Mitologia slava:Ilya Muromets e Svjatogor, l’ultimo titano

Mitologia slava:Ilya Muromets e Svjatogor, l’ultimo titano

di Chiara Fiaschetti

Ilya Muromets è un eroe che fa parte del folklore slavo russo ed è il Bogatyr -cavaliere errante della tradizione letteraria russa – più importante insieme a Dobrynja Nikitic e Alyosha Popovich.


Secondo il mito, Ilya era un povero contadino gravemente malato fin da bambino perché incapace di camminare e, solo all’età di trentatré anni, grazie alle cure di tre pellegrini, riuscì a farlo per la prima volta con le sue sole forze. Ilya, una volta in piedi, giurò ai tre guaritori di non muovere mai guerra, ma soprattutto, giurò di non sfidare mai Svjatogor, l’ultimo dei giganti dotato di straordinaria forza fisica.


Ormai guarito, il giovane si incamminò nella strada per Kiev per incontrare il principe Vladimir, al quale avrebbe offerto servizio militare se glie lo avesse concesso.
Durante il viaggio Ilya udì delle grida provenienti dalla città di Chernigov. Chernigov era stata assediata e Ilya, pronto a rompere il giuramento fatto ai pellegrini, prese le armi per difendere la città e metterne in salvo gli abitanti.
Uccisi tutti i nemici, grazie alla sua destrezza militare, Ilya venne ospitato dalla gente di Chernigov, pronta a banchettare per festeggiare il nuovo eroe. Ilya, impaziente di raggiungere Kiev e il principe, declinò l’invito chiedendo agli abitanti quale fosse il sentiero più breve per raggiungere la città. Quel sentiero non veniva più percorso da nessuno da moltissimi anni a causa della presenza di Solovei Rakhmatic chiamato l’Usignolo per le sue sembianze.

Il brigante Solovei era per metà uomo e per metà uccello e vedendo arrivare il giovane Ilyà sul sentiero decise di accoglierlo con uno dei suoi più forti fischi. Il fischio fu così forte che la terra si mise a tremare e l’intera foresta fu scossa. Anche Ilya fu scosso e immediatamente cadde a terra, riuscendo ugualmente a scagliare una freccia contro il nemico. Solovei trafitto scivolò giù dal grosso nido, ma rimasto in vita catturò il giovane guerriero per consegnarlo a Vladimir che avrebbe deciso cosa farne. Prima di giungere a Kiev, Solovei portò Ilya nel villaggio dove viveva la sua famiglia. L’obiettivo di Solovei era quello di ospitare Ilya, così, una volta posate le armi lui e i suoi avrebbero potuto ucciderlo senza problemi. Il giovane non si lasciò ingannare e procedette ad uccidere quasi l’intero villaggio.

Questa volta fu l’Usignolo ad essere catturato.
Finalmente raggiunta Kiev, Ilyà mostrò a Vladimir il prigioniero e, quest’ultimo, una volta riconosciuto il prigioniero ordinò a Ilya di sbarazzarsene, così Solovei finì con la testa mozzata.


Ucciso il brigante, Ilya vagò per strade e villaggi, allo scopo di trovare qualche altro nemico da uccidere o qualche fanciulla da mettere in salvo.


Arrivato sulla Montagna Sacra, il giovane notò una tenda con un grande letto. Curioso di sapere a chi appartenesse, rimase nascosto tra gli alberi e le rocce, fino a quando ogni cosa iniziò a tremare ai passi del gigante.
Svjatogor entrò nella tenda e posò a terra un enorme baule e poi ne estrasse la chiave. Ne uscì una splendida fanciulla. I due cenarono e dopo aver mangiato, la ragazza uscì fuori a passeggiare con il consenso del gigante, che nel frattempo si era addormentato sul grosso letto.


Ilya uscì allo scoperto e, immediatamente, la fanciulla gridò – “Aiutami, Svjatogor mi tiene prigioniera!” . Rifiutandosi di uccidere il gigante addormentato perché poco onorevole, si nascose in una delle sue enormi tasche e attese la mattina seguente per sfidarlo alla luce del sole.


La mattina Ilya venne scoperto; tuttavia, Svjatogor decise di risparmiargli la vita perché aveva mostrato coraggio. Decapitata la fanciulla accusata di tradimento, Svjatogor e Ilya divennero ottimi amici.
I due iniziarono a viaggiare insieme, decisi a far fuori tutti i nemici.


Durante uno dei loro viaggi, i due videro un grosso sarcofago di pietra. Incuriosito, Svjatogor si sdraiò lì dentro, ma il sarcofago si richiuse. Ilya tentò di liberare l’amico con tutte le sue forze, ma il grosso masso si rifiutata di spostarsi, così, Svjatogor, rassegnato, disse al giovane di non preoccuparsi e gli suggerì di lasciarlo lì, dove prima o poi sarebbe arrivata la morte.


Ilya proseguì in solitudine. Dopo un lungo viaggio, si trovò dinanzi a un trivio: Morte, matrimonio e ricchezza. Scelse il primo sentiero, ma riuscì a scampare la morte sbaragliando tutti i nemici. Così tornò indietro e percorse la strada del matrimonio. Incontrò una bellissima fanciulla, ma poco dopo, Ilya scoprì l’inganno di lei. La fanciulla rapiva e poi imprigionava ogni cavaliere che incontrava. Ilya, allora prese le armi e la uccise, riuscendo a liberare i prigionieri.


Percorse, in fine, l’ultima via, quella della ricchezza. Ilya nel suo cammino trovò un grande masso, lo alzò e scoprì tutti i tesori che nascondeva. L’eroe prese i tesori e li distribuì ai più poveri e con gli ultimi rimasti tornò a Kiev, dove commissionò i lavori per la cattedrale. Ilya aspettò pazientemente la fine dei lavori e, compreso che ormai la sua vita era giunta al termine, il suo corpo si tramutò in pietra, l’ultima utilizzata per innalzare l’edificio.

Chiara Fiaschetti

Fonti:
Mila Fois, “Miti slavi e russi, divinità, eroi e creature del folklore.” , Independetly published, 2019

Redazione Radici

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