Chi insegna ai popoli il bene e il male, non li aiuta a vivere ma a suicidarsi
Almeno nell’ultimo secolo il mondo della cultura ci ha insegnato che politica significa soluzione dei problemi. Falso. Non c’è popolo al mondo che non abbia dovuto prendere atto dopo 10, 20, 50, o 100 anni e oltre, che nessuna politica raggiunge la finalità che si prefigge, se esagera, (come in tutto l’Occidente progredito a casaccio), in bene o in male.
Esagerare in male è criminale nei confronti dei popoli, ma è anche suicida per la classe politica (vedi comunismo, fascismo e nazismo) che poi viene combattuta con la stessa ferocia dai popoli che ha schiavizzato e sfruttato.
Ma anche la politica che esagera in bene può produrre effetti devastanti. Il progresso democratico ed economico ma idiotamente antiecologico dell’Europa e dell’America è stato ed è così veloce ed esagerato, da trasformare la natura in discarica a cielo aperto e gli stati in paradiso per poveri.
Tanto da indurre la natura a ribellarsi a colpi di calamità assassine, e tutti i poveri del mondo a rischiare la pelle per cambiare vita invadendo gli stati ricchi e democratici, che in quanto tali, devono assicurargli ospitalità dignitosa e sicura.Quindi il vero professionista politico dovrebbe circolare col bilancino del farmacista in tasca, per perseguire la giusta misura, la via intermedia tra bene e male ed evitare le esagerazioni positive e negative.
I più sono convinti che non ci sia una terza via nelle scelte umane di qualunque tipo e ricorrono al “tertium non datur” per giustificare la loro miopia suicida. Invece il “tertium” è dato a chi si spacca il cervello per cercarlo, è dato dalla moderazione, dalla gradualità nei cambiamenti e dai continui aggiustamenti di rotta, perché, paradossalmente, se la vita umana è di qualità non lo stabilisce l’uomo.
Può solo dedurlo dall’impatto ambientale del suo progresso; cioe da come la natura reagisce alla devastazione delle attività dell’uomo. Se le accetta da madre paziente e generosa o le respinge da matrigna assassina.
È facile a dirsi e difficile a farsi; ma un popolo che non vuole vivere da suicida, deve diffidare delle strade già asfaltate e a scorrimento veloce promesse da cultura, politica e finanza irresponsabili, ladrone, assassine.
La via della misura, moderazione e gradualità va scavata nella roccia con grande intelligenza e immensi sacrifici perché possa rendere risultati positivi e duraturi non solo per l’umanità ospitata, ma anche per il pianeta ospitante.Invece, a colpi di buone intenzioni che lastricano a pelo lucido le vie dell’inferno, l’Italia è passata da quarta potenza industriale del mondo a prima impotenza mondiale straripante di debiti, disoccupati, immigrati e falliti e con il territorio in totale disfacimento.
Chi c’ha fatto credere che tertium non datur, e che le migliori soluzioni possono venirci soltanto dall’istruzione di massa, dal giornalismo, dal sindacalismo, dal lavoro dipendente ben pagato e irresponsabile, dallo strangolamento burocratico e fiscale dei piccoli imprenditori, dalla “interessata” protezione dei grandi o delocalizzazione, ha distrutto l’Italia a 360° e condannato gli italiani, che Dio non voglia, alla guerra civile.
Franco Luceri