Turismo delle radici: dal primo rapporto proposte per sviluppo e promozione
Per molti piccoli comuni italiani, soprattutto in Calabria e Puglia, il turismo delle radici rappresenta oltre il 50% degli arrivi e nonostante il settore non sia ancora riconoscibile come fenomeno a sé stante ha delle potenzialità enormi che il nostro Paese deve saper sfruttare. Il ministero degli Esteri punta quindi su questo particolare segmento dell’offerta turistica rivolto agli italiani all’estero e agli italo-discendenti, con l’avvio dal 2018 di un tavolo tecnico con tutti gli operatori interessati e ora con la pubblicazione del primo rapporto sul turismo delle radici in Italia. Il volume, presentato oggi alla Farnesina, investiga vari aspetti del turista delle radici (quanto tempo rimane in Italia, che tipo di sistemazione preferisce) e raccoglie una serie di ricerche svolte negli ultimi anni da vari studiosi sul tema, tra cui le professoresse Ana Biasone dell’Università di Mar Del Plata (Argentina) e Anna Lo Presti dell’Università di Torino.
“Il turismo delle radici può essere e sempre più diventare un volano importante per il turismo in generale, ma come tutti gli investimenti vanno fatti sulla base di conoscenza e dati, non solo di un’intuizione”, afferma il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova. Un settore incluso anche nel Pnrr, “che prevede uno specifico stanziamento gestito dal ministero degli Esteri per promuovere il turismo delle radici presso le nostre collettività”, spiega Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli Italiani all’estero della Farnesina.
Dalle ricerche raccolte nel rapporto – realizzato con il contributo del ministero degli Esteri e curato dalle professoresse Sonia Ferrari e Tiziana Nicotera dell’Università della Calabria – emerge che il viaggio delle radici non è ancora riconoscibile come fenomeno a sé stante e che sarebbe importante definire un lessico univoco, definito, chiaro, con cui parlare dei viaggi delle radici, che deve tradursi in politiche di branding e di prodotto riconoscibili. Lo stile della comunicazione – auspica il rapporto – dovrebbe essere improntato al racconto di esperienze autentiche, anche affidate a testimonial, e l’attività di sensibilizzazione va effettuata anche sulla domanda, non solo sull’offerta. Da non trascurare poi la fase del post-viaggio per promuovere la produzione di contenuti da parte di chi ha già fatto questo tipo di esperienze, anche perché – rileva la ricerca – il grado di soddisfazione di chi compie un viaggio delle radici è enorme.
Le proposte che emergono dal volume sono molteplici: inserire la ricerca genealogica come parte integrante dell’esperienza di viaggio, con una maggiore e più strutturata attività di collaborazione con gli archivi di stato e altri soggetti preposti al reperimento di documenti e certificati, e coinvolgere tour operator, agenzie e operatori turistici specializzati, professionisti della genealogia.
“Vogliamo sostenere iniziative che valorizzano il senso dell’appartenenza e questo è un tema importante, un pezzo del lavoro che il ministero degli Esteri fa”, ribadisce Della Vedova. Vignali ricorda infatti l’impegno della Farnesina per la promozione del settore: “Seguiamo da tempo questa visione del turismo di ritorno con l’avvio del tavolo tecnico di confronto con gli operatori interessati e le tante iniziative come questo primo rapporto. Abbiamo lanciato la Guida alle radici italiane, in collaborazione con Raiz Italiana, che in vari volumi affronta il tema da una prospettiva della fruibilità.
Abbiamo realizzato una ricerca con l’associazione AsSud per cercare di costruire l’identikit del turista delle radici e cerchiamo di costruire ulteriori programmi con chi collabora al tavolo tecnico. Tutto questo è importante per arrivare a una progettazione dell’offerta in linea con il livello di ambizione che ci proponiamo per promuovere il turismo delle radici, parte del sostegno allo sviluppo del nostro Sistema Paese”. Dal rapporto “abbiamo capito che manca una definizione del concetto di turismo delle radici ma che ha un’enorme potenzialità: il grado di soddisfazione di chi compie un viaggio delle radici è enorme” e il segmento “ha un potenziale diretto soprattutto alle nuove generazioni”, conclude Vignali definendo il volume “una pietra miliare nell’analisi del turismo delle radici, un testo base imprenscindibile, un unicum nel panorama degli studi sul settore”.