In Etiopia il Fronte di liberazione del Tigray denuncia raid con drone dopo l’annuncio della ritirata
Secondo una ricostruzione il bombardamento ha causato oltre 20 vittime
Il Fronte di liberazione del popolo tigrino (Tplf) ha denunciato un bombardamento con drone dell’esercito etiope che avrebbe provocato la morte di oltre 20 civili in una località al confine tra le regioni del Tigray e dell’Afar. L’attacco sarebbe avvenuto ieri, lo stesso giorno in cui il Tplf ha annunciato una ritirata delle sue truppe da tutti i territori al di fuori dei confini del Tigray e inviato una richiesta di stabilire una “no fly zone” sulla regione al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.
Il primo a rendere noto il bombardamento è stato Getachew Reda, il principale portavoce del partito-milizia tigrino, impegnato da circa 13 mesi in un conflitto con il governo del primo ministro Abiy Ahmed. Secondo quanto scrive il dirigente del Tplf su Twitter, il drone etiope avrebbe colpito un minibus nei pressi di una località nota come Mlazat e avrebbe causato la morte di 30 persone. Secondo Reda, attacchi simili si sarebbero verificati sempre ieri anche in altre due località del Tigray meridionale, Korem e Maychew. La notizia dell’attacco del drone è stata rilanciata da alcuni dei principali media, giornalisti indipendenti e influencer tigrini, tra i quali Weldsh Kndeya, ricercatore dell’università di Ankara legato al blog Omna Tigray, che sul suo profilo Twitter ha rilanciato un presunto video dell’episodio, riferendo che nell’attacco sono deceduti 23 dei 25 passeggeri del minibus. Il bombardamento non sembra però essere riportato da altri media etiopi.
Quelle di ieri sono solo alcune delle numerose denunce di attacchi aerei con droni da parte delle autorità tigrine e di ong locali. Anche per questo il presidente del Tplf, in una lettera inviata ieri al massimo dirigente dell’Onu, ha chiesto di istituire una no fly zone sul Tigray. Tra le altre richieste del leader tigrino, che nella lettera a Guterres ha anche annunciato la ritirata dei suoi uomini dopo che nelle scorso settimane le truppe tigrine avevano affermato di essere arrivate fino a circa 200 chilometri dalla capitale Addis Abeba, c’è l’imposizione di un embargo sulle armi a Etiopia ed Eritrea.