Alla National Gallery di Londra “Virtual Veronese”
La National Gallery di Londra riporterà, per la prima volta in oltre 200 anni, una pala d’altare del Cinquecento nella cappella per la quale è stata creata, attraverso una nuova esperienza digitale. Dal 7 marzo al 3 aprile 2022, i visitatori del museo sperimenteranno come il dipinto “La Consacrazione di San Nicola” di Veronese sarebbe stato visto nel 1562 nella chiesa italiana per cui fu originariamente realizzato utilizzando cuffie per realtà virtuale. La mostra digitale gratuita sarà disponibile in sessioni a pagamento di 20 minuti che si potranno prenotare sul sito web della Galleria da fine gennaio.
Attraverso questa esperienza innovativa, i visitatori potranno ammirare virtualmente il dipinto nella cappella della chiesa di San Benedetto al Po, vicino Mantova, ed esplorare gli splendidi affreschi e l’architettura che un tempo circondava l’opera. I visitatori potranno scegliere di essere condotti attraverso questa esperienza da tra due guide virtuali: la curatrice della National Gallery Rebecca Gill, che si concentrerà sul dipinto e sugli affreschi, o la figura storica dell’abate Asola, che commissionò il dipinto al Veronese e svelerà quale minaccia il monastero dovette affrontare al tempo.
“Virtual Veronese”, che consta in un modello 3D della cappella, nasce come progetto di ricerca e sviluppo teso ad esaminare come la Gallery possa condividere la ricerca con un pubblico più ampio utilizzando tecnologie immersive per esplorare nuovi modi di raccontare le storie.
La Consacrazione di San Nicola del Veronese fu commissionata nel 1561 come pala d’altare da posizionare nella chiesa di San Benedetto al Po, l’abbazia di uno dei più grandi e importanti monasteri benedettini d’Europa. La chiesa era stata radicalmente rimaneggiata e ampliata nel 1539 da Giulio Romano, primo allievo di Raffaello e lui stesso grande pittore e architetto. La pala rimase a San Benedetto al Po fino al 1820, quando fu rimossa dalla chiesa durante le guerre napoleoniche.
L’esperienza digitale è accompagnata da una registrazione del canto gregoriano, eseguita da cantori veneti. Il brano musicale è tratto da un libro corale prodotto a San Benedetto al Po negli anni Sessanta del Cinquecento e quindi contemporaneo alla pala d’altare del Veronese. La musica che si ascolterà sarà dunque la stessa che veniva eseguita dai monaci quasi 500 anni fa.
“Virtual Veronese”, spiega Lawrence Chiles, Head of Digital presso la National Gallery di Londra, “ci ha permesso di capire come la narrazione immersiva possa aggiungere profondità di esperienza, significato ed emozione al coinvolgimento dei visitatori della Galleria con i nostri dipinti“.
“Attraverso questo progetto siamo in grado di portare l’architettura nella Galleria e consentire ai nostri visitatori di esplorare da soli come sarebbe stato stare di fronte al dipinto di Veronese circa 500 anni fa”, afferma Rebecca Gill, Ahmanson Curator in Art and Religion (agosto 2016 – marzo 2020) presso la National Gallery di Londra e curatrice della mostra.
Virtual Veronese è stato commissionato nell’ambito della partnership della Galleria con StoryFutures, finanziato dal programma Creative Cluster dell’Arts and Humanities Research Council per guidare l’innovazione e la crescita nell’economia creativa del Regno Unito ed è una esperienza per visitatori di età pari o superiore a 13 anni.
San Nicola visse nel IV secolo e fu vescovo di Myra, sulla costa meridionale dell’odierna Turchia. Le sue reliquie furono portate nel 1087 da Myra a Bari, in Italia, dove si trovano ancora oggi, motivo per cui è conosciuto come San Nicola di Bari.
Il dipinto del Veronese mostra la consacrazione di Nicola a vescovo, come raccontato nella Leggenda Aurea. Alla vigilia dell’elezione di un nuovo vescovo a Myra, una voce rivelò che un pio giovane chiamato Nicola era stato scelto divinamente e sarebbe stato il primo ad apparire alla porta della cattedrale al mattino.
Veronese raffigura l’ingresso della cattedrale, dove il vescovo anziano consacra Nicola, che si inginocchia con indosso una veste verde smeraldo, affiancato da due sacerdoti più anziani in cotta bianca. Un angelo discende con la mitra (cappello) e il pastorale (bastone) da vescovo, dimostrando che Nicola è stato scelto da Dio. I turbanti indossati da due dei testimoni mostrano che la storia si svolge in Asia Minore.
San Nicola si inginocchia nel punto più basso della profonda forma a “V” creata dalle figure. Il verde brillante della sua veste è riprodotto anche in altri punti del dipinto, creando un motivo di colore che, con i ripetuti rosa intenso, blu e bianco, attira l’attenzione intorno alla composizione. Piccoli punti e pennellate di bianco e giallo suggeriscono il tessuto a strisce dorate che ricopre le spalle del vescovo anziano. Striature bianche e grigie definiscono le pieghe e la forma della veste bianca brillantemente illuminata del sacerdote più importante. Veronese dipinge quel tanto che basta e poi lascia che i nostri occhi facciano il resto.
Giorgio Vasari, il biografo degli artisti del Cinquecento, lodò molto questo dipinto nelle sue Vite degli artisti. Fu dipinto per la chiesa abbaziale di S. Benedetto Po, poco a sud di Mantova, in seguito alla sua ricostruzione sotto la direzione di Giulio Romano. Veronese fu incaricato il 27 dicembre 1561 di dipingere tre pale d’altare con soggetti delle vite di San Nicola, Sant’Antonio Abate e San Girolamo. Una trascrizione di un documento smarrito che registra la commissione dice che dovevano essere dipinti nei migliori colori disponibili e specifica il pagamento che l’artista doveva ricevere. Veronese ricevette il pagamento finale per le pale d’altare il 30 marzo 1562, quindi o iniziò prima che la commissione fosse formalmente registrata o lavorò a una velocità incredibile, i tre dipinti gli impiegarono solo tre mesi. Le originali cornici architettoniche, forse disegnate da Giulio Romano, sono andate perdute.
La pala di San Nicola fu prelevata dalla chiesa abbaziale e venduta per ordine di Napoleone Bonaparte, quando il generale francese prese Mantova nel 1797. Fu acquistata nel 1811 dai governatori della British Institution for Promoting the Fine Arts in the United Regno. Fu il primo dipinto di un antico maestro ad essere acquisito da loro e intendevano che adornasse una “futura Galleria Nazionale“.