Troppi rinunciano a farsi curare
di Paolo Pagliaro
Tre delle sei missioni del piano nazionale di ripresa e resilienza sono dedicate al welfare: si tratta di istruzione, inclusione sociale e salute. L’investimento previsto è di 84 miliardi. Ma l’anno scorso le famiglie italiane hanno fatto di più, spendendo per il welfare quasi 137 miliardi, circa 5 mila euro a famiglia. Ciò nonostante, oltre la metà di loro ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie, all’assistenza agli anziani o agli asili nido.
Sono fotografie impietose del disagio sociale i dati contenuti nel Rapporto Cerved presentato questa mattina. La pandemia ha provocato forti restrizioni nella disponibilità di servizi sanitari e rinvio delle cure da parte degli stessi cittadini per timore del contagio. Complessivamente queste motivazioni hanno determinato negli ultimi due anni il 59% delle rinunce. La seconda causa di rinuncia è economica, e riguarda la difficoltà delle famiglie più povere nel sostenere il costo delle prestazioni. Un terzo motivo è l’inadeguatezza dell’offerta, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza agli anziani.
Sono problemi rilevanti per un paese in cui un terzo delle famiglie è composto da una sola persona e, considerando anche i genitori soli con figli a carico, le famiglie con un unico adulto sono più del 41%. E’ una somma di individui e spesso anche di solitudini che paga un prezzo alto all’emergenza sanitaria.
Le proposte contenute nel Bilancio di Welfare delle famiglie sono tutte molto concrete, a cominciare dal rilancio della previdenza complementare per evitare che l’Italia del futuro sia una società di anziani poveri.