AGI – Fu un noto notaio ebreo di Amsterdam, Arnold van den Bergh, a rivelare alla Gestapo l’esistenza dell’Annesso Segreto, la nicchia ricavata in un edificio di Amsterdam dove si nascondevano Anna Frank e la sua famiglia. Lo avrebbe fatto, si scopre quasi 80 anni dopo, per garantire la sicurezza della propria famiglia.
Una squadra di investigatori internazionali, tra cui l’agente in pensione dell’FBI Vince Pankoke, indaga da sei anni nel tentativo di scoprire chi nel 1944 mise la Gestapo sulle tracce dei Frank. I risultati, appena pubblicati, puntano il dito contro il notaio, ma in parte lo assolvono perché avrebbe tradito “per legittima difesa”, una teoria che Otto Frank, padre di Anna, riteneva valida, In fondo chi più di lui poteva capirlo?
Nella ricerca, non è stata ancora esaminata da esperti indipendenti, sono state esaminate numerose informazioni, date per perse e racconti di testimoni deceduti, e la ‘pistola fumante’ sarebbe la copia di una nota anonima che fu data a Otto Frank dopo la Seconda Guerra Mondiale e che gli investigatori hanno trovato negli archivi di un agente di polizia.
Il Jewish Council aveva stilato elenchi di indirizzi di famiglie ebree nel tentativo di mostrare ai tedeschi che stava collaborando e, come membro di questo organismo, Van den Bergh potrebbe averlo ottenuto e usato per cercare di proteggere la propria famiglia. Come membro del Consiglio, Van den Bergh aveva fatto di tutto per ottenere una tregua temporanea dalla deportazione.
L’indirizzo dei Frank finì nelle mani di un ufficiale delle SS tedesche che ordinò ai suoi uomini di arrestare la famiglia Frank il 4 agosto del 1944. Gli investigatori ammettono che non ci sono ancora prove conclusive su come il notaio abbia fatto trapelare l’indirizzo e chi abbia scritto la nota anonima consegnata a Otto Frank.
L’intelligenza artificiale è stata utilizzata per setacciare 66 gigabyte di dati, cercando, ad esempio, connessioni tra incursioni in altri nascondigli, smentendo la teoria secondo cui la scoperta fosse casuale.