La scuola e l’Italia cambiano pelle
di Paolo Pagliaro
L’anno scorso ci sono state 400 mila nascite, quest’anno saranno di meno. L’altro giorno il presidente dell’Istat ha detto che con un simile trend l’Italia si avvia a diventare un paese da 30 milioni di abitanti. Le previsioni del professor Blangiardo trovano ora parziale conferma nei dati sulla popolazione scolastica resi noti dal Miur. L’anno scorso la scuola ha perso circa 100 mila studenti, per l’esattezza 115 mila se si contano solo gli alunni italiani. E’ uno degli effetti più vistosi del declino demografico.
In compenso sono aumentati di 19 mila unità i bambini e ragazzi stranieri, che oggi sono dunque 877 mila, il 10,3% del totale.
Li chiamiamo stranieri perché non hanno la cittadinanza italiana, ma il 65% è nato in Italia, con punte di oltre il 70% in Veneto. Vivono e studiano soprattutto a Milano, Roma, Torino, Brescia, Bergamo e Bologna. La quota più alta, il 28% di stranieri sul totale degli iscritti, si registra nelle scuole di Prato. Seguono Piacenza, Mantova, Parma e Cremona. Nelle scuole di queste città non hanno la nazionalità italiana 2 ragazzi su 10. I loro genitori sono originari di quasi 200 paesi nel mondo, ma il 45% viene da un Paese europeo.
Il 38% si diploma a 18 anni. Bisognerà attendere il prossimo rapporto per valutare gli effetti della pandemia e della didattica a distanza sul rendimento scolastico degli studenti stranieri, che già in tempi normali pagano il prezzo di condizioni sociali sfavorevoli. Per ora constatiamo che mentre la politica discute di ius soli, l’Italia silenziosamente cambia pelle.9Colonne