Se il malato chiede di poter morire

Se il malato chiede di poter morire

di Paolo Pagliaro

Per la seconda volta nel giro di pochi anni il Parlamento affronta il tema del fine vita. Lo fece nel 2017 approvando una legge – la numero 219 – che tra l‘altro prevede il diritto del malato di rifiutare ogni forma di accanimento terapeutico e la possibilità di sedazione palliativa profonda, cioè di un sonno senza dolore fino al momento della morte. Ora è invece approdata nell’aula di Montecitorio la legge sul suicidio medicalmente assistito. E’ un provvedimento sollecitato dalla Corte Costituzionale, che ha ritenuto “non punibile” chi agevola “il suicidio di un paziente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, tenuto in vita artificialmente e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili”.
Contro la legge è schierato il centrodestra, a favore il centrosinistra e i cinque stelle. Ma di qua e di là ci sono dissenzienti. Marco Cappato e l’associazione Coscioni, promotori di un referendum che ha raccolto 1 milione e 200 mia firme, ritengono che siano troppi i requisiti necessari per il suicidio assistito e contestano il diritto all’obiezione di coscienza riconosciuto ai medici. Una libertà che i firmatari della legge intendono invece salvaguardare, insieme a quella dei malati che decidono di mettere fine al proprio calvario. Ieri in aula è iniziata la discussione generale. Il lunedi i deputati sono in viaggio e dunque i presenti erano meno di 30, ma agli atti resteranno alcuni interventi di alto livello. Non si sa quando riprenderà il dibattito, che però continua sui giornali, Oggi la Repubblica intervista Giovanni Maria Flick, ex presidente della Consulta ed ex ministro della Giustizia. Cattolico praticante, ora consulente del Vaticano, Flick si schiera a favore della legge e pensa che non verrà scomunicato chi, di fronte alla sofferenza, farà prevalere le ragioni della compassione e della solidarietà umana.

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Redazione Radici

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