Il Mito della Madre Terra: Russia Medievale

Il Mito della Madre Terra: Russia Medievale

Di Chiara Fiaschetti

La Cronaca degli anni passati menziona Mokosh, la Dea legata all’Umida madre Terra, venerata insieme a Perun, Dazhbog e Simargl, sulla collina di Kiev.
Le donne slave si rivolgevano a Mokosh affinché la Dea le aiutasse nel parto o a filare.
L’avvento del Cristianesimo nei paesi slavi orientali e meridionali non cancellò il culto di Mokosh, la Dea della fertilità. Mokosh divenne infatti lo “spirito” della casa che vegliava sulle donne mentre svolgevano lavori tipicamente femminili.
Con il passare dei secoli, Mokosh fu associata a Santa Paraskeva.
La conversione e la diffusione del cristianesimo non riuscì, infatti a sradicare completamente gli antichi culti e tradizioni pagane.

Parasceva Pjatnica

Parasceva è particolarmente venerata dagli slavi e il suo nome significa letteralmente “preparazione”, riferita alla preparazione per il fine settimana, cioè il Venerdì. Il nome Pjatnica, aggiunto successivamente significa proprio Venerdì, perché secondo la Chiesa ortodossa venne battezzata proprio quel giorno.
Secondo l’Agiografia, Parasceva nacque nella provincia romana di Licaonia, nella città di Iconio.
La giovane venne introdotta al Cristianesimo dai genitori. Di ricca famiglia, quando divenne orfana, ereditò moltissima fortuna, ma ciononostante Parasceva decise di dedicarsi ai più bisognosi, donando cibo e acqua. Iniziò successivamente a far conoscere il culto cristiano a tutti quelli che incontrava e a chi le stava vicino, ma nell’Impero di Diocleziano, i cristiani venivano considerati eretici e quindi perseguitati.
L’Imperatore ordinò al governatore della Licaonia di perseguitare i cristiani e di torturarli, in modo che abbandonassero l’eresia.
Parasceva, insieme ad altri cristiani, venne catturata e imprigionata e, successivamente, torturata. Nonostante le torture, si rifiutò di offrire sacrificio agli Dei. Appesa al tronco di un albero, inchiodata e sanguinante, Parasceva ebbe una visione e un angelo guarì tutte le sue ferite.
Il giorno seguente venne condotta in tribunale e chiese di poter essere accompagnata al tempio pagano, il giudice convinto che Parasceva si fosse decisa ad abbracciare il paganesimo, acconsentì, ma una volta arrivata la giovane iniziò ad invocare il nome di Dio e in quel momento le statue degli Dei iniziarono a frantumarsi, cadendo al suolo.
Arsa sul rogo, le reliquie della martire divennero fonte di miracolo.

Patrona del Commercio

A Novgorod, il maggior centro economico della Russia Medievale, nel XII secolo la Santa veniva considerata la patrona del commercio e delle fiere. Venerata soprattutto di Venerdì, giorno in cui si teneva il mercato, con icone e sculture.
Nelle rappresentazioni, viene spesso raffigurata con gli eventi che narrano, mediante più immagini, il suo martirio.
Nelle rappresentazioni del XIII secolo, Parasceva viene rappresentata con un velo bianco simbolo di castità e con un mantello rosso, simbolo del martirio.

Lada e Lado, l’amore e l’armonia

Lada e Lado sono un’unica entità legata al raccolto. Questi Dei, che grazie alla loro unione, generano amore e armonia, sono popolari nei racconti slavi e nella tradizione agraria.
Oltre a Lada e Lado, erano conosciuti anche Kostromo e Kostroma, legati al grano e quindi alla fertilità della Madre Terra.
In fine, Jarila e Jarilo, coppia connessa al sole e alla rinascita della bella stagione.
Non può esserci rinascita senza morte. All’estate, inevitabilmente, segue l’inverno. Morana per i serbi, Marena per i russi e, in fine, Marzanna per i polacchi. Questa Dea era legata alla morte, al freddo e alla sterilità. Ma così come arrivava portando freddo e gelo, se ne andava appena avveniva la rinascita. Con l’arrivo della bella stagione, il sole ricominciava a brillare e allora le antiche famiglie slave annegavano la sua figura.

Chiara Fiaschetti

Redazione Radici

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