al resto del Canada.
“Qualsiasi cosa dicano, qualsiasi cosa facciano a Ottawa, il Québec è una nazione libera di proteggere la sua lingua, i suoi valori, i suoi poteri“, ha tuonato il leader della CAQ.
In base agli ultimissimi sondaggi (Nanos Research, Mainstreet Research ed Abacus data), i liberali appaiono in leggera ripresa (soprattutto in Ontario e in Québec), ma non abbastanza per conquistare la maggioranza in Parlamento.
Tanto che, al 12 settembre, il sito specializzato 338Canada.com, che fa una media ponderata di tutti i sondaggi, fotografa così le forze in campo: il 32,2% per i Conservatori (129 seggi), il 31,9% per i Liberali (145), il 18,8% per i Neodemocratici (32), il 6,7% per il Bloc Québécois (30), il 6,2% per il Partito Popolare (0,3) ed il 3,2% per i Verdi (1,9).
Saranno le elezioni numero 44 della storia federale canadese e serviranno ad eleggere il Primo Ministro numero 24.
Più di 27milioni gli elettori, di cui oltre 6,5 nella provincia del Québec, che dovranno scegliere i deputati in 338 circoscrizioni elettorali.
I seggi del Parlamento uscente sono così distribuiti: Liberali 155, Conservatori 119, Bloc Québécois 32, NDP 24, Indipendenti 5, Partito dei Verdi 2. Un partito deve aggiudicarsi almeno 170 seggi, per un governo di maggioranza. I parlamentari, che senza altre elezioni anticipate resteranno in carica 4 anni, sono eletti con un sistema maggioritario secco: il candidato che ottiene il maggior numero di voti, in ogni distretto elettorale, si aggiudica il seggio. Alle ultime elezioni del 21 ottobre 2019, l’affluenza definitiva è stata del 67%”aise