Salvatore Esposito un patrimonio tutto italiano
“Come si fa a dire che la camorra è un dato costitutivo di Napoli? Significa non conoscere la storia di questa città, vittima di continue dominazioni nei secoli. Il popolo minuto doveva difendersi da dominatori ogni volta diversi e nei suoi strati diciamo più distanti dalla Storia ha assunto atteggiamenti di un certo tipo, poi precipitati con la modernità. Ci sono, pertanto, anche tanti mascalzoni. Ma assumerlo a fatto costitutivo non si può.“
Lina Wertmüller
Di Daniela Piesco Vice Direttore Radici
Anche il made in Italy vanta il suo oscar :si chiama “Patrimonio Italiano Awards”ed è stato ideato dai giornalisti Luigi Liberti e Mike J. Pilla “per onorare personaggi, storie ed eccellenze italiane che contribuiscono alla diffusione e valorizzazione della Cultura italiana nel mondo”.
Tra i premiati dell’edizione 2021, c’è l’attore Salvatore Esposito noto in tutto il mondo per le brillanti interpretazioni di Gennaro Savastano nelle serie Gomorra .
Ieri, 9 dicembre, presso la Camera dei Deputati si è tenuta l’edizione 2021 dei “Patrimonio Italiano Awards”
Presente all’iniziativa, nata ripeto da un’idea dei giornalisti Luigi Liberti e Mike J. Pilla, direttori di Patrimonio Italiano Tv, anche la deputata eletta nella ripartizione America settentrionale e centrale Fucsia Nissoli Fitzgerald.
Nell’occasione é stata presentata anche la neonata associazione “Patrimonio Italiano USA”, presieduta da Nissoli, che ha lo scopo di riunire italo-americani e amanti del Made in Italy in attività socio-culturali.
Durante la cerimonia, è stato proiettato il trailer del reportage prodotto da Iovino&Partners “My american Dream”, in cui Salvatore Esposito si racconta ad Alessandro Iovino nei luoghi simbolo di New York: da Times Square al Central Park, dalla chiesa Gosper Brooklyn Tabernacle Church alla New York University.
L’evento, che doveva tenersi lo scorso marzo ma fu rinviato causa Covid, é stato trasmesso in diretta dalla webtv della Camera e su Patrimonio Italiano Tv, la social tv degli italiani all’estero premiata dal neoeletto sindaco di New York, Eric Adams, con il premio Citation.
Chi è Salvatore Esposito
Salvatore Esposito nasce il 2 febbraio 1986 a Napoli, e cresce a Mugnano.Sin da piccolo coltiva la passione per la recitazione;dopo gli studi superiori partecipa a due cortometraggi per poi iscriversi prima all’Accademia di Teatro Beatrice Bracco, poi alla Scuola di Cinema di Napoli. In seguito si trasferisce a Roma, dove nel 2013 viene scritturato per il suo primo ruolo nella serie TV Il clan dei camorristi (2013), ispirata alle vicende che hanno visto protagonista il clan dei Casalesi. Il successo, però, per l’attore partenopeo arriva con Gomorra – La serie (2014), nel quale interpreta Genny Savastano, figlio del boss don Pietro. È questo ruolo da protagonista che permette a Esposito di raggiungere la fama, grazie anche al grande successo della serie.
Gomorra inserita tra le migliori 10 serie del 2021 dal New York Times
Intanto in Italia sta andando in onda l’ultma stagione di Gomorra, con episodi finali in programma il prossimo 17 dicembre.
In questa recente classifica del NYT Gomorra è una delle pochissime produzioni non in lingua inglese ad essere stata selezionata dal quotidiano USA. Una nuova attestazione per Gomorra che, dal debutto su Sky nel 2014, ha collezionato riconoscimenti in ogni parte del mondo.
È bene sottolineare che la violenza esisteva già prima di Gomorra e non solo in tutti quei quartieri come Scampia. Gomorra e Salvatore Esposito l’hanno solo rappresentata.
Tuttavia se Gomorra sia stato un fattore positivo o negativo è un tema complesso su cui ci sono opinioni molto divergenti. Essendo impossibile dare un giudizio assoluto, è sicuramente un tema su cui occorre fare una riflessione, non semplici valutazioni. Il tema più ampio della rappresentazione della camorra o della mafia attraverso i mass media era già stato affrontato ai tempi della ‘Piovra’, 20 o 30 anni fa. Su ‘Gomorra’ c’è questo dibattito, soprattutto nella città di Napoli ,su quanto questa rappresentazione sia da un lato un fattore di emulazione e dall’altro sia un fatto utile, perché alla fine consente la conoscenza di certi fenomeni che prima erano non conosciuti. A tutt’ oggi resta un tema complesso su cui ci sono opinioni molto divergenti.
L’ambientazione
Ispirata dal famosissimo libro di Roberto Saviano, questa serie racconta e illustra da molto vicino la realtà della criminalità organizzata, nello specifico la Camorra, il cui centro focale è la periferia napoletana. Come spiega lo stesso Saviano il quartiere di Scampia non è una quinta, non è una semplice ricostruzione, ma è l’attore protagonista; quel cemento offre una descrizione geopolitica di un paese e della sua storia in cui si mescolano la quotidianità della vita, fatta di bambini, giochi, spensieratezza e una dimensione parallela che lo usa come miniera di soldi e di guerra. Il regista Stefano Sollima fornisce al pubblico i dettagli giusti per conoscere il territorio non si limita ad una fotografia descrittiva, anzi rappresenta quei luoghi attraverso un’analisi antropologica dei una realtà a noi così vicina.
Il realismo
Ciò che questa serie rappresenta sapientemente è senza dubbio la presenza della mafia in ogni ambito: dalle piccole piazze di spaccio adiacenti alle abitazioni, ai grandi brogli elettorali macchinati da volontà superiori. Pone lo spettatore davanti ad una descrizione assolutamente realistica e cruda di una realtà feroce che si conosce per sentito dire e cerca di evidenziare l’indifferenza e la paura fra la gente. Viene raccontato un mondo economicamente vincente, che parte dal singolo quartiere ma arriva a coinvolgere questioni addirittura internazionali. Non è una storia inventata, ma la raffigurazione di un universo di guerra, violenza e tragedia.
La critica e i personaggi
Sono numerosissime le critiche sollevate: “è una rappresentazione troppo folcloristica” dicono. Come tutte le serie tv ben fatte anche questa ha ritratto dei personaggi carismatici ed affascinanti, che, soprattutto grazie al ruolo di potere che ricoprono, creano qualcosa che attrae e spaventa allo stesso tempo. Ma in Gomorra chi sono gli eroi? La bravura degli attori sta proprio nell’aver reso tutti i personaggi iconici, ma allo stesso tempo degni di disprezzo. Non ci sono maschere epiche o esaltazioni: ogni personaggio è l’insieme di criminali reali, fautori di tragedie legate non solo alla provincia campana ma a molti altri territori. La caratteristica di questa serie tv è la capacità di descrivere il crimine anche nel momento del “non crimine” senza però giustificare le azioni di questi uomini; la violenza e la ferocia entrano nella miseria della loro quotidianità e incontrano l’amore e gli affetti di un uomo comune. Non ci sono eroi nella criminalità organizzata.
L’arte cinematografica ha proprio questo come potere: offrire un punto di vista, lasciando però libero lo spettatore di dare un giudizio.
La serie descrive con assoluto rigore la realtà, senza edulcorarla e senza togliere alcun elemento per paura dell’imitazione.Non ha come scopo quello di proporre una soluzione per un fenomeno così radicato nella società e nella storia ma può aiutare a creare nello spettatore una posizione riguardo l’argomento e una consapevolezza che lo renda capace di riconoscere nella realtà circostante ciò che ha visto davanti ad uno schermo, portandolo a riflettere negli episodi della sua quotidianità.
E’ opportuno dunque condannare un film che ritrae una realtà scomoda?
Voglio rispondere a questa domanda con le parole di Lina Wertmüller che ho scelto anche come incipit, non a caso ,per renderle omaggio a poche ore dalla sua morte e in quanto solo lei conosceva così profondamente l’anima di Napoli e dei napoletani.
“Napoli è la dea della bellezza. La voglia di cantare dei napoletani deriva dalla loro natura di artisti. Perché disprezzare i mandolini che venivano suonati anche da Cimarosa e Vivaldi. Il Conservatorio S. Pietro a Maiella contiene un enorme patrimonio musicale, è un forziere inesauribile dove l’incuria e l’ignoranza hanno fatto marcire cose inestimabili. Qualsiasi paese al mondo avrebbe attinto a questo patrimonio per creare una stagione speciale d’arte. Napoli dovrebbe diventare, almeno per quattro/cinque mesi all’anno, Turistlandia, un posto cioè dove tutti potrebbero arrivare guidati dalla grande vela della musica, dell’arte e della bellezza».