Wolfsburg: l’abruzzese Rocco Artale cittadino onorario
E dunque oggi, 17 gennaio 2022, sessanta anni dopo, con una cerimonia davanti al monumento dell’Emigrante, presso la stazione centrale di Wolfsburg, è stata ricordata questa ricorrenza insieme agli stessi lavoratori italiani, che oggi, uomini ormai “maturi,” sono diventati cittadini tedeschi, ben integrati nella società locale, pur non avendo mai dimenticato le loro origini.
40 giorni dopo quel 17 gennaio, il 25 febbraio 1962, arrivo a Wolfsburg Rocco Artale, che prese servizio in Volkswagen già il 1 marzo del 1962.
Uno dei tanti “lavoratori ospiti” (come venivano definiti dai tedeschi) che però 50 anni dopo ebbe il suo primo prestigioso riconoscimento: il 12 settembre 2012 l’amministrazione comunale gli conferì la cittadinanza onoraria per i suoi meriti e il sostegno dato alla crescita della cittadina della bassa Sassonia.
Rocco Artale, Presidente dell’Associazione Culturale Abruzzese di Wolfsburg, nonché componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo, ricorderà i giorni dell’arrivo in Germania, i primi giorni di lavoro nella Volkswagen, i sogni di quei ragazzi che, come lui, si avviavano verso un luogo di cui avevano solo una vaga idea, giovani che non parlavano il tedesco, che non sapevano che accoglienza avrebbero ricevuto da un popolo che non li conosceva e che aveva molti pregiudizi sulla natura degli italiani, spesso, in quegli anni, vittima di xenofobia. Lungi da ripiegarsi su sé stessi, la comunità italiana ha raccolto la sfida e si è sempre più impegnata nella società, aprendosi alla “contaminazione” con la cultura germanica.
Il frutto di quella contaminazione è sotto gli occhi di tutti: gli italiani emigrati si sono integrati nella società locale e hanno guadagnato la stima e la riconoscenza dei loro datori di lavoro, nonché dei cittadini tutti.
D’altra parte l’economia tedesca viveva un boom negli anni ‘50/60, cui non corrispondeva una disponibilità di manodopera in grado di far fronte alle richieste delle imprese in crescita. Wolfsburg era la città della Volkswagen, e a quella grande fabbrica – che rappresentava il sogno del progresso e del benessere – si rivolsero molti cittadini italiani emigranti, provenienti dal Veneto, dalla Puglia, dalla Campania e dall’Abruzzo, con il desiderio di un lavoro stabile, seppure (questo pensavano) limitato nel tempo.
Invece il tempo per molti di loro è stato amico e facilitatore. Quello che doveva essere un intervallo di vita, è diventato un periodo stabile e duraturo, che ha portato – come nel caso di Rocco Artale – al riconoscimento pubblico di un emigrato esemplare, che il 17 gennaio avrà una nuova occasione per raccontare la sua storia