“Universo Olivetti. La comunità come utopia concreta”
“Spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande” . Adriano Olivetti.
“Universo Olivetti. Comunità come utopia concreta “è il titolo della mostra realizzata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), in collaborazione con la Fondazione MAXXI e la Fondazione Adriano Olivetti, a cura di Pippo Ciorra, Francesca Limana e Matilde Trevisani.
Adriano Olivetti viene spesso ricordato come un visionario, un imprenditore fuori dal comune, un genio eclettico. Certo è che l’industriale piemontese è il simbolo del Made in Italy, che ha creato a Ivrea la prima Silicon Valley italiana.
Difatti tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta del Novecento, Adriano Olivetti realizza attraverso e intorno alla fabbrica di Ivrea l’ideale di un paesaggio visionario in cui la modernizzazione industriale e la tecnica si affiancano a un’innovativa riorganizzazione degli spazi e a un’idea precisa dei rapporti tra la fabbrica stessa, la città, il territorio e chi lo abita.
Ma ,con Adriano Olivetti arriva soprattutto una nuova visione di impresa, basata sull’organizzazione decentrata del personale e sulla razionalizzazione dei tempi e dei metodi di montaggio.
L’industriale di Ivrea è dunque un precursore del moderno welfare, sempre alla ricerca di un equilibrio tra profitto, democrazia e giustizia sociale.
È notorio che gli operai Olivetti avessero salari superiori alla media,il beneficio di convenzioni per case e asili accanto alla fabbrica e una biblioteca in azienda con libri da poter leggere durante le pause.
«I servizi sono un dovere che deriva dalla responsabilità sociale dell’azienda»
L’obiettivo era quindi di creare una società più giusta e più sana e una comunità di lavoro basata sulla felicità collettiva.
Ritornando alla mostra,essa è articolata in quattro sezioni (Città e Politica, Fabbrica, Cultura e Immagine, Società), che raccontano il progetto olivettiano in tutti suoi aspetti, dimensioni e complessità.
Attraverso una galleria di grafiche, documenti d’archivio, riproduzioni e rivisitazioni fotografiche, si torna a ragionare sulla stringente attualità di una figura come quella di Adriano Olivetti e sul suo modello d’impresa unico e innovativo costituito attorno a Ivrea,città recentemente iscritta nella Lista del Patrimonio Unesco (https://www.fondazioneadrianolivetti.it/attivita/universo-olivetti/)
Proprio l’attualità del lascito olivettiano e la recente iscrizione UNESCO, sono le premesse della mostra che, nel suo tour mondiale, dopo le tappe a Ekaterinburg e a Berlino, arriva presso la Sala Mercadal del COAM di Madrid.
L’esposizione, che si potrà visitare dal prossimo 7 ottobre al 2 novembre, è presentata dall’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, sotto l’egida dell’Ambasciata d’Italia in Spagna, in occasione della XVIII Settimana dell’Architettura .
La mostra, come accennato,ha l’obiettivo di approfondire la conoscenza di una delle figure fondamentali del Novecento italiano,quella di Adriano Olivetti .
È notorio, infatti come accennato in premessa,che sia stato uno dei pochi a riuscire a coniugare processo produttivo, responsabilità sociale e attenzione al territorio urbano, creando un modello di impresa unico e tutt’ora attuale.
Le quattro sezioni della mostra :
Fabbrica: racconta attraverso i documenti, immagini, progetti architettonici, interviste audio/video, una selezione di prodotti e oggetti Olivetti, l’idea di fabbrica come motore dello sviluppo politico ed economico del territorio e il concetto olivettiano di “fabbrica di bene e non solo di beni”. Viene infine ricostruita la rete degli stabilimenti e degli show-room Olivetti realizzati in tutto il mondo dai più grandi architetti e designers internazionali, testimonianza assai pratica della capacità di Adriano di tenere insieme il concetto di appartenenza al territorio e di presenza sulla scena globale.
Cultura e Immagine: racconta l’idea olivettiana di cultura, il ruolo di Adriano Olivetti nella cultura italiana, la promozione, la realizzazione e le committenze che hanno portato il codice visivo olivettiano a essere riconosciuto come un punto di avanguardia nelle arti grafiche dil Novecento. L’allestimento contiene testimonianze delle numerose attività editoriali e culturali promosse da Olivetti: una selezione di libri dille storiche Edizioni di Comunità, locandine e manifesti, progetti architettonici degli edifici destinati alle attività culturali e altri materiali.
Le ultime due sezioni Città e Politica e Società affrontano le relazioni tra l’azione olivettiana in questi settori e gli strumenti che Olivetti metteva in campo, in termini di architettura, presenza sul territorio, capacità di coniugare il pensiero visionario e la concretezza politico-amministrativa.
I materiali del percorso espositivo provengono prevalentemente dall’archivio della Fondazione Adriano Olivetti e dall’Associazione Archivio Storico Olivetti, Main Partner Tecnico del progetto e da altri importanti archivi.
Il metodo Olivetti, insomma, ci dice che la bellezza che dà senso all’esistenza è un muoversi incontro all’utopia di un benessere da cui tutti, e non solo i privilegiati,attingono.
L’insegnamento di Olivetti è che si può perseguire al meglio l’innovazione e il progresso tecnologico sviluppando solidarietà.
Oggi tale modello, ancora applicato con successo in realtà artigianali di grande prestigio, non potrà più ispirare la realizzazione di grandi impianti industriali poiché la stessa produzione di beni richiederà sempre meno il coinvolgimento di operatori umani.
Ma questa profonda trasformazione, se ben governata, potrà essere una grande opportunità per la crescita ed il progresso dell’umanità alla quale non si chiederà più di dedicare la maggior parte del proprio tempo alla produzione di beni bensì al loro studio e alla loro ideazione .
Questo favorirà una diffusione sempre maggiore della cultura ed il progresso di tutta l’umanità che era, in fondo, il sogno irrealizzato di Adriano Olivetti.