L’organizzazione sociale e l’economia nel villaggio slavo
Le più antiche fonti storiche e testimonianze archeologiche confermano il carattere nomade e contadino della prima civiltà slava. Queste due caratteristiche del popolo slavo rappresentano, tuttavia, un elemento di forza, ma anche di debolezza da un punto di vista storiografico. Gli slavi infatti, diversamente dalle popolazioni con un carattere dominante come quelle germaniche o turche, restarono per lungo tempo quasi sconosciuti e ai margini della storiografia. L’elemento di forza è invece rappresentato dalla capacità da parte degli slavi di insediarsi in territori vastissimi, grazie proprio all’assenza di un carattere predominante o conquistatore.
La civiltà contadina slava si sviluppò in spazi estesi ai confini con i Carpazi e con il Danubio, nonostante le scorrerie da parte di altre popolazioni.
Gli slavi continuarono ad essere una popolazione arretrata per lunghissimi secoli, probabilmente a causa della possibilità di insediarsi in questi territori sconfinati nei quali poterono sfruttare le risorse naturali che non favorirono l’assimilazione di nuove tecnologie.
I villaggi e l’economia
Il villaggio slavo sorgeva lungo i fiumi, che rappresentavano le principali, se non le uniche, vie di comunicazioni. I villaggi, spesso, portavano lo stesso nome dei fiumi che li attraversano, come Mosca che sorge lungo il fiume Moscova. L’intero villaggio era circondato da palizzate per assicurare la difesa degli abitanti.
Le costruzioni abitative potevano essere più o meno ampie e realizzate con con paglia e tralicci, ma anche con legno. Una tipologia abitativa era la zemljanka, una costruzione scavata nella terra e utilizzata principalmente durante l’inverno perché si riscaldava molto più facilmente. A settentrione era diffusa la izbà, a pianta quadrangolare e sopraelevata e quindi funzionale per le zone paludose.
La principale attività economica era caratterizzata dal lavoro agricolo sfruttando gli estesi territori con l’utilizzo dell’aratro in legno, a cui solo secoli dopo venne aggiunta una parte in metallo per facilitare il lavoro del contadino.
Ogni volta che un terreno si esauriva, gli slavi ottenevano nuovi campi da coltivare bruciando le folte foreste che il territorio offriva e, di conseguenza, erano obbligati a spostarsi molto di frequente. Si coltivavano principalmente cerali come il miglio e successivamente la segale.
Alla donna veniva riservato il lavoro negli orti utilizzando la zappa in legno e poi con punta metallica. Sempre la donna si occupava di raccogliere le erbe che poi si lasciavano essiccare e venivano utilizzate sia per cucinare sia a scopo curativo. Alla donna era riservata la tessitura del lino e della canapa che cresceva quasi ovunque.
L’organizzazione sociale
Nel villaggio era presenta la famiglia allargata e il cosiddetto “rod”, ovvero, il clan guidato da un capo più anziano che aveva la funzione di rappresentanza e il compito di preservare le tradizioni, e un consiglio con il compito di distribuire terre e prodotti.
Le abitazioni di uno stesso rod erano raggruppate. La struttura della famiglia allargata, oltre a basarsi sul matrimonio esogamico con lo scopo di estendere legami di sangue, e quindi tra individui appartenenti a clan diversi, si basava sul rito di affratellamento, un rito secondo gli storici presente fino al XX secolo. L’affratellamento era caratterizzata dall’adozione di un individuo all’interno di una famiglia. Probabilmente l’allargamento della famiglia equivaleva al rafforzamento di un clan.
Quella slava era, dunque, un’organizzazione di tipo tribale e l’obiettivo primario dei capi villaggio, ma in generale di questo popolo, era quello di difendere le antiche tradizioni, tra cui il culto pagano, presente fino alla completa cristianizzazione della pianura russa.
La diffidenza nei confronti delle novità, ben accolte da altre popolazioni, furono forse motivo di arretratezza per gli slavi, ignorati e quasi totalmente sconosciuti.
Chiara Fiaschetti
Fonti:
Marcello Garzaniti, “Gli Slavi, storia, culture e lingue dalle origini ai nostri giorni”, Carocci Editore, Roma, 2019