In Siria l’Isis assalta un carcere, Usa bombardano con elicotteri apache
In Siria miliziani del gruppo Stato islamico hanno assaltato la prigione di Sina, nella provincia nordorientale di Al-Hasakah posta sotto il controllo delle forze curde, innescando uno scontro che non si è ancora concluso. Come riferiscono le Forze democratiche siriane (Syrian Democratic Forces, Sdf), nell’area ancora si odono spari sebbene l’offensiva sia iniziata nella giornata di ieri.
Stando a quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Syrian Observatory for Human Rights, Sohr), i miliziani hanno iniziato facendo saltare in aria il cancello di Sina, nel sobborgo di Ghweiran, il principale centro di detenzione per ex combattenti dello Stato islamico. Ne è nato un conflitto a fuoco tra i miliziani e le forze curde sostenute dalla coalizione a guida statunitense, sia all’interno che all’esterno della struttura, e il Sohr riferisce di 25 vittime, numerosi feriti da ambo le parti e di diversi detenuti riusciti ad evadere.
Il Rojava Information Center (Ric) evidenzia che si tratta del “più grave attacco dell’Isis” in tempi recenti. Stando al Ric, 89 prigionieri della milizia jihadista sono stati di nuovo arrestati all’esterno del centro detentivo, mentre otto si sono dati alla fuga. Solo due di questi sarebbero stati nuovamente catturati.
“Nel tentativo di creare il caos- riporta ancora il Ric- i detenuti di Daesh hanno bruciato coperte e materiali plastici all’interno dei dormitori. I membri delle cellule terroristiche che hanno attaccato la prigione dall’esterno sono fuggiti nel quartiere vicino di Al-Zohour e si sono nascosti all’interno delle abitazioni dei civili”, pertanto le forze curde hanno chiuso al traffico l’intera area “creando un cordone di sicurezza”.
La coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti è intervenuta a sostegno delle forze curde, bombardando obiettivi dell’Isis al di fuori del carcere con gli elicotteri
Apache e sganciando razzi illuminanti per sostenere gli alleati nelle operazioni di terra durante le ore notturne.
Il carcere di Ghweiran ospita la maggior parte dei combattenti dello Stato islamico catturati quando le Sdf riconquistarono la provincia nordorientale di Hasakah. A fine novembre, le Sdf riferirono di aver sventato un attacco di una cellula dell’Isis a Deir Ezzor grazie a un’informativa ricevuta dai servizi di intelligence. L’aggressione aveva come obiettivo ultimo la liberazione dei jihadisti incarcerati.
La vicenda accade all’indomani di uno scandalo che coinvolge il Pentagono: un’inchiesta del New York Times ha rivelato che nel 2017, nel culmine della guerra contro l’Isis, furono le forze americane a bombardare la diga di Tabqa sul fiume Eufrate. Alla testata americana due alti ex funzionari hanno confermato l’attacco, che fu eseguito utilizzando la bomba anti-bunker “Blu 109”, particolarmente adatta contro grandi strutture in cemento armato. E questo, hanno detto ancora le stesse fonti, sebbene la diga fosse stata inserita nella lista degli obiettivi da non attaccare perché, come avevano chiarito gli analisti del Pentagono, farlo avrebbe significato mettere a rischio la vita di decine di migliaia di civili.