Caterina la grande, zarina di Russia

Caterina la grande, zarina di Russia

Di Chiara Fiaschetti

Sofia


Cristiano Augusto di Anhalt-Zerbst e Giovanna Elisabetta di Holsten-Gottorp si unirono in matrimonio nel 1727.
Giovanna, appena quindicenne, era figlia di un vescovo luterano tedesco appartenente alla casata di Holstein-Gottorp, a cui apparteneva il futuro imperatore e suo futuro genero, Pietro III.
Diversamente dalla moglie Giovanna, Cristiano Augusto arrivava dal debole principato di Anhalt-Zerbst, soppresso più volte a partire già dal XIII secolo.Giovanna e suo marito si trasferirono presto a Stettino, dopo che Cristiano Augusto era stato nominato comandate dell’esercito prussiano della città. Nel 1741, Cristiano Augusto fu nominato governatore di Stettino, ma solo per brevissimo tempo e, probabilmente, solo grazie all’influenza della ricca consorte.
Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst era la prima di cinque figli.Su Guglielmo, unico figlio maschio, la famiglia aveva ottime aspettative, ma fragile e cagionevole, si ammalò e morì a soli dodici anni.


Sofia trascorse l’infanzia a Stettino con un padre assente e spesso lontano per affari e una madre che spesso, appena ne aveva occasione, fuggiva da quella piccola cittadina per rifugiarsi nella vita colta e raffinata delle grandi città.
Giovanna desiderava che la figlia fosse abbastanza istruita per poter condurre una vita raffinata e fatta di frivolezze all’interno delle sofisticate corti e, lontana dalla noiosa città di Stettino, troppo stretta per le aspettative che la madre aveva per la figlia.Nelle corti dell’epoca era consuetudine parlare il francese e per questo Giovanna affidò la giovane Sofia a Madeleine Cardel e, successivamente, alla sorella, Elizabeth Cardel, Babette per Sofia.
La futura zarina imparò a conversare, a danzare e ad intrattenere. Babette non fu una semplice istruttrice, incarnò la figura di amica e madre, una figura lontana e assente nella vita di Sofia. Elizabeth non si limitò a fissare nozioni, ma favorì e incoraggiò la curiosità della bambina.

Ricevette, inoltre, sempre grazie a Babette, informazioni sulla vita effimera e mondata che le donne di palazzo praticavano. Imparò il francese, la letteratura, nonché il teatro.
Elizabeth Cardel fu una figura chiave, assunse un importante rilievo nella dimensione privata di Sofia, proprio perché priva di affetto.
Sofia imparò anche il tedesco per volere di suo padre, che l’affidò al pastore luterano Friedrich Wagner, percepito in netta contrapposizione a Babette da parte di Sofia.
Babette sceglieva per lei interessanti favole francesi che incoraggiavano la sua curiosità e attenzione, mentre Wagner è ricordato da Caterina come “una vera persecuzione” sempre pronto ad esaminare le nozioni che Sofia aveva cercato di memorizzare.

L’incontro con Pietro III


Giovanna, pur essendo consapevole della scarsa bellezza di sua figlia, prospettava per lei un futuro roseo. Sofia, infatti, riuscì persino a superare le aspettative di sua madre che la condusse con sé fuori dall’angusta città di Stettino, facendole visitare la corte di Brunswick dove era cresciuta sua madre, educata dalla madre Elisabetta Maria Sofia. Visitò poi Eutin, Amburgo e Berlino.
A Eutin incontrò Carlo Pietro Ulrico di Holstein-Gottorp.

Ho sentito dire alla famiglia riunita che il giovane duca era incline agli alcolici e che chi gli era vicino aveva difficoltà a impedirgli di ubriacarsi a tavola; che era caparbio e irascibile; che non amava le persone che gli erano vicine; per il resto non mancava di vivacità, ma che era di costituzione cagionevole e malaticcia.

Così la futura zarina scriverà nelle sue memorie.
Dopo la morte di Elisabetta nel 1762, zia dell’erede al trono Pietro, Caterina divenne imperatrice consorte.
Caterina percepiva suo marito come un debole e “un buono a nulla”.

«… La natura lo ha reso avaro, il vaiolo l’ha reso schivo, ed i suoi costumi degradati l’hanno reso disgustoso. E Pietro aveva tutti i sentimenti del peggior tipo del piccolo principe tedesco della sua epoca. Era convinto che il principato gli consentisse di oltrepassare la decenza e i sentimenti degli altri. La sua principale mania era quella militare che può essere definita come “mania del caporale”, una smisurata passione per le uniformi militari, per le mostrine dorate, per le parate spettacolari e per la disciplina. Pietro detestava i russi e preferì circondarsi di tedeschi.»

Caterina si riferiva così al marito nelle sue memorie.Pietro, infatti, si mostrò sempre più legato a Federico II di Prussia. Russia e Prussia si erano combattute in quella che viene chiamata la Guerra dei Setti Anni (1756-1763) e, successivamente Pietro aveva deciso la ritirata e di siglare la pace con la Prussia, speranzoso di dar vita all’alleanza con Federico II. Poco dopo, Russia e Prussia divennero da nemici a alleati e questo non era visto di buon occhio da parte dell’aristocrazia russa, inoltre, l’alleanza non era favorita nemmeno da parte della consorte, Caterina.Il difficile matrimonio veniva alimentato anche dalla lontananza e dall’assenza del marito, che preferiva trascorrere lunghe ore a caccia oppure a mettere in pratica la sua “mania militare”, con soldatini e uniformi.
Caterina era appoggiata dall’aristocrazia russa e aveva moltissimi seguaci, contrariamente al marito, ritenuto un uomo frivolo e incapace di governare. Nessuno infatti oppose resistenza al colpo di Stato attuato dalla zarina, neanche lo stesso Pietro che sembrò felice di ritirarsi in una lussuosa villa, lontano dalle responsabilità politiche.

Il regno di Caterina


La zarina governò la Russia per quasi trentacinque anni. Fu un regno abbastanza lungo se paragonato a quello del marito, durato soli centottantasei giorni.Per quanto riguarda la politica interna, Caterina redasse un documento con lo scopo di riorganizzare il sistema giudiziario.Favorì la nascita di province e distretti gestiti da un governatore da lei nominato. In questo modo, il territorio imperiale era maggiormente gestibile. Rese, inoltre, ereditaria la nobiltà. I piccoli nobili, ora, potevano presentare petizioni al trono e potevano assumere sotto il proprio controllo i servi della gleba che lavoravano le terre. Attuò una politica espansionistica colonizzando l’Alaska e altri territori, recentemente conquistati.Essendo una sovrana illuminata, prestò molta attenzione all’istruzione favorendo l’istituzione di scuole destinate anche agli adulti. Allo scopo di modernizzare il paese, Caterina incentivò l’immigrazione da parte di professionisti stranieri dall’Europa, soprattutto provenienti da paesi di lingua tedesca.
Caterina non fu una donna devota e tentò durante gli anni del suo regno di mettere in secondo piano l’aspetto religioso. Riuscì a mettere il clero sotto il controllo imperiale e di conseguenza ad espellere il cristianesimo ortodosso dalle scuole.
Il potere religioso venne così ridotto.

Caterina, sovrana Illuminata


Caterina, conosciuta come protettrice delle arti e della letteratura, scrisse romanzi e commedie. Sono peculiari i rapporti che la zarina intraprese con i philosophes, come Voltaire, Diderot e d’Alambert e, in fine, lo scrittore tedesco Friedrich Melchior von Grimm che operò come un vero e proprio “procacciatore di intelletti” per conto di Caterina.Voltaire, in particolare, intraprese costanti rapporti epistolari con l’imperatrice.Le relazioni che Caterina costruì intorno alla sua figura sono estremamente connesse alla politica del regno. Incentivando l’arrivo da parte di tecnici, artisti, filosofi e scrittori che attraverso la cultura permisero alla Russia di progredire seguendo i modelli occidentali. La scelta della sovrana illuminata derivava sicuramente da un reale interesse per le arti e la letteratura, ma tale scelta rispondeva anche a esigenze di convenienza pratica. La divulgazione dei filosofi era una sorta di “biglietto da visita” per la Grande Russia.
Agli intellettuali e filosofi francesi Caterina diede un sostegno concreto, se pensiamo per esempio al finanziamento della stampa dell’Encyclopédie. Acquistando, inoltre, la biblioteca di Diderot lasciò a quest’ultimo un vitalizio per la mansione di “bibliotecario di sua maestà imperiale.”

Gli amanti


Disgiungere la dimensione privata dalla sfera politica è quasi impossibile se pensiamo a Caterina. Numerosi furono i suoi amanti, ma bisogna considerare che, nonostante i numerosi uomini e avventure che la zarina si concesse, fu sempre una sovrana attenta. Come i filosofi francesi, anche gli amanti per Caterina rappresentarono una convenienza pratica, uno scambio reciproco e materiale. Uno scambio che non avrebbe garantito ai favoriti – come invece loro avrebbero voluto – la condivisione del potere imperiale, neanche ai suoi amori più veri e duraturi.I due più grandi amori della zarina furono senza dubbio Grigorij Orlov e Grigorij Potemkin.


Orlov, un giovane ufficiale, fu amato da Caterina durante i primi anni di governo, anni difficili. Il giovane ufficiale era uno dei seguaci di Caterina e organizzò, insieme agli altri, la detronizzazione di Pietro III. Orlov rappresentava un potenziale sostituto di Pietro III, ma per Caterina fu solo un amante. La sovrana non fu mai disposta a condividere il potere, soprattutto se appena conquistato.Da Orlov ebbe un figlio nel 1762 e lui le rimase accanto, anche durante la terribile epidemia che rischiava di far precipitare Mosca. L’ufficiale adottò delle valide misure anticontagio.

Il suo coraggio era, credo, il non plus ultra del coraggio.

L’anno successivo, tuttavia, Orlov smise di essere suo amante.Dopo aver avviato i negoziati di pace con l’Impero Ottomano, Orlov abbandonò la trattativa e tornò a San Pietroburgo.La sovrana gli impose di stare lontano dalla corte per circa un anno, concedendogli, però, la nomina di principe e una rendita annuale.Caterina non fu mai rancorosa con i suoi ex amanti, ma si mostrò, anzi, sempre molto generosa.
Orlov morì nel 1783.

Provo la più grande afflizione: ho perso in lui un amico e l’uomo a cui dovevo di più e che mi ha reso i servizi più essenziali di chiunque al mondo. Non importa cosa mi dicono, e cosa io dica a me stessa, non importa tutto quello che si può dire in queste occasioni: i miei singhiozzi sono la mia risposta, e ho sofferto terribilmente dal momento in cui ho ricevuto la fatale notizia.

Così scrisse Caterina all’amico e scrittore von Grimm.

Caterina, una donna moderna


Una ninfomane con una vita fatta di sregolatezze. Questo dicono di Caterina.
La zarina mai rinnegò i suoi vizi, che l’accompagnarono fino alla vecchiaia. Tuttavia, nelle sue lettere, si può scorgere una donna dal cuore sincero e amante dell’amore libero. Si può scorgere la fermezza, l’autorevolezza, l’impegno che contraddistinsero la sovrana e che le permisero di imporre, alla Russia del XVIII secolo, la sua autorità femminile.
Caterina fu una donna libera e forse troppo moderna.

Chiara Fiaschetti

Redazione Radici

Redazione Radici

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.