A New York il progetto “Psicoenciclopedia possibile” di Gianfranco Baruchello

A New York il progetto “Psicoenciclopedia possibile” di Gianfranco Baruchello

Il Center for Italian Modern Art di New York City e la Fondazione Baruchello presentano per la prima volta negli Stati Uniti il volume “Psicoenciclopedia possibile” con una giornata di studi articolata in due panel – moderati l’uno da Massimiliano Gioni e l’altro da Nicola Lucchi – che si terrà a New York il 9 dicembre presso il Center for Italian Modern Art.

I relatori saranno Maria Alicata, Franco Baldasso, Raffaele Bedarida, Lara Demori, Bracha L. Ettinger, Sarah Hamill, Sharon Hecker, Teresa Kittler e Carla Subrizi, presidente della Fondazione Baruchello.
Oltre a poter visionare direttamente un esemplare della Psicoenciclopedia, in questa occasione il pubblico potrà confrontarsi col complesso e intrinsecamente trasversale sistema di pensiero di Baruchello anche grazie ad una serie di disegni selezionati ad hoc.


Il progetto, che s’inscrive all’interno di un ciclo di mostre e presentazioni che ha coinvolto anche la Bibliothèque Kandinsky di Parigi e il Centre d’Art Contemporain di Ginevra, è realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (VII edizione, 2019), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.


La “Psicoenciclopedia possibile” è un’imponente opera editoriale commissionata e pubblicata dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Fondata da Giovanni Treccani alla quale Gianfranco Baruchello ha lavorato tra il 2017 e il 2020. “La Psicoenciclopedia possibile è costruita come se fosse un volume dell’Enciclopedia Italiana Treccani, ma non lo è”, spiega l’artista, sfuggendo qualsivoglia definizione del proprio lavoro e sfidando l’identità del sistema stesso di organizzazione del sapere.


Il volume, articolato in 816 pagine che raccontano e illustrano 1.200 voci (nella prima parte) e 200 tavole di immagini (nella seconda parte), è un progetto ambizioso e inedito di reinterpretazione del concetto-strumento di enciclopedia, un atlante possibile di relazioni da costruire autonomamente col “piacere di pensare”, praticando una ars combinatoria non escludente.


Il modus operandi che sottende l’operazione di decostruzione e costruzione del sapere della “Psicoenciclopedia possibile” è il risultato di una continua ricerca e di montaggio delle fonti, per delineare una costellazione di relazioni tra voci, tratte da scritti editi e inediti, appunti e trascrizioni di sogni dell’artista, e tavole (found images), derivanti da materiali preesistenti.


Come in tutte le opere di pittura, scultura o installazione di Baruchello, anche il progetto enciclopedico, che usa l’alfabeto come dispositivo di revisione del sapere, agisce nell’affiancare diversità, discontinuità e connessioni (narrative, visive, semantiche) inaspettate.
Nella pratica di assemblaggio di parole, immagini o oggetti che caratterizza il lavoro del pittore, scrittore e filmmaker italiano dalla fine degli anni Cinquanta, il possibile è letteralmente il campo di indagine: il bianco, le scatole/vetrina, le opere su plexiglass, il montaggio di materiali diversi e in parte trovati, la scrittura come ricerca e soprattutto la riduzione pittorica, spinta fin quasi all’illeggibilità, di immagini, parole e ritagli sono il nucleo della ricerca che ha reso Baruchello uno dei più audaci e provocatori sperimentatori della contemporaneità.


La giornata di studi newyorkese è pensata come una modalità di espansione dell’esperienza dell’opera e come una occasione per approfondire alcuni degli aspetti cardine che interessano sia il progetto di una enciclopedia nel XXI secolo sia i temi fondativi della pratica di Baruchello: l’archivio, il montaggio e la pittura come piccolo sistema, come l’artista ama descrivere la ricerca del proprio linguaggio.


Treccani ha realizzato appositamente per il progetto internazionale in cui si inserisce la giornata proposta dal CIMA un’editio minor in 1.000 esemplari della Psicoenciclopedia.
Nato a Livorno nel 1924, dopo la laurea in Giurisprudenza (1946) Gianfranco Baruchello ha sperimentato l’immagine attraverso l’oggetto, costruendo i primi alfabeti di segni posti alla base della ricerca di un linguaggio che non rinuncia alla figura, seppur riconsiderata all’interno di un processo concettuale. Alcuni oggetti costituiti da libri o giornali assemblati e talvolta coperti di smalto bianco sono stati esposti nel 1962 a Parigi (Collages et objets) e a New York (New Realists).
La prima mostra personale risale al 1963, presso la galleria La Tartaruga a Roma.

Nel 1964, in occasione della mostra presso la galleria Cordier & Ekstrom a New York espose opere che già presentavano un significativo punto d’arrivo della sua ricerca: frammentazione, disseminazione sulla tela di immagini ridotte a minimi elementi, decentramento concettuale dello spazio, ecc. Dal 1960 realizzò brevi film: Molla (1960), Il grado zero del paesaggio (1963), Verifica incerta (1964-1965). Nel 1962 conobbe Marcel Duchamp, al quale ha dedicato il volume Why Duchamp (1985).


Baruchello ha portato nella sperimentazione dell’immagine in movimento l’idea stessa della frammentazione e del montaggio che negli stessi anni lo ha condotto a progetti quali La quindicesima riga (1966-1968), righe di testo prelevate da centinaia di libri, e il libro Avventure nell’armadio di plexiglass (1968). Nel 1968 ha fondato una società fittizia dal nome Artiflex che si proponeva di “mimare i modi dell’industria” con finalità critiche.

Nel 1973 ha avviato il progetto Agricola Cornelia S.p.A., un esperimento tra arte e agricoltura, che lo ha impegnato per otto anni.


Scrittore e poeta, ha realizzato progetti per il teatro (Teatro alla Scala, Milano; Teatro dell’Opera, Roma) e nel 1998 ha istituito, con Carla Subrizi, la Fondazione Baruchello. Ha più volte partecipato alla Biennale di Venezia (1976-80, 1988-90, 1993, 2013) e a Documenta, Kassel (1977, 2012).


Importanti le sue retrospettive in Italia e all’estero: GNAM, Roma (2011); ZKM, Karlsruhe (2014); Raven Row, Londra (2017); MART, Rovereto (2018). Sue opere sono nei più importanti musei internazionali: Guggenheim Museum e MoMa, New York; GNAM, Roma; Philadelphia Museum of Art; Centre Pompidou, Parigi; Deichtorhallen, Amburgo; ZKM, Karlsruhe; MAXXI, Roma; MADRE, Napoli. Attualmente è in corso il lavoro finalizzato al Catalogo Ragionato della sua opera.

Redazione Radici

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