La pittrice-robot che spaventa Al Sisi
di Paolo Pagliaro
L’anno scorso le autorità egiziane avevano vietato il volo degli aquiloni, nel timore che fossero utilizzati per spiare postazioni militari o altri obiettivi sensibili. Decine di ragazzini disobbedienti erano stati arrestati. Giorni fa, sempre con l’accusa di spionaggio, all’aeroporto del Cairo è stata invece fermata e tenuta per 10 giorni in cella una famosa artista di nome Ai-Da, che deve la sua notorietà al fatto di essere un robot.
L’androide dalle fattezze femminili, creata due anni fa in un laboratorio britannico, doveva partecipare a Forever Is Now , una importante rassegna internazionale di arte contemporanea alle Piramidi. Ai-Da vede il mondo attraverso due videocamere, lo interpreta grazie ad algoritmi scritti da sviluppatori esperti nel campo dell’intelligenza artificiale e lo riproduce su tela impugnando con le sue mani metalliche matite e pennelli. Il robot può realizzare ritratti fedele all’originale oppure può rielaborare liberamente (si fa per dire) le immagini che cattura.
E’ dovuto intervenire l’ambasciatore inglese perché i servizi di sicurezza di Al Sisi si convincessero che il robot non era parte di un complotto per danneggiare lo Stato egiziano.
In un saggio pubblicato in Italia dal Mulino, la studiosa Kate Crawford spiega che l’intelligenza artificiale non è “né intelligente né artificiale”, tantomeno quella di un robot progettato per dipingere.
Ma questo Al Sisi non può saperlo. La videocamera di un androide o un aquilone che vola sul Nilo sono potenziali minacce per il suo regime che nel buio delle prigioni pratica sistematicamente la tortura e che alla famiglia Regeni continua a negare anche quel minimo risarcimento rappresentato dalla verità.