L’inquinamento alleato del virus
di Paolo Pagliaro
L’Agenzia Europea dell’Ambiente ha pubblicato il suo rapporto annuale da cui risulta che nel 2019 l’inquinamento dell’aria ha causato nei paesi dell’Unione oltre 360 mila vittime, di cui 65 mila in Italia. Secondo l’Agenzia oltre la metà di questi decessi, il 58%, si sarebbero potuti evitare se gli Stati membri avessero adottato misure efficaci per rispettare i parametri stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per le polveri sottili. In Italia si sarebbero salvate 32.000 persone.
Sul conto dell’inquinamento andranno messe anche molte vittime del Covid 19. Indagini effettuate da ricercatori di tutto il mondo concordano nel rilevare il nesso tra qualità dell’aria e diffusione del coronavirus.
In Italia dimostra questa correlazione uno studio del Cmr e della Fondazione Amaldi sulla diffusione del covid in Lombardia, e in particolare nelle province di Milano, Bergamo e Brescia. Che il particolato atmosferico funzioni da vettore di trasporto per i virus è la conclusione a cui sono arrivati anche i ricercatori della Società Italiana di Medicina Ambientale. Tra loro Gianluigi De Gennaro, docente di Chimica all’Università di Bari, il quale ricorda che già ai tempi dell’influenza spagnola si sapeva che la presenza di polveri poteva aumentare la diffusione dei virus , tant’è che a tutti i cittadini veniva costantemente raccomandato di tenere pulite le abitazioni.
Oggi si tratterebbe di limitare l’utilizzo delle auto, le emissioni industriali e quelle dei riscaldamenti domestici. Consapevoli che emergenza sanitaria ed emergenza ambientale sono due aspetti dello stesso problema.