Per i salari trent’anni persi
di Paolo Pagliaro
Negli ultimi trent’anni i salari in Lettonia sono cresciuti in media del 276 per cento, un record. In Polonia sono aumentati del 96%, in Germania del 33, in Francia del 31, in Spagna del 6%. L’unico paese europeo in cui i salari – a parità di potere d’acquisto – oggi sono inferiori a quelli del 1990 è l’Italia, che fa segnare un meno 2,9 per cento. I dati vengono dall’Ocse e sono stati rielaborati da Openpolis. Se all’inizio degli anni ’90 il nostro era il settimo paese europeo subito dopo la Germania per salari medi, nel 2020 è sceso al tredicesimo posto, superato anche da Francia, Irlanda e Svezia che negli anni ’90 avevano salari più bassi. Secondo stime della Cgil su dati Eurostat e Ocse, la quota di posti di lavoro a basso reddito è superiore alle medie europee, con una incidenza sempre più alta di contratti precari, nonostante la ripresa economica in corso. Ci sono 3 milioni di precari, 2 milioni e 700 mila part-time involontari, 2 milioni e 300 mila disoccupati ufficiali che diventano quasi 4 milioni nelle stime dalla Fondazione Di Vittorio. Ciònonostante, in tre mesi in Italia si sono dimessi quasi 500 mila lavoratori dipendenti, e una delle ragioni di questa fuga è la ricerca o la prospettiva di un’occupazione pagata meglio. E’ anche alla luce di questi dati che Cgil e Uil hanno deciso lo strappo col governo.