Anche i talebani diventano sì vax
di Paolo Pagliaro
La nuova leadership talebana ha dato il via libera alla ripresa delle vaccinazioni contro la poliomielite, sospese in Afghanistan da più di tre anni. Ha detto sì anche all’utilizzo di infermiere e altro personale femminile per la somministrazione dei vaccini. In un colpo solo crollano così i due pregiudizi che aveva fatto dell’Afghanistan uno degli ultimi paesi al mondo in cui è ancora endemica una malattia che può causare paralisi invalidanti nei bambini.
I talebani avevano sempre visto con sospetto le campagne di vaccinazione, considerate uno strumento per spiare gli insorti e per minare le tradizioni islamiche. Alcuni leader tribali sostenevano che il vaccino era causa di infertilità. E dunque nelle aree controllate dallo Stato islamico o dai talebani, medici e infermieri avevano spesso pagato con la vita il loro impegno in prima linea.
Ieri una nota delle Nazioni Unite ha annunciato la svolta. L’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unicef hanno comunicato che la campagna di vaccinazione porta a porta inizierà l’8 novembre con il sostegno dei talebani, che si sono impegnati a garantire la sicurezza di dottoresse e infermiere.
Nel corso dei colloqui con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i talebani hanno convenuto anche sulla necessità di avviare immediatamente campagne di vaccinazione contro il morbillo e il COVID-19. In quest’ultimo caso il problema è la scarsa disponibilità di vaccini.