Buon Natale
Il messaggio augurale è un composto di parole, desiderio e speranza che chi lo riceve possa godere di ogni bene. Strano a pensarsi, ma, quello che i più desiderano è una realtà identica a quella che si viveva prima, tornare a una normalità che non ci piaceva.
La fase augurale del periodo ha assunto una abitudine non rinunziabile passando dalla consuetudine a una esigenza sociale, è meglio non soffermarsi troppo a tentare analisi con inutili e asociali riflessioni, a che serve rendersi conto che la modalità di invio di centinaia di messaggi di auguri è una banale performance, un pensiero inviato nell’ambito delle convenzioni sociali; non è sempre così.
Il Natale, malgrado tutto, mi piace ancora e in una sorta di sonnambulismo del desidero auspico che ci sia del vero in quello che si festeggia. Un ritorno con il pensiero alla sacralità della data convenzionale da ripetere anno dopo anno.
Quest’anno non si può, sono ahimè un nostalgico degli auguri fatti di strette di mano, abbracci e calore non generato dal surriscaldamento del proprio cellulare. Ricevo scosse a intermittenza, il cellulare da questa mattina ha vibrato un’infinità di volte, le notifiche si stanno sovrapponendo, finirò per non contarle, malgrado i buoni propositi non riuscirò a far a meno di aprire i messaggi, mi fingerò infastidito, lo sarei di più se non arrivassero. Mi predispongo al meglio e ai tanti auguri rispondo con il più classico “Anche a te e famiglia”.
Tra un messaggio e l’altro, quest’anno con qualche ora prima della mezzanotte troverò il tempo di riporre nella mangiatoia il bambinello, la tradizione impone che lo faccia il più piccolo della famiglia o il più “vecchio”, tocca a me.
“Tu scendi dalle stelle” lo sentirò nel sottofondo dei miei pensieri, l’atmosfera mi regalerà l’illusione di risentire nella testa voci di chi è non più raggiungibile se non con il pensiero e il calore della famiglia scalderà i miei gelidi pensieri più della fiamma di un caminetto.
Giuseppe Selvaggi