Settore del vino in difficoltà nel Regno Unito causa Brexit. I dati parlano chiaro e da sé: nel periodo che va da gennaio a luglio le importazioni di vino italiano fanno registrare un -11,6%, una percentuale che in valore corrisponde a un mancato introito pari a 370 milioni di euro in soli sette mesi.
Allineate alle perdite italiane, figurano anche paesi come la Francia (-7,4%) e la Nuova Zelanda con un consistente -20,5% e gli Usa (-18,2%). In questo quadro negativo, però, fanno eccezione e si distinguono per una performance oltre misura due nazioni come il Belgio e i Paesi Bassi, che crescono rispettivamente del 471% (a valore, 76,7 milioni di euro) e 289,7% i secondi per arrivare a quota 31,8 milioni di euro.
La performance dei due paesi è ancora maggiore se si prendono in considerazione gli stessi mesi del solo anno 2020-2021 con percentuali del +790% per il Belgio del +329% per i Paesi Bassi.
Cosa sta succedendo? Il vino italiano, neozelandese e americano non tira più? Una questione di qualità o il mercato si è modificato? A scavare bene nei dati una spiegazione la si trova ed è anche piuttosto semplice. A causa della Brexit inglese, molte catene di distribuzione hanno spostato il proprio centro logistico degli acquisti proprio tra il Belgio e l’Olanda, ciò che ha cambiato la traiettoria del vino e anche di molti prodotti alimentari, che che non arrivano più nel Regno Unito direttamente, ma attraverso questi due paesi con notevoli vantaggi su fronte delle pratiche doganali e sul conteggio dell’Iva.
Aprire delle succursali distributive sul territorio europeo, infatti, permette di semplificare molte pratiche commerciali e quindi molti distributori hanno deciso di ricontrattare la propria linea distributiva semplificando per abbattere o aggirare le pratiche burocratiche. Quindi alla fin fine è solo la triangolazione Italia-Belgio (o Paesi Bassi)-Regno Unito che fa lievitare il dato a favore dei due paesi centrali della catena.
Quindi non è affatto vero che gli inglesi hanno di colpo rifiutato il vino made in Italy. Tant’è che a spulciare tendenze e statistiche commerciali si scopre che anche nel confronto con il pre-Brexit e la pre-pandemia, alla fin fine il calo è stato inferiore a quel che sembra apparire dalle statistiche nude e crude. A tal punto che nel periodo gennaio-luglio, l’import del vino dall’Italia al Regno Unito sembra arrivare a ben 397,3 milioni di euro rispetto ai 370 milioni di acquisto diretto, con una variazione nei primi sette medi di quest’anno rispetto a quello precedente che fa registrare addirittura un +8%. SE poi prendiamo il biennio 2019-2021 la perdita si riduce a un-5% rispetto al -11% ufficiale”.
Insomma, allarme rientrato. Solo una questione di triangolazione distributiva e di conteggi. Il vino italiano sotto il Big Beng continua a piacere e non è affatto sotto attacco commerciale.