Portofino é Cassis: “Milano, il fascino del tempo” di Virgilio Carnisio
Inaugura oggi a Cassis la mostra “Milano, il fascino del tempo” di Virgilio Carnisio.
Realizzata nell’ambito di “Portofino è Cassis” e del Villaggio Italiano, organizzati dal Comune di Cassis, Camera di Commercio italiana per la Francia di Marsiglia, l’AFI Archivio Fotografico Italiano di Milano, l’Associazione Fontaine Obscure d’Aix-en-Provece e il Festival PHOT’AIX di Aix-en-Provence con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Marsiglia, la mostra rimarrà aperta al pubblico fino all’11 novembre Salles voûtées de la Mairie de Cassis.
L’avvio della ricerca fotografica di Carnisio scaturisce dalla foga distruttiva di cui Milano fu vittima allo scadere degli anni cinquanta. La paura di vedere sparire in poco tempo il volto più antico della città è all’origine proprio di questa fase, in cui l’autore cerca con uno scatto di salvare per sempre nella memoria pezzi di città destinati a scomparire.
L’occhio di Carnisio va dunque alla ricerca degli aspetti più tipici di Milano: le osterie, i navigli, la darsena, la fiera degli oh bej oh bej, ma anche la Milano “in divenire”, con i primi palazzoni popolari che sorgono isolati in una radura deserta e gli orti disseminati tra le architetture.
Negli anni 1965-66 Carnisio focalizza la propria attenzione prevalentemente al tema delle osterie e delle trattorie, andando alla ricerca di questi luoghi di ritrovo nelle vie del centro storico e nei cortili della casa di ringhiera. In altri casi ancora, scovando qualche trattoria fuoriporta, nei dintorni di Milano.
A partire dal 1969 Virgilio Carnisio decide di fare di Milano l’oggetto di una documentazione sistematica, occupandosi di tutte le zone della città.
Percorrendo Milano in lungo e in largo, Carnisio oltre a descrivere l’aspetto esteriore della città, insieme alle persone che ne percorrono le vie, offre uno sguardo privilegiato alle case di ringhiera, tipologia architettonica in estinzione, che riproponeva in città la dimensione comunitaria del villaggio agricolo, formato dalle stesse famiglie emigrate in massa dalle campagne.
Insieme ai cortili e alle case di ringhiera un altro tema affrontato a partire da questa data è quello delle botteghe e dei mestieri, che va a costituire un primo nucleo di immagini sull’argomento, che in parte confluirà nel volume “Il vecchio quartiere Garibaldi” del 1982.
Virgilio Carnisio si avvicina al mondo fotografico nel 1961-62 frequentando un corso di fotografia pubblicitaria presso l’Enalc (Ente nazionale addestramento lavoratori commercio).
Dal 1968 inizia un lavoro di documentazione analitica del capoluogo lombardo, mosso dall’esigenza interiore di immortalare quegli aspetti della città destinati a scomparire.
Soggetti privilegiati sono vecchi cortili, case di ringhiera, osterie e antiche botteghe, attraverso cui intende restituire l’immagine della cosiddetta “vecchia Milano”. Paesaggio, architettura ed insegne commerciali diventano il mezzo privilegiato attraverso cui Carnisio riesce, nel corso degli anni, ad offrire un ritratto completo della città, non solo dal punto di vista architettonico, ma anche dei cambiamenti sociali documentati nel tempo.
Da allora affina sempre più la sua ricerca, finalizzando il proprio linguaggio espressivo nell’ambito del reportage in bianconero di impostazione prevalentemente sociale, con cui affronta con successo altre realtà significative, come la sua amata Valsesia, l’Italia, l’Europa, l’Asia, fino all’America.
Numerose sue fotografie sono apparse su giornali e riviste, libri e enciclopedie. Sue fotografie fanno parte di collezioni pubbliche e private, e di lui hanno scritto alcuni tra i più importanti giornalisti, critici ed esperti del settore, pubblicando redazionali su prestigiose testate.
Ha partecipato a più di cento mostre collettive e realizzato duecento mostre personali, in ogni parte del mondo.
Carnisio prosegue ancora oggi la sua indagine fotografica e negli ultimi anni si è dedicato a osservare le radicali trasformazioni del quartiere Isola di Milano.
Ha pubblicato oltre trenta libri, alcuni dei quali con l’Archivio Fotografico Italiano, al quale ha donato l’intero archivio composto da oltre 100.000 fotografie.